A 80 anni dalla morte dei fratelli Carlo e Nello Rosselli
Il 9 giugno 1937, 80 anni fa, furono assassinati da sicari fascisti i fratelli Carlo e Nello Rosselli. Nella ricorrenza dell’80° anniversario, Rabatana pubblica (anche in omaggio a Amelia Rosselli, la Marion di Rocco Scotellaro qui felicemente ritratta bambina) un articolo del Supplemento domenicale del Sole 24 Ore del 4 giugno scorso.
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a 80 anni dalla morte
Rosselli senza pregiudizi
La ricostruzione del percorso intellettuale dell’antifascista italiano proposta da Pecora mostra che «Socialismo liberale» non è un punto di arrivo, ma un passaggio evolutivo
Nei prossimi giorni cade l’anniversario della morte di Carlo Rosselli, che fu ucciso il 9 giugno 1937, insieme al fratello Nello, a Bagnoles-de-L’Orne, da un gruppo di sicari appartenenti alla “Cagoule”, un’organizzazione politica di estrema destra che aveva legami col fascismo. A ottanta anni di distanza ormai sono pochi i testimoni sopravvissuti di quella stagione drammatica della nostra storia nazionale, segnata dalla dittatura, dal conflitto spagnolo e, infine, dallo scoppio della seconda guerra mondiale. Mentre guardiamo con rammarico all’affievolimento della memoria dell’antifascismo che questo cambio generazionale comporta, possiamo accogliere con interesse e curiosità l’opportunità, che il trascorrere del tempo ci offre, di riesaminarne l’eredità politica e morale. Questo è proprio lo spirito che anima il nuovo libro di Gaetano Pecora, uno dei più sensibili e acuti studiosi del pensiero politico italiano contemporaneo, che si propone di tracciare un bilancio critico del percorso di Carlo Rosselli attraverso la rilettura unitaria dei suoi scritti.
Per molti il nome di Rosselli è indissolubilmente legato solo al più noto di essi: Socialismo liberale, il saggio che il militante antifascista redige tra il 1928 e il 1929, mentre si trova al confino a Lipari. L’opera fu pubblicata un anno dopo la conclusione della prima stesura, in francese, perché Rosselli nel frattempo era riuscito a riparare a Parigi. Per le generazioni maturate alla fine del secolo scorso l’edizione di riferimento di Socialismo liberale è però quella Einaudi del 1979, a cura e con una lunga introduzione di Norberto Bobbio, che ne proponeva una lettura nel segno della critica del marxismo. Per Bobbio, il saggio di Rosselli consiste di «una parte critica – critica del marxismo e delle varie forme di revisionismo che pretendono di correggere il marxismo senza abiurarlo – e di una parte costruttiva, la proposta di un socialismo non marxista e, al contrario, liberale, anzi antimarxista perché liberale». Esso sarebbe dunque «un libro di teoria e di proposta politica, di una proposta politica che nasce da un’elaborazione teorica». L’aspetto più significativo dello studio di Pecora, che lo rende una lettura di grande interesse, è che esso mette in discussione questa interpretazione del pensiero di Rosselli che, nelle mani di Bobbio, diveniva un precursore, e per certi versi un compagno, in quel “duello a sinistra” (per richiamare il titolo di un fortunato saggio di Luciano Cafagna e Giuliano Amato che vede la luce due anni dopo la riedizione del saggio di Rosselli) che contrapponeva il Psi al Pci. Alla fine degli anni settanta Bobbio è uno degli intellettuali di riferimento dei socialisti, da cui si allontanerà qualche tempo dopo, per dissensi con Craxi. Naturale che egli veda nel saggio di Rosselli, dal titolo così evocativo, un’eredità da rivendicare per i riformisti italiani.
La ricostruzione del percorso intellettuale di Rosselli proposta da Pecora mostra, invece, che Socialismo liberale non è un punto d’arrivo, l’esposizione della teoria compiuta di un socialismo non marxista, ma un passaggio nell’evoluzione tumultuosa del pensiero dell’antifascista italiano. Pochi anni dopo averlo scritto, l’autore ne mette già in discussione alcune premesse, e in particolare il primato delle libertà, rivalutando motivi provenienti proprio dal pensiero di Marx. La discontinuità rilevata da Pecora, in realtà, non sorprende, una volta che si rifletta sul fatto che Rosselli non scrive come accademico – per quanto impegnato, come fu Bobbio per tutta la vita – ma come militante, dirigente politico e uomo d’azione. In questo senso, egli ha un rapporto con le idee meno condizionato dall’esigenza sistematica tipica dell’accademia. Le sue riflessioni sono plasmate dalle letture quanto dalle alterne vicende di una lotta politica che, nella fase finale della sua vita, ha raggiunto lo stadio del conflitto armato, con il suo coinvolgimento diretto nella guerra di Spagna.
Dobbiamo dunque abbandonare del tutto l’idea di un Rosselli socialista e liberale? Nella pagine finali di questo studio, Pecora sostiene che, anche negli scritti posteriori alla pubblicazione di Socialismo liberale, mentre sta attuando una vera e propria “svolta a sinistra”, in particolare nel campo dell’economia, che lo avvicinerà alle posizioni dei comunisti, nelle riflessioni di Rosselli sarebbe all’opera il lievito di una diversa concezione del valore della libertà, ispirata probabilmente dalla lettura di Croce. Si tratta di un liberalismo meta-politico, diverso da quello che si affaccia brevemente nel libro del 1930, che Bobbio enfatizzava in chiave antimarxista. Una tesi suggestiva, che appare comunque plausibile alla luce della singolare capacità che il pensiero di Croce ha avuto di colorare la sensibilità etica, e l’atteggiamento politico, di tanti intellettuali antifascisti, anche quelli apparentemente più lontani dai percorsi dell’idealismo. In un momento in cui stiamo assistendo forse al declino di un lungo ciclo di egemonia, nei partiti progressisti, del socialismo liberale, e a una rinascita dell’interesse per Marx, la nuova interpretazione di Rosselli proposta da Pecora potrebbe renderlo attuale proprio per la sua spinta radicale. In ogni caso, sottratto alla lettura politica degli interpreti contemporanei, come Salvemini e Togliatti, o cresciuti sotto il Fascismo, come Bobbio, Rosselli viene consegnato da Pecora alla storia, e ci appare per questo in una luce diversa. Meno monumentale, forse, e più umana. Un esploratore piuttosto che l’ispiratore di una dottrina.
Gaetano PECORA, «Carlo Rosselli, socialista e liberale. Bilancio critico di un grande italiano» Donzelli, Roma, pagg. 224, € 19
Mario Ricciardi
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In vista dell’anniversario degli 80 anni dalla morte, è uscito da Nino Aragno «L’opera della destra», saggio del 1928 di Nello Rosselli, a cura di David Bidussa, in libreria in questi giorni
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A quelli della mia generazione resta il ricordo nostalgico della gloriosa esperienza del “Partito d’Azione” che sembrò aver interpretato correttamente il pensiero di Carlo Rosselli. Sarebbe utile se, nell’attuale momento ed in presenza di questa miriade di gruppi diversamente riferibili alla Sinistra, ridando vita a quelle idee e, soprattutto, a quell’esperienza perché finalmente, anche nel nostro Paese, si possa attuare un vero, concreto e fattivo riformismo in grado di tutelare le libertà così come i diritti di ogni singolo individuo e, in particolare, di quelli meno favoriti e protetti. Speriamo che, posti di fronte alla dura realtà di una campagna elettorale a breve, la ragione prevalga sul velleitarismo e, peggio, sul velleitarismo.