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Il Prologo di Torregrupata – quarto romanzo di Nunzio Campagna – rimanda a vicende che hanno luogo in un’epoca che precede la storia, a quando ancora non c’era tempo. Che è il tempo delle fiabe e dei miti. Campagna a ragione definisce «quasi mitica» quell’epoca,  dove la storia inizia a prendere forma.  Accadde –sostiene lui – quando si fece l’unità d’Italia. Quando non c’era tempo un insolito terremoto squarcia la terra, apre una voragine e ingoia il paese, intero, senza frantumarlo. Il movimento ha inizio  dalla cima della torre, che si spaccò verticalmente e rimase a ricordare l’«origine mobile, «quasi mitica», del nuovo paese e della nuova storia. Fu la parte crollata che dette il nome al nuovo paese – Torregrupata – gettando gli uomini e tutti gli esseri, con la sua superba caduta, «nella precarietà dell’esistere, nella fatica delle ore e dei giorni, nella sofferenza e nella morte». Con fatalismo, il nome di Torregrupata fu trasformato nel più esteso toponimo di Terragrupata e le considerazioni sulle condizioni di vita, legate alla terra, divennero più consapevoli quando – fin nei più piccoli e isolati paesi – cominciò a circolare la parola “Italia” «di cui conobbero il significato dei forzati cambiamenti che irruppero nella loro vita (si noti la forma al singolare!), come il servizio militare obbligatorio, i dazi che dovevano pagare, in entrata nei paesi e nei mercati sulle vendite e sugli acquisti; le tasse, perfino, sui macinati di uso quotidiano. La guerra fra l’esercito ‘piemontese’ e i ‘briganti’ fu talmente capillare nella caccia all’uomo, da non risparmiare i piccoli borghi e le casupole rurali. Soldati a cavallo attraversavano le strette vie dei paesi, entravano addirittura nelle case, catturavano uomini e li trascinavano via fra pianti e disperazione di donne e bambini. Si ribellavano impotenti. Non capivano e nessuno spiegava».

Nei 22 capitoli e nell’Epilogo che seguono il Prologo si snoda la storia, una storia che nasce dal mito e, pertanto, è narrazione mitologica. Di essa tutte le parti hanno uguale importanza e nessuna può essere trascurata. Scoprire il senso del Prologo, fondere mito e storia, comprendere, infine, il fantasmagorico luogo dove l’acqua scorre e si abbeverano aquile e capre (e tutti gli animali del bosco): questo è (vorrebbe, dovrebbe essere) il romanzo di Torregrupata. Se ogni parte del romanzo ha uguale importanza e non può essere trascurata, Torregrupata non è riassumibile. Su un foglio di carta o su un foglio elettronico non è possibile presentarlo con uno sguardo d’insieme. Occorrerebbe – che so? – un grande tappeto murale o una parete istoriata: tessuto, il tappeto, istoriata la parete con arte e tecnica, e mille colori, senza trascurare alcun dettaglio. Il romanzo l’ho letto dalla prima all’ultima parola: e a chi vuole conoscerlo consiglio di fare altrettanto. Chi pretendesse di rappresentarlo su un foglio di carta o un foglio elettronico (come ora io sto pretendendo) sappia che non può fare altro che rinunciare o rassegnarsi a semplicemente riassumere le parti veramente essenziali del racconto, ignorando le decine di altre storie particolari e i relativi commenti e le labirintiche indagini che da esso si dipartono. Che è quello che mi accingo a fare. e, quindi, so – o dovrei sapere – con quale ambizione il romanzo è stato concepito: so – o dovrei sapere quello che il riassunto che mi accingo a scrivere non potrà dire e non dirà.

 

(continua)

 

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