V

La morte di Francesco. I primi anni a New York di Assuntina e del bambino.

 

Assuntina se ne stava sempre in cabina col bambino – se avessero scoperto che non era figlio loro !? – Cercava di placare l’ansia  e di domare la noia scrutando il mare attraverso l’oblò.  Man mano, si legò al bambino con un legame profondo ed esclusivo e finì per sentirlo come suo, di amarlo come un figlio suo. Francesco fu preso nella rete tesa da un ambiguo calabrese, conosciuto come Boccadoro. Ricattato e minacciato, divenne la gallina dalle uova d’oro del calabrese: egli giocava e vinceva, ma la quasi totalità delle vincite passava nelle tasche di Boccadoro. Una sera Francesco fu assalito, derubato e buttato a mare. Il comandate trovò plausibile la supposizione di Boccadoro che a Francesco fosse occorso un incidente: persa la mano di gioco decisiva, in cui la posta era costituita da tutto l’avere, senza più un centesimo: disperato, offuscato e frastornato, si sarebbe suicidato buttandosi a mare o vi sarebbe caduto. In mancanza di indizi contrari e di uno straccio di corpo di reato, il comandante della nave archiviò il suicidio di un povero mentecatto di nome Francesco.

Dopo sette giorni di navigazione dalla scomparsa di Francesco, la nave approdò nel porto di New York. A fianco di Assuntina, col bambino in braccio, comprensibilmente disperata, in premuroso atteggiamento di protezione, si era posta una donna alta, biondo-platinata, dal seno prosperoso. Si chiamava Mary-Rose dall’originale calabro-popolare Rosamaria. Mary-Rose era tenutaria di una casa di tolleranza elegante e riservata in una zona periferica di New York. Non amava gli uomini e le piaceva toccare ed essere toccata dalle donne.

Grazie a Mary-Rose il controllo a bordo, il problema della presenza del bambino, l’approdo su terra americana: tutto fu inaspettatamente facile per Assuntina. Lei e il bambino – chiamato e fatto registrare Tony Terzilli da Mary-Rose al controllo, nel momento dello sbarco, quando Assuntina apparve disorientata, furono ospitati nel bordello di Mary-Rose, nella sua camera e nel suo grande letto. Assuntina era esonerata dai rapporti coi clienti del bordello, ma doveva tollerare di essere toccata da Mary-Rose. Così passarono gli anni, quattro anni, il bambino capì precocemente molte cose. Una sera ebbe una convulsa crisi di pianto, rifiutò l’abbraccio di Mary-Rose, le disse che era una bugiarda, e trovò conforto tra le braccia di Assuntina, che piangendo lo stringeva al seno e gli sussurrava menzogne sul passato, su un paese e una madre inesistenti (mai gli disse di essere lei la madre) e un futuro di libertà, e lui ascoltava quella voce smarrita e cullante. Assuntina gli faceva il nome di Torregrupata, il paese dove era nato, e gli parlava di un posto di aquile e di pecore.

Il bordello fu sommerso all’improvviso dalle fiamme. Non fu mai fornita una spiegazione sufficientemente valida e definitiva sulla dinamica dell’incendio, sugli autori e sulle vittime.

Per un vero miracolo della casualità Tony, trasgredendo la severa proibizione, si trovava nel giardino a vedere il sonno delle rane nel laghetto, e così fu salvo. Era un bambino ben nutrito e ben vestito, l’unica lingua che comprendeva e parlava era l’italiano, non fu capace o non volle dire il suo nome. Era impensabile, e nessuno pensò, che potesse entrarci col bordello in fiamme e non si riuscì a capire come mai si trovasse in quel luogo, conseguentemente di lui e sul suo conto non si riuscì a capire null’altro. Quindi fu internato in un orfanotrofio di adozioni, dove fu chiamato Victor. Il direttore dell’orfanotrofio, italo-amaricano, orgogliosamente e patriotticamente si chiamava Vittorioemanuele.

Assuntina sfuggì alle fiamme che avevano divorato il bordello. Cercò disperatamente Tom e per i decenni successivi si chiedeva di lui, se si fosse salvato e quale fosse stata la sua vita. In  principio sopravvisse alla men peggio, quindi si esibì come ballerina, tanto, con le sue bellissime gambe, non c’era bisogno che sapesse ballare, bastava che le muovesse avanti e indietro; la sua condizione migliorò: gestiva una tavola calda molto frequentata, si era sposata e aveva avuto  due figlie, che vivevano per conto loro e se la passavano bene.

 

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