Rabatana ha deciso di intrattenere i suoi lettori, fidando che ce ne siano, per un po’ di tempo (non lungo, tranquilli!), con un “divertissement”, un guizzo anarchico dell’intelligenza, come sono state definite le pagine di un libretto edito dal Mulino di Bologna nelle quali il prof. Carlo Cipolla abbandona gli austeri panni dello studioso e, giocando sul filo del paradosso e dell’assurdo, costruisce due brevi saggi: il primo, una ilare parodia della storia economica e sociale del Medioevo; il secondo, una sorta di scherzosa teoria generale della stupidità umana.

Si pubblicheranno senz’altro le pagine di questa scherzosa teoria, qui introdotte da un articolo intitolato “Irresistibile spirito di Cipolla”, pubblicato  sul Domenicale del Sole 24 Ore del 23 ottobre 2011. Ne è autore Armando Massarenti, filosofo ed epistemologo, responsabile del detto supplemento culturale.

« Per che cosa sta la M. di Carlo M. Cipolla (1922-2000)? No, non sta per Maria, come tutti credono e come riporta anche Wikipedia. Allora sta per Mario? Non state a scervellarvi. Semplicemente non sta per niente. O, meglio, sta solo per se stessa. M. è l’iniziale che l’autore di Vele e cannoni o di Miasmi e umori si inventò per riempire la casella middle name compilando i moduli dell’università di Berkeley dove si trasferì negli anni 50. E non è l’unica bizzarria che riguarda la reputazione di questo gigante della storia dell’economia. Un’altra ha che fare con il suo libro più famoso, quell’Allegro ma non troppo che, nato quasi per scherzo, è divenuto il più tenace long-seller della casa editrice il Mulino. Costantemente ristampato, in 23 anni ha venduto in Italia 350mila copie, e nel mondo vanta edizioni in francese, tedesco, spagnolo, galiziano, catalano, greco, turco, portoghese, ungherese, ceco, rumeno, giapponese e coreano. Una fortuna e una notorietà che, ironia della sorte, nessuno dei suoi lavori “seri” gli avrebbe mai potuto regalare. A partire dalla ponderosa Storia economica dell’Europa pre-industriale, la cui pubblicazione in italiano coincide con l’inizio della vicenda editoriale di quell’aureo libretto.

Siamo nel 1973. Cipolla chiede alla casa editrice bolognese, per la quale sta per pubblicare la traduzione della Storia, di stampare un breve testo in inglese che intende regalare agli amici per Natale. Si tratta di una deliziosa (auto)parodia del modo di fare storia economica dell’antichità e del Medioevo. Il commercio delle spezie, in particolare del pepe, dopo la scoperta del suo potere afrodisiaco, è individuato come il vero motore dello sviluppo economico del Medioevo. Nell’agosto 1976 Cipolla chiede di stampare con le stesse modalità un altro breve testo in inglese: The Basic Laws of Human Stupidity. Il Mulino ne tira un centinaio di copie numerate e Cipolla le regala agli amici. In scena qui c’è il tipico atteggiamento dell’economista alla ricerca di uniformità e armato di definizioni, matrici e tabelle. Sulla base dell’analisi dei danni o vantaggi che l’individuo procura a se stesso e di quelli che procura agli altri, e data la definizione per cui «una persona è stupida se causa un danno a un’altra persona o a un gruppo di persone senza realizzare alcun vantaggio per sé o addirittura subendo un danno», Cipolla costruisce uno schema di ascisse e ordinate in cui collocare con precisione i tipi degli intelligenti, degli sprovveduti, dei banditi e degli stupidi, dal quale si evince tra l’altro che «lo stupido è più pericoloso del bandito». Tutto assolutamente plausibile. Cipolla, con questa deliziosa parodia, sembra aver realmente scoperto le «leggi fondamentali della stupidità». Per anni però si rifiuta di tradurre il testo in italiano. Impossibile rendere lo humour swiftiano dell’originale. Ma le pressioni crescono, il passaparola si diffonde e nel 1987 Cipolla accetta di far tradurre i due testi e di riunirli in Allegro ma non troppo, uscito nel 1988. Si noti il tono sussiegoso e leggermente inesatto con cui Wikipedia racconta questo passaggio: «Cipolla approfondì il controverso tema della stupidità umana formulando la famosa teoria della stupidità, enunciata nel suo arguto libello del 1976 dal titolo The Basic Laws of Human Stupidity (The Mad Millers, 1976), poi ripubblicato in italiano nel 1988 come Allegro ma non troppo (il Mulino, 1988, Isbn 8815019804)». Dove si vede che nessun codice Isbn viene fornito per l’editore The Mad Millers. Si tratta infatti – come per la M. – di un editore inesistente, che allude ai “mugnai folli” dell’editrice bolognese che accontentarono lo studioso e che poi ne determinarono la fortuna. La banda del Mulino è assai fiera di questa storia, ma qualcosa non è andato per il verso giusto. Successo dopo successo, traduzione dopo traduzione, avveniva un fatto strano. O forse istruttivo.

A mancare all’appello era una vera edizione inglese o americana. Bizzarro per un libro pensato e scritto proprio in quella lingua! Ma ciò la dice lunga su quanto siano spocchiosi gli editori di quei paesi. Il problema, sia detto tra parentesi, è generale e serio: molti lavori eccellenti di carattere erudito, che hanno il solo difetto di essere scritti in italiano, faticano a raggiungere il pubblico anglofono, che segue canali tutti suoi, a volte di minore qualità. Ragione di più per attrezzarsi e, come Cipolla, scrivere direttamente in inglese! Chiusa parentesi. Ora l’editore bolognese, consapevole che la stupidità – per dirla con Cipolla – è «una delle più potenti e oscure forze che impediscono la crescita del benessere e della felicità umana», ha deciso di rendere disponibile al vasto pubblico dei lettori la versione originale di The Basic Laws of Human Stupidity. …»

 

(continua)

 

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