Domenics 12 FEBBRAIO 2016
Il Sole 24 Ore
Mezzogiorno non è ancora passato
– questione meridionale –
di Giovanni Russo

Negare che esista una questione meridionale significa fare un danno non solo di carattere culturale ma anche politico a un Mezzogiorno «ancora coinvolto in pieno e in tutto il suo complesso in una condizione di grave deficienza di sviluppo moderno» che conferma il dualismo della struttura economica e sociale dell’Italia. Questa è la tesi di fondo di Giuseppe Galasso che, oltre a essere uno storico eminente, è anche un autorevole meridionalista. Con la rivista «Nord e Sud», fondata da Francesco Compagna, si è impegnato nel secondo dopoguerra nelle battaglie per la rinascita del Sud e interviene spesso con i suoi articoli sui temi principali della società meridionale.
Il libro raccoglie la maggior parte dei suoi scritti, da quelli pubblicati nella «Storia del Mezzogiorno» diretta con Rosario Romeo e nei volumi Passato e presente del Meridionalismo a quelli su alcuni periodi storici degli anni di Giolitti e di Nitti e su protagonisti come Gaetano Salvemini, Arturo Labriola, Giustino Fortunato, Gioacchino Volpi, Antonio Gramsci fino a Rosario Romeo, Pasquale Saraceno, Rossi Doria e Francesco Compagna, oltre a una serie di articoli, saggi, note e studi apparsi dal 1978 a oggi.
Colpisce come le riflessioni di Galasso abbiano avuto una continuità e una coerenza che hanno consentito di comporre questo libro come un organico sviluppo del pensiero dell’autore, che è stato il più puntuale ed energico sostenitore della tesi che il Mezzogiorno è ancora un problema aperto in polemica con la corrente di studiosi che, dagli anni Ottanta, hanno sostenuto che la questione meridionale sia ormai superata. Essi giungono a negare la persistenza del dualismo italiano che non sarebbe più un elemento significativo ma una teoria del “vecchio meridionalismo” e della “vecchia storiografia”. Il libro di Galasso non chiude le speranze e le prospettive di una soluzione della questione meridionale, ma esamina con rigore la realtà e spiega come sia un’illusione credere a un Mezzogiorno che abbia superato i termini che il pensiero meridionalista da Giustino Fortunato in poi aveva indicato.
Senza trascurare i mutamenti e i progressi che si sono avuti dal dopoguerra a oggi, Galasso respinge la tesi che il meridionalismo sia stato una riflessione legata ad aspetti ripetitivi, caratteristica che ha avuto semmai quel tipo di falso meridionalismo “piagnone e accattone” sempre criticato, e rivendica la capacità di capire i mutamenti del Sud e di indicare le strade della rinascita. In questi ultimi anni il Mezzogiorno è tornato di attualità nel dibattito politico mentre l’ondata culturale che negava la questione è andata rifluendo e si è tornati a parlare del Sud come problema grave e urgente ancora oggi. Con le sue armi di storico e di studioso Galasso dimostra che il meridionalismo messo sotto accusa è stato invece una pagina rilevante della vita politica e culturale dell’Italia dopo l’Unità e che coloro che hanno sostenuto che occorreva «liberare il Mezzogiorno dal meridionalismo», finendo quasi per sostenere che la questione meridionale se la sarebbero inventata i meridionalisti, sono stati smentiti dalla realtà alla quale si sono dovuti arrendere. La raccolta dei saggi e degli studi di Galasso è quindi un grande contributo di conoscenza e di riflessione ora che si è tornati a parlare del Mezzogiorno come un problema ancora centrale del nostro Paese.
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Giuseppe Galasso, «Il Mezzogiorno, da “questione” a “problema aperto”», «Collezione di Studi Meridionali», Piero Lacaita Editore, Manduria (Le) 2005, pagg. 582, € 20,00.

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Di buon mattino, come al solito, sono venuto al computer avendo in programma anche di chiudere i post su Carlo M. Cipolla. Cercando il suo Allegro a non troppo, mi è capitato tra le mani Baroni e contadini dell’indimenticato Giovanni Russo: l’edizione tascabile con Giovannino e Nennela di Carlo Levi in copertina, dipinti di calancoso colore alianese. Che Cipolla attenda, ora voglio ricordare Giovannino Russo, cerco tra suoi vecchi scritti e trovo questo articolo. Questione meridionale: di che altro poteva parlare Giovanni Russo?

Mi viene in mente la filastrocca di Ennio Flaiano:

Alle cinque della sera
nella piazza di Matera
da una Topolino di lusso
scende Giovannino Russo.

 

Coro di contadini:
Che lusso. Che carriera

 

Alle cinque della sera
nella piazza di Matera
 

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