Il vento delle malve

Rocco Vincenzo Scotellaro

Il primo abstract della “cornice” che precede le parti monografiche, che compongono Lucania within us, presenta un commovente racconto di Rocco Vincenzo Scotellaro, figlio di Nicola, fratello di Rocco Scotellaro, poeticamente intitolato Il vento delle malve. Eccolo:

Quel giovanotto dai capelli rossicci, non molto alto e pure lentigginoso, aveva un fascino tutto particolare. Ce l’ho sempre qui davanti, seduto alla sua scrivania che, ristrutturata con accuratezza, è praticamente rimasta com’era.

Leggo: “Mamma, scacciali codesti morti. Se senti la mia pena nei lamenti dei cani, che non mi danno mai pace”. Questi versi della poesia Le nenie mi risuonano nel cuore come enormi macigni. Verso le 20,30 di una brutta sera l’ululato straziante del cane che avevamo in casa segnò il destino di tutta la famiglia. Cip, così si chiamava il bellissimo barbone gigante color cenerino, che zio Rocco lasciò a Tricarico quando ripartì per Portici, illuso da un lieve miglioramento. Ricordo che quando vennero a casa, verso le 4 del mattino, Gilberto Marselli, che in quei giorni si trovava a Matera, Antonio Albanese e Nicola Lavista, nonna Francesca nel dolore più profondo disse “Me lo aspettavo, vi stavo aspettando”. Avevo circa 12 anni quel 15 dicembre del 1953; morì, si disse allora, di infarto. Ma oggi il neurochirurgo Prof. Francesco Troisi dopo una dettagliata indagine ha concluso che probabile causa della morte fu un aneurisma cerebrale.

Oltre a questo triste momento ricordo “fattarielli” in apparenza di poco conto, ma che rivelano nell’uomo un profondo sentimento di solidarietà e giustizia sociale, che mi rimanda ai felici anni Cinquanta. Un giorno mio padre chiese di andare con lui in piazza ad aspettare il postale, perché doveva arrivare zio Rocco in compagnia di un amico. Non tardò, scesero pochi viaggiatori. Zio Rocco fu subito preso d’assalto da contadini che stavano in piazza, mentre il suo amico ci salutò in modo familiare, annotando la mia veloce crescita commentò che sarei diventato il più alto della famiglia. A dire il vero, di questo mio crescere zio Rocco ne parlava sempre con orgoglio, ma chissà se poi non nascondesse un po’ di bonaria invidia visto che ben presto lo avrei superato. Non era alto più di un metro e sessanta! Mio padre interruppe il mio fantasticare domandando con preoccupazione all’amico: “Ma, col freddo che fa, come mai Rocco non ha il capotto”? Si sentì rispondere; “Vedi, Nicola, alla stazione di Napoli c’era un vecchietto che tremava tanto da non riuscire nemmeno a chiedere l’elemosina e Rocco si tolse il cappotto e disse al pover’uomo: “Tieni, ne hai più bisogno te di me, io sono giovane e posso resistere”.

***

Il titolo del racconto del nipote di Rocco richiama alla mente la poesia E’ calda così la malva

E’ rimasto l’odore

della tua carne nel mio letto.

E’ calda così la malva

che ci teniamo ad essiccare

per i dolori dell’inverno.

La malva – come è risaputissimo – è una pianta officinale con bellissimi fiori violetti e dalle molteplici virtù medicamentose. Per gli effetti afrodisiaci bisogna risalire a Plinio il Vecchio e a un’ancestrale eredità contadina.

 

One Response to LUCANIA WITHIN US – Il vento delle malve di Rocco Vincenzo Scotellaro (abstract)

  1. luigi ha detto:

    Ricordi commoventi, grazie Enzo.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.