Intervento di Carlo Levi a favore del podestà di Aliano don Luigi Garambone (Magalone) per sottrarlo all’epurazione, nonché nella sua attività giornalistica, studiato da Franco Vitelli grazie a nuovi documenti rari e inediti.

Il tema, trascenderà la perifrasi del saggio di Vitelli e  si svilupperà in due o tre puntate.

In questa prima puntata si delinea un raffronto alterato tra il personaggio reale e quello letterario.

 

Chi era don Luigino, podestà di Aliano durante il confino di Carlo Levi, in favore del quale, caduto il fascismo, Levi si adoperò per sottrarlo all’epurazione? Carlo Levi così lo presenta al primo incontro: «Un giovanotto alto, grosso e grasso, con un ciuffo di capelli neri e unti che gli piovono in disordine sulla fronte, un viso giallo e imberbe da luna piena, e degli occhietti neri e maligni, pieni di falsità e di soddisfazione. Porta gli stivaloni, un paio di brache a quadretti da cavallerizzo, una giacchetta corta, e giocherella con un frustino. È il professor Magalone Luigi: ma non è professore. È il Maestro delle scuole elementari di Gagliano, ma il suo compito principale è quello di sorvegliare i confinati del paese. In quest’opera egli pone (avrò poi modo di constatarlo) tutta la sua attività e zelo».  Si chiamava Luigi Garambone, don Luigino. Io l’ho conosciuto circa vent’anni dopo questa presentazione, col suo vero nome, senza stivaloni, senza brache a quadretti e senza frustino. Era il segretario della sezione di Aliano della D.C. Feci la scelta, sbagliando, di non parlare mai con lui del “Cristo si è fermato a Eboli”, né mai egli fece con me cenno.

Levi, nel Cristo, lo chiama Magalone. Uno pseudonimo, come con pseudonimi sono rappresentati tutti i personaggi del memoriale del confino leviano. La presentazione ridicolizza il personaggio e lo pseudonimo sembra un’offesa fonica che chiude la ridicola presentazione. Non mi pare azzardato supporre, invece,  che Levi, conoscendo la Francia, avesse visitato o conoscesse il Magalone Park di Marsiglia, un giardino di ispirazione classica, e che questo parco lo avesse ispirato quasi come a farsi perdonare la pesante ironia usata nei confronti del maestro di Aliano, chiamato professore, come da noi, in Lucania, erano chiamati professori tutti i maestri di scuola e anche i suonatori di clarinetto. La costruzione del Parco ebbe inizio, ad opera dei fratelli Magalon, armatori e commercianti, con la costruzione di una bastide (un casolare, una casa di campagna in stile della Provenza) quando, nel 1721, arriva a Marsiglia e suoi dintorni la grande peste.  Il Magalone ” bastide” è ora registrato come un monumento storico.

No, non c’è malignità nel “Cristo si è fermato a Eboli” e, in particolare, nei confronti di don Luigi. All’inizio del suo saggio Vitelli[1] sottolinea come Levi, già nei primi giorni di soggiorno confinario a Grassano, avesse colto l’ “umanità comprensiva” che caratterizzava la popolazione di quei paesi meridionali e forse la rende “di un tono morale più alto di quella delle nostre città”[2]. Alla madre, dopo appena qualche giorno di confino a Grassano, il 5 agosto 1935, scriveva: “ Credo davvero che diventerò un grande amatore e estimatore di questa gente di Basilicata”. E al fratello Riccardo precisava da Aliano il 31 marzo 1936: “Ho ritrovato queste terre zitte e solennemente silenziose con fraterno piacere, e mi pare di essere divento un lucano, fratello di quelli che zappano i poveri campi e faticano un pane che è solo pane, e senza lamentarsi trascorrono la vita con dignitosa saggezza”[3].

Sicchè Vitelli può commentare: “Questo sentimento di ‘cristallizzazione amorosa’, spuntato nei mesi del confino, non solo è fondamento psico-morale per la scrittura del “Cristo si è fermato a Eboli”, ma più in generale diviene la forma attraverso cui Levi guarda alla realtà e ne connota i significati più veri”.

Certo, don Luigi non aveva preso bene quanto Levi aveva scritto di lui. L’aveva presa decisamente male, anzi, come un tradimento, perché riteneva di avere agito bene nei confronti del confinato Levi. E, in effetti, non era facile per don Luigi distinguere il piano della trasfigurazione letteraria e delle posizioni politiche da quello dei rapporti personali. Della lealtà di don Luigi nei suoi confronti Levi non dubitava, tanto è vero che lo indicò come testimone a discarico presso le autorità fasciste per chiudere alcune questioni[4]; e si dolse di aver saputo troppo tardi della sua morte per poterne scrivere un doveroso elogio funebre[5].

Col tempo don Luigi assorbì lo strappo e prese gusto a vestire i panni del personaggio, come attesta una lettera a Levi dell’11 ottobre 1951, in cui si firma con autoironia “Don Luigino Magalone Segretario Generale del Partito dei Don Luigini”. Altra piacevole anedottica si può leggere nella citata pagina di Vitelli.

Tornando alla reazione di don Luigi, essa è in due articoli pubblicati il 7 e il 14 ottobre 1946 sul “Gazzettino Economico Commerciale della Lucania”, che Vitelli presenta come un articolo in due puntate. Il primo è intitolato “La Lucania non conosce Cristo”, il secondo: “Cristo si è fermato a Eboli?” Quei due articoli, a loro tempo, oltre settant’anni fa, io li ho letti. Ne aveva copia un nipote di don Luigi, figlio della sorella, mio compagno di convitto. Settant’anni sono tanti  e del contenuto di quegli scritti non ricordo nulla, tranne che (è un ricordo preciso, non una semplice supposizione) non sprizzavano amicizia e voglia di dialogo. Anzi, il nipote diceva che uno dei due articoli lo zio avrebbe voluto intitolarlo “Un cretino si è fermato a Aliano”, ma all’ultimo cambiò idea (o gliela fecero cambiare). Vedremo più avanti che sei mesi prima, nella primavera di quello stesso 1946, di ben altro tenore fu l’accoglienza che don Luigi riservò a Carlo Levi, recatosi ad Aliano per tenere un comizio come candidato alle elezioni per l’Assemblea costituente nella circoscrizione della Basilicata.

Una cosa era l’ira, davvero incontenibile, del nipote di don Luigi, che schiumava la rabbia della sua verde età, altra la reazione di don Luigi. Sui citati articoli Vitelli rinfresca la memoria, senza nulla dire del contenuto che non sia immaginabile: uno scritto per rispondere a un libro ritenuto calunnioso nei confronti dei lucani. La stessa accusa venne mossa nella piazza di Tricarico – dove in quell’occasione ero presente: doveva essere un pomeriggio di domenica, giacché io frequentavo il quinto ginnasio a Potenza – da una dozzina di esagitati decisi a impedire che Levi tenesse il suo comizio quale candidato alle elezioni dell’Assemblea costituente. Per rispondere a siffatto libro (di cui gli esagitati oppositori tricaricesi – due li ricordo ancora, settantadue anni dopo – non conoscevano neanche il formato – don Luigi chiama in causa il lontano glorioso passato della Lucania, anche sulla scorta dell’autorità di Racioppi e, mi pare il caso di aggiungere, in particolare della sua eterna citazione, che, si sentiva ripetere tante volte: «Dovunque grandi reliquie e più grandi memorie di città greche e latine, di forti popoli, di forti fatti. Qui l’Enotria vetusta, qui la Magna Grecia; e Pitagora, Ocello, Parmenide; qui, prima che altrove, l’antichissimo, sacro nome di Italia». Naturale che la reazione di uno degli uomini più seri del nostro paese, Giustino Fortunato, nascesse dallo sdegno verso una classe politica e intellettuale che si pasceva di fumo e si gingillava coi nomi quando incombevano i terribili problemi della malaria e della miseria.

Vitelli riferisce, inoltre, che la risposta di don Luigi al libro provocò un gustoso articolo di Maria Bellonci[6], in cui fa notare che “a lui [Levi], credo il solo scrittore al mondo è capitato che don Luigino, il podestà del suo libro, abbia scritto una lettera aperta pubblicata […], firmandosi Luigi Garambone, personaggio di ‘Cristo si è fermato a Eboli’ “.

Secondo Vitelli, il profilo del sindaco Garambone, a Levi ben presente, fece scattare nello scrittore la molla di una tecnica di rovesciamento per darne una rappresentazione a tratti comica, funzionale al ruolo che il personaggio ricopriva. Levi aveva infatti elencato una serie di nomi con l’indicazione del mestiere e del ruolo di ciascuno; a fianco di don Luigi Garambone aveva annotato: maestro di scuola, podestà (studio su Aliano e la Chiesa Parrocchiale, pittore, poeta), a cui si potrebbe aggiungere quello di fotografo e collaboratore di testate regionali. Una vivacità che lo fa rientrare nella categoria di certo notabilato meridionale colto, con tutti i limiti della tipologia culturale sottesa, ma anche con qualche apertura, come la presenza nella sua biblioteca della Collezione UTET degli Scrittori Stranieri e il fatto che la moglie avesse avuto una esperienza americana.

Garambone, in linea col regime, aveva capito bene l’importanza dei mezzi di comunicazione di massa e di essi si serviva, sia pure nella veste anonima del corrispondente, per propagandare alcuni risultati amministrativi o per perorare preso le autorità interventi urgenti. Sul versante più impegnato della storia patria Vitelli personalmente ha trovato una serie di articoli usciti nella cronaca della Lucania del “Giornale d’Italia” in cui don Luigi mostra gusto per la ricerca del documento desueto e forte curiosità erudita, recupera episodi sconosciuti del passato intrecciandoli a ricordi personali, attua una paziente ricostruzione della storia del paese con proiezione nell’età presente anche al fine di un più largo sguardo programmatorio specie per i collegamenti stradali e ferroviari. A titolo semplificatorio Vitelli ricorda “Lucania sconosciuta” (1935), “Le nostre città morte: Tebe lucana” (1938), “Il Sauro nel ricordo e nella storia alianese al principio del 1500” (1937). E’ scontato che Levi, lontanissimo dalla cultura erudita e antiquaria, proprio a don Luigi si riferisse quando affermava “Qui i Signori scrivono articoli per vantare come cosa propria, Pitagora, Ocello e Parmenide, mentre dal carcere i contadini imprigionati per l’occupazione delle terre, firmano le loro lettere ‘detenuto per sciopero di pane e di lavoro[7].

[1] F. Vitelli, Don Luigino recuperato. Primi documenti inediti e rari su Carlo Levi e la Lucania, Novum Italicum, 50/2/2016, p. 378 s.

[2] C. Levi, L’invenzione della verità. Testi e intertesti per ‘Cristo si è fermato  Eboli’. A cura di M.A. Grignani, Torino: Edizioni dell’Orso, 1998, pp. 107-108

[3] C. Levi, op. cit, p. 129

[4] F. Vitelli, op. cit, p. 381, Di quali questioni si trattasse Vitelli non riferisce e io non mai saputo.

[5] C, Levi, Ritorno in Lucaniad. Un volto che ci somiglia. L’Italia com’era. Introdu<ione di G. Fofi. Roma: Edizioni e/o, pp. 103-123.

[6] M. Bellonci, Il sogno dell’orologio smarrito, L’Europeo, 29 dicembre 1946

[7] F. Vitelli, op. cit. p. 380

 

3 Responses to Don Luigi MAGALONE vs don Luigi GARAMBONE

  1. angelo colangelo ha detto:

    Caro Antonio,
    trovo interessante l’idea di proporre sul blog di “Rabatana” una rivisitazione di uno dei personaggi del celeberrimo “Cristo si è fermato a Eboli” di Carlo Levi.
    E’ ben noto che il libro dello scrittore torinese, confinato prima a Grassano e poi ad Aliano dall’agosto del 1935 al maggio dell’anno successivo, ebbe subito un clamoroso successo, non ostanti le critiche, spesso astiose, di molti critici della sinistra militante.
    Diventò presto un “classico” della letteratura meridionalistica e gli toccò la sorte che paradossoalmente è propria di molti classici, vale a dire di essere più citato che letto.
    Anche questo sortì il triste effetto di attribuire a Levi un atteggiamento “antimeridionale”, che è del tutto privo di fondamento. Di qui una serie di reazioni negative e/o contraddittorie, come si evince anche dal tuo articolo.
    In attesa di leggere le preannunciate prossime puntate, mi congratulo ancora per la tua ulteriore lodevole iniziativa e ti saluto molto cordialmente.
    Angelo Colangelo

  2. Antonio Martino ha detto:

    Caro Angelo,
    Consentimi di ripetere che è per una bella soddisfazione averti tra i lettori di Rabatana. Ricambio con affetto i tuoi saluti
    Antonio

  3. CRISTOFORO MAGISTRO ha detto:

    Il Cristo di Carlo Levi ebbe “le critiche, spesso astiose, di molti critici della sinistra militante”.
    Ho letto bene? Puo fare qualche esempio al riguardo?
    Grazie

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