Rocco Scotellaro ebbe, presso riviste letterarie americane, precoce e notevole accoglienza, di cui Rabatana riferisce parafrasando il saggio della prof. Patrizia Guida “Scotellaro tra i Nobel. La fortuna precoce delle traduzioni americane”. L’introduzione all’argomento si fermerà alle prime due poesie pubblicate in traduzione nel 1953, per la ragione che, ritengo, risulterà chiara alla conclusione di questo primo articolo. Rabatana non ritiene, in mancanza di autorizzazione, di riportare le traduzioni delle liriche scotellariane, che formerebbero una ricca antologia.

      Rocco Scotellaro fu uno dei primi poeti italiani a essere tradotto e presentato al pubblico americano insieme ad autori ben più noti e consolidati come Ungaretti, Montale, Saba e Quasimodo. Nel 1953, quando Scotellaro era ancora pressoché sconosciuto al grande pubblico italiano, nella sezione italiana della rivista Wake, che raccoglieva gli scritti di Natalia Ginzburg, Montale, Bonaventura Tecchi, Morante, Alvaro, Ungaretti, Quasimodo e Pirandello, furono pubblicate due sue poesie di Scotellaro nella traduzione inglese di William Weaver, considerato tra i maggiori traduttori dall’italiano in inglese di tutti i tempi. Wake, fondata da tre studenti, nel 1945 aveva sostituito il periodico letterario dell’Università di Harvard Advocate, sospeso a causa della guerra. Il n. 12 del 1953 di Wake, intitolato Contemporary Foreign Number, fu dedicato alla letteratura straniera contemporanea, suddivisa per nazioni. Sulla copertina non compariva il logo dell’Università, perché sul n. 6 fu pubblicato un racconto osé di uno dei fondatori e, per evitare l’espulsione, la rivista fu portata all’esterno dell’università. Le due poesie di Scotellaro erano: «Alla figlia del trainante» e «È un ritratto tutto piedi», pubblicate solo in traduzione, senza testo a fronte: «To the Carter’s Daughter » e «A Portrait All Feet». È naturale chiedersi come le due poesie siano giunte agli editori della rivista Wake, nata nella prestigiosa università di Harvard, benché ne fosse uscita. La prof. Guida formula tre ipotesi: che Weaver abbia conosciuto Scotellaro a Portici; che glielo abbiano fatto conoscere Rosi e Patroni Griffi, gli amici con cui  Weaver aveva condiviso l’appartamento a Roma, essendo stati entrambi collaboratori della rivista del giovanissimo Pasquale Prunas «Sud», a cui collaborava anche Scotellaro; che la conoscenza di Scotellaro sia avvenuta tramite la rivista «Botteghe Oscure», a cui Weaver collaborava come traduttore e sulla quale Scotellaro aveva pubblicato alcune liriche. Di nessuna ipotesi si ha certezza. Personalmente, ritengo le prime due possibili, la terza probabile: ossia che in questa terza ipotesi  la possibilità sia maggiore, sia per la frequenza della collaborazione di Weaver e di Scotellaro alla rivista di letteratura internazionale stimata particolarmente prestigiosa ed esclusiva, sia per la considerazione l’amicizia e la considerazione in cui Scotellaro era tenuto da Giorgio Bassani, redattore capo della rivista e direttore della sezione italiana (e dai fratelli Tumiati di Ferrara). Non si dimentichi che «Botteghe Oscure”  non fu una semplice rivista antologica, ma essa incise notevolmente sul corso della storia della letteratura italiana del dopoguerra e sull’orientamento del gusto del nostro Paese. Di solito molto voluminosa (in media 500 pagine a quaderno) presentava articoli in ben cinque lingue (italiano, francese, inglese e, a fascicoli alternati, tedesco e spagnolo). Dalle statistiche elaborate col quaderno XX, si ricava che avevano collaborato fino ad allora (fino alla chiusura saranno pubblicati altri cinque quaderni) 568 scrittori di 20 diverse nazionalità e 5 lingue (il 50% degli articoli in lingua inglese; il 20% in italiano, il 20% in francese, 5% in tedesco e 5% in spagnolo).

Di Scotellaro, tra il 1948 e il 1953, furono pubblicate 25 liriche e un racconto.

        Oltre al cosmopolitismo, caratteristica di «Botteghe Oscure» fu far conoscere autori ancora poco noti. Sono stati pubblicati, per esempio, limitandomi agli italiani, Italo Calvino, Mario Soldati, Tommaso Landolfi, oltre a Rocco Scotellaro. Fra le opere pubblicate per la prima volta sulla rivista basterà citare alcuni capitoli del Gattopardo, «Le ceneri di Gramsci» e «Picasso» di Pier Paolo Pasolini, «Beatrice Cenci» di Alberto Moravia, «Il mondo è una prigione» di Guglielmo Petroni, «La casa di via Valadier» di Carlo Cassola, «La giacca verde» di Mario Soldati. Per la poesia «Botteghe Oscure» pubblicò, tra le altre, opere come «La capanna indiana» di Attilio Bertolucci, poesie di Giorgio Caproni, versi di Sandro Penna e Pier Paolo Pasolini, e liriche di Rocco Scotellaro. Il titolo «Botteghe Oscure» è ispirato a un’accezione di scambio culturale, giacché la via deve il suo nome alle numerose attività commerciali e artigiane prive di finestre, quindi oscure, che durante il Medioevo avevano sede tra le rovine del Teatro di Balbo.

        Concludo questa introduzione dicendo che la rivista americana Wake ospitò, pubblicando la traduzione di due sue liriche, un poeta italiano poco conosciuto in patria, e tuttavia grande poeta affermato. Si apre tutt’altro problema: perché Scotellaro (sulla scia di Carlo Levi) era ostacolato e ignorato in Italia e noto in America?

       Nel prossimo articolo Rabatana riferirà il successo che Scotellaro riscosse in America. Si tratterà di un semplice resoconto, mentre il saggio della prof. Patrizia Guida propone una analisi delle traduzioni dei diversi traduttori che, nel corso di mezzo secolo, si sono cimentati con i versi di Scotellaro, «evidenziandone l’approccio traduttivo e le strategie editoriali». A parte la molteplicità degli argomenti, se, per esempio,  potrebbe essere interessante sapere la grossolana svista di aver confuso nel verso “ti ridesti a noi soffusa” il presente del verbo “ridestarsi” con il passato del verbo ridere: «you laughed at us” (tu ridesti di noi); ovvero l’inspiegabile necessità di riscrivere il verso “così passeggiano i carcerati”, dell’omonima poesia, trasformandolo in “So those locked up walk circles” (così coloro che sono rinchiusi camminano in cerchi); o sapere altre ridicole sviste di traduzione, l’analisi stessa, di carattere eminentemente specialistico, non ha alcun interesse per questo blog.

        Si è detto sopra delle prime due poesie di Scotellaro pubblicate sulla rivista Wake. Le due traduzioni proposte rientrano in quella categoria di traduzioni definite “filologiche”, miranti ad avvicinare il lettore straniero allo spirito dell’opera senza tenere conto della propria cultura nazionale. La fedeltà del traduttore all’originale è assoluta e gli esiti straordinari, tuttavia Weaver non fonda una “tradizione” traduttiva in quanto i traduttori di Scotellaro che lo seguiranno, utilizzeranno approcci completamente diversi ottenendo esiti naturalmente diversi (P. Guida, saggio cit. p. 636).

        Sei anni dopo, la rivista The Literary Review, sul n. 3 del 1959, Contemporary Italian Poets, pubblicò un breve ritratto di Scotellaro, primo in lingua inglese, e alcune poesie tradotte senza testo a fronte. (Gli altri poeti sono: Bertolucci, Caproni, Gatto. De Libero, Luzi, Sinisgalli e Spaziani. Il volume contiene anche una sezione antologica di prosa, con brani tratti da Anna Banti, Bassani, Buzzati, Calvino, Cassola, Flaiano, Landolfi, Manzini, Morante, Ortese, Rea, Tobino, a cui si aggiungono un saggio sulla narrativa contemporanea di Spagnoletti, uno sulla critica contemporanea di Gorlier e un terzo sul teatro contemporaneo di Chiaromonte). I curatori furono Charles Guenter e Eric Sellin. Charles Guenter (1920-2008), poeta americano, critico letterario e traduttore, ebbe il Pulitzer Prize per la silloge Phrase/Paraphrase. Tradusse dal francse, spagnolo, eskimo, greco, tedesco, ungherese e italiano durante una carriera lunga e prolifica. Tradusse poesie di Valery, Neruda, Garcilaso de la Vega, Juan Rmon Jmenez, Jules Laforgue, Jean Wahl, Quasimodo, Dante, Leopardi e Scotellaro. Nel 1973 fu insignito del titolo di Commendatore Ordine al Merito della Repubblica Italiana. Eric Sellin, professore emerito presso la Tulane University (New Orleans), ha pubblicato le sue traduzioni su diverse riviste e antologie.

        La prof. Guida sostiene (p. 636) che furono le pagine qui dedicate a Scotellaro, piuttosto che le due liriche di Wake, a segnare quella che sarebbe stata la ricezione futura di Scotellaro in America, ovvero quella consuetudine critica di associarlo alla poesia neorealista e di presentarlo, anche linguisticamente, come un poeta ermetico, portavoce della realtà contadina del Sud d’Italia all’indomani della caduta del fascismo. Questa impostazione critica si deve, secondo la prof. Guida, al fatto che i curatori abbiano utilizzato come testo di riferimento originale l’edizione mondadoriana curata da Carlo Levi È fatto giorno del 1954 (ma nel 1959 c’era solo quella!), che indubbiamente puntava a valorizzare l’aspetto mitopoietico del poeta-sindaco, portavoce del mondo contadino, enfatizzando il valore realistico-documentario delle sue poesie probabilmente a scapito di un’attenzione alle sue qualità formali, per la prima volta evocate da Montale nella recensione al volume. (continua)

 

4 Responses to Poesie di Rocco Scotellaro tradotte e pubblicate in America – Introduzione

  1. Gilberto Marselli ha detto:

    Rendiconto estremamente accurato ed articolato del rapporto tra USA e intellettuali italiani in quegli anni; in questo contesto, il posto attribuito a Rocco fu undubbiamente importante e dobbiamo essere grati ad Antonio se ne siamo venuti a conoscenza. Molti di noi, anche se lettori di “Botteghe oscure”, non hanno avuta la capacità di fare un’amalisi simile. Htazie ancora, Antonio….

    • Antonio Martino ha detto:

      Non puoi immaginare con quanta gioia finalmente ti leggo. Tu sai che io sono patologicamente ansioso (la vecchiaia si deve pur sfogare in un qualche modo) e il tuo silenzio di questi ultimi giorni mi faceva stare male. Grazie di averlo interrotto.

  2. colangelo angelo ha detto:

    Ciao, Antonio,
    molto intressante è il tuo articolo su un aspetto, poco conosciuto e da molti trascurato, dell’attività letteraria di Rocco Scotellaro. Ma esso meriterebbe una maggiore attenzione e un adeguato approfondimento aiuta comunque a comprendere il suo impegno intellettuale e a immaginare le potenzialità inespresse a causa della troppo prematura scomparsa dello scrittore e poeta tricaricese.
    Un caro saluto.
    Angelo

  3. Antonio Martino ha detto:

    Grazie, Angelo. Come annunciato il prossimo articolo sarà il resoconto di tutto Scotellaro tradotto e pubblicato su riviste americane dal 1953 ad oggi, con alcune considerazioni, che credo potranno consentire quell’adeguato approfondimento che giustamente auspichi.
    Un caro saluto.
    Antonio

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