Traduzioni delle poesie di Rocco Scotellaro: 1. La fortuna precoce delle traduzioni americane
Le poesie di Rocco Scotellaro sono tradotte nelle lingue di tutto il mondo e Rabatana intende dare una sia pur succinta informazione al riguardo. L’accoglienza delle poesie di Rocco Scotellaro è stata larga e precoce in America, e di ciò riferisce la prof. Patrizia Guida in un pregevole saggio pubblicato sulla speciale edizione della rivista Forum Italicum di cui Rabatana ha avuto occasione di parlare, al quale si ispira questo primo articolo. Ne seguiranno altri due.
Le detta speciale edizione comprende altre sezioni, separate dal saggio della prof. Guida, dove sono semplicemente pubblicate traduzioni di poesie di Scotellaro in inglese, francese, spagnolo, portoghese, tedesco, russo, arabo, giapponese e finlandese. E questa sarà materia del secondo articolo. Infine, non si comprende perché una edizione universale delle opere di Carlo Levi e Rocco Scotellaro, tale da assumere il titolo significativo e impegnativo di Lucania within us (La Lucania dentro di noi), abbia trascurato significative nuove prospettive di lettura e traduzione di Rocco Scotellaro rappresentate dalle traduzioni di Carolina Maldonado e Allen Prowle, con 27 e 137 traduzioni. Riferirà il terzo articolo.
LA FORTUNA PRECOCE DELLE TRADUZIONI AMERICANE
Rocco Scotellaro (1953)
«The Carter’s Daughter» « A Portrait All Feet »
(Poems translated by W. Weaver. «Wake»
Si è visto nel precedente articolo che nel 1953 furono pubblicate sulla rivista Wake due poesie di Rocco Scotellaro in traduzione inglese, senza testo originale a fronte: «Alla figlia del trainante» («To the Carter’s Daughter») e «È un ritratto tutto piedi» («A Portrait All Feet »), e che, piuttosto che queste due, furono le liriche pubblicate sei anni dopo, a segnare quella che sarebbe stata la ricezione futura di Scotellaro in America, ossia quella consuetudine critica di associarlo alla poesia neorealista e di presentarlo, anche linguisticamente, come un poeta ermetico, portavoce della realtà contadina del Sud d’Italia all’indomani della caduta del fascismo.
The Literary Review (1959)
Questa impostazione critica – secondo il parere della prof. Guida, autrice del saggio «Scotellaro tra i Nobel. La fortuna precoce delle traduzioni americane» – sarebbe dovuto al fatto che i curatori abbiano utilizzato come testo di riferimento originale l’edizione mondadoriana curata da Carlo Levi « È fatto giorno» del 1954» (ma nel 1959 c’era solo quella!), che indubbiamente puntava a valorizzare l’aspetto mitopoietico del poeta-sindaco, portavoce del mondo contadino, enfatizzando il valore realistico-documentario delle sue poesie probabilmente a scapito di un’attenzione alle sue qualità formali, per la prima volta evocate da Montale nella recensione al volume, pubblicata in «AA. VV. Omaggio a Scotellaro», Lacaita Editore, 1974, p. 636. Sempre secondo il parere della docente salentina i due curatori affidarono proprio a Levi la presentazione di Scotellaro, riproducendo in lingua inglese un passo della Prefazione all’edizione del 1954. Ho tradotto il passo, l’ho confrontato con la detta prefazione e ho constatato la mancanza di concordanza, sicché il passo si giustifica come una libera interpretazione della prefazione stessa, funzionale agli approcci traduttivi dei due curatori, volti a far prevalere l’attività politica su quella poetica o, addirittura, far soggiacere questa a quella, nell’ottica di una valorizzazione del poeta quale portavoce dei miserabili meridionali. Presso gli editori americani è quindi prevalsa la tendenza a considerare Scotellaro un poeta “realista” piuttosto che l’autore di una poesia nuova e tutt’altro che semplice o priva di radici letterarie.
Si comprende, quindi, la ricaduta della scelta della rivista del «The Literary Review» su poesie dedicate alla terra e al microcosmo contadino lucano fatto di miseria e di privazioni, insomma una sorta di versione in versi dei temi e delle immagini affrontate nel «Cristo si è fermato a Eboli». Le poesie nel saggio sono elencate con i titoli in inglese, ad eccezione di «Sempre nuova è l’alba», che a lato ha, tra parentesi, il titolo in inglese. Le elenco col doppio titolo:
– The Gillyflowers are barefoot kids | Le viole sono dei fanciulli scalzi |
Lucania | Lucania |
The Father’s Benediction | La benedizione del padre |
Ever Fresh is the Dawn | Sempre nuova è l’alba |
They walk about on cat-feet | Camminano sulle zampe dei gatti |
Expectations | Attese |
Young Couple | Fidanzati |
The Beggars | I pezzenti |
You don ‘t make us sleep oh desperate cuckoo | Tu non ci fai dormire cuculo disperato |
The rule | La regola |
For my fiancée at Easter | Per Pasqua alla promessa sposa |
Mignonette. smell found and lost | Reseda, odore ritrovato e perso |
Il saggio si produce in una dettagliata analisi delle traduzioni, che è pressoché impossibile riprodurre, né la riproduzione avrebbe un interesse agevolmente fruibile, data la tecnicalità delle osservazioni riguardanti giudizi di traduttologia, la cui lettura implica l conoscenza dell’inglese. Il saggio riporta i testi tradotti e i testi originali a fronte e analisi delle traduzioni delle liriche «Le viole sono dei fanciulli scalzi», «La benedizione del padre», «Sempre nuova è l’alba», «Reseda, odore ritrovato e perso». Per fare degli esempi: è segnalato quando si ripropone un testo piuttosto fedele all’originale, o quando la sintassi della lingua di arrivo prevedrebbe una traduzione meno “originale”, o quando si interviene, per esempio con allontanamento di significato dal testo originale. Oppure si segnala che alcune liriche sono tradotte letteralmente ad eccezione di alcune espressioni oggettivamente difficili da riprodurre, perché appartenenti a un lessico indigeno.
Singolare dato dell’analisi è quello che rimanda al rapporto che lega il traduttore all’autore. Il rapporto tra autore e traduttore, infatti, è particolare in quanto si basa su una conflittuale duplice creatività e rimanda a un libro che ha avuto straordinario successo in Francia, tradotto in Italia da Elena Lowenthal e pubblicato da Marsilio nel 2012. Si tratta del primo romanzo del traduttore francese Brice Matthieussent, che ho acquistato online dopo aver letto in rete le interessantissime recensioni, ma non ho ancora ricevuto, né, ovviamente, letto. Sto, pertanto, agli articoli della rete. Un beffardo traduttore si ribella al libro mediocre che sta traducendo e lo cancella progressivamente moltiplicando ed espandendo le note a piè pagina, le famose N.d.T, che usa per dare voce al disgusto che gli provoca il romanzo, al disprezzo che nutre per il suo autore e soprattutto per riferire le ferite inflitte al testo. Brice Matthieusent, utilizzando con virtuosistica maestria ogni sorta di artifici e giochi d’artificio letterari, sviluppa una riflessione su cosa lega un traduttore all’autore che traduce (e la traduzione al testo originale) in un romanzo al tempo stesso sofisticato e divertente, colto e trascinante, un gioco di specchi e scatole cinesi, che è stato un caso letterario in Francia. «La vendetta del traduttore – scrive Elena Loeewenthal – è un riscatto collettivo. E’ l’antro dentro il quale si nascondono milioni e milioni di parole taciute dai traduttori nei confronti dei libri che si trovano per le mani… Brice Matthieussent ha fatto quello che qualunque traduttore è tentato di fare una, mille volte, ma non lo fa mai: riscrivere, manipolare, buttare nel cestino. Eppure, il risultato che la sua vendetta raggiunge non è distruzione. Anzi. E’ inventiva, novità, fonte di stupore»
Mi piace riportare altre considerazioni di traduttologia esposte nel saggio in esame. Se la traduzione è una prima forma di critica letteraria, appare evidente che il ruolo dell’autore è quello di produrre una rilettura della sua stessa opera e una interpretazione a vantaggio del suo traduttore, al quale svela elementi extra-testuali, nessi culturali e linguistici e rimandi intertestuali. Questo tipo di relazione ha consentito ad autori come Borges e Saramago di modificare i propri testi alla luce delle interpretazioni nate dal confronto con il proprio traduttore.
Nel caso di Scotellaro, com’è ovvio, questa relazione autore/traduttore non è stata possibile, cosi come non è stato possibile un confronto con gli avantesti ancora inediti o introvabili. Dunque, i traduttori che si sono cimentati con le sue poesie, hanno dovuto affrontare i testi senza alcun supporto extra-testuale. Non stupisce allora che alcuni di loro abbiano sentito il bisogno di visitare i luoghi di Scotellaro. Probabilmente coloro che hanno voluto conoscere la Lucania, per cogliere il repertorio di immagini e di colori del poeta e renderlo con maggiore consapevolezza, sono Weaver, Corman, Feldman e Hirschman e, tra di loro, certamente Ruth Feldman e Jack Hirschman hanno visitato Tricarico. Ho conosciuto Feldman a casa di Mazzarone, quando, nella sua visita al paese, giunse avanti la casa di Scotellaro, si commosse a tal punto da scoppiare in lacrime; più avanti dirò di Hirschman. Di Weaver e di Corman non so. Un elemento che si impone nel processo di analisi della traduzione di un testo poetico – il solo che riferisco – è legato alla natura stessa della lingua: da una parte abbiamo una lingua in continua evoluzione, mentre dall’altra una lingua cristallizzata nel tempo. Per dirla con Eco: le traduzioni invecchiano mentre il testo originario rimane inalterato (U. Eco, «Dire quasi la stessa cosa, Esperienze di traduzione», Milano: Bompiani, 2003). Da qui la necessità di riproporre nuove traduzioni degli stessi testi e, nel caso di Scotellaro, vedere a quali esiti siano giunti i diversi traduttori che si sono cimentati con i suoi testi.
Origin – Sun Rock Man (1962) (24)
Scotellaro. Poems. (1995)
Nel 1962 Sydney Corman pubblica 24 poesie di Rocco Scotellaro sulla rivista letteraria «Origin», di cui era fondatore e direttore. Corman era un poeta e scrittore di Boston di origini ucraine, noto anche per una trasmissione radiofonica dagli studi di una emittente della sua città, durante la quale leggeva poesie e brani di autori contemporanei. L’incontro con la poesia italiana e con Scotellaro avvenne grazie a una Fulbright Fellowship ottenuta nel 1954, che gli consentì di andare in Europa, prima in Francia e poi in Italia, dove scrisse le poesie pubblicate nella silloge «Sun Rock Man (1962). A proposito di Scotellaro e di Matera rilasciò una intervista, della quale il saggio in esame riporta un brano in lingua inglese (p. 642). Le poesie, che presentano uno Scotellaro a più ampio respiro, sono: «Alla figlia del trainante», «Già si sentono le mele odorare», «I santi contadini di Matera», «Suonano mattutino», «Monelli», «Ora che domina luglio», «Andare a vedere una giovane», «Viaggio di ritorno», «Il Garibaldino novantenne», «Giovani spose», «Così passeggiano i carcerati», «I pezzenti», «Lezioni di economia», «Il dolore», «I versi e la tagliola», «Le finestre», «A Portici», «Palazzo reale di Portici», «Portici primo Aprile», «La mia bella patria», «La felicità», «Notte in campagna». (Nel saggio, p. 642, sono elencate 22 invece di 24 poesie). Le poesie di Scotellaro saranno riproposte, con quelle di Montale e Sanesi, in un numero speciale «The Gist of Origin». Nel 1995 uscì un’edizione speciale: «R. Scotellaro, Poems. Selection». Probabilmente in queste due pubblicazioni posteriori furono pubblicate le due poesie che mancano a 24.
Da evidenziare il titolo in italiano delle poesie e la tendenza di Corman a praticare una traduzione appropriativa rispetto all’originale, intervenendo anche quando il verso non lo richiederebbe. L’analisi pone in evidenza casi di scarsa fedeltà all’originale, sviste grossolane, stravaganze.
Italian Sampler:
An anthology of Italian verse (1964) (3)
Thomas Goddard Bergin, eminente studioso americano della letteratura italiana del XX secolo, noto dantista, professore alla Yale University nel Connecticut, primo poeta ad avere suoi versi lanciati nello spazio per orbitare intorno alla terra, nel 1964 traduce e pubblica tre poesie di Rocco Scotellaro nell’antologia «Italian Sampler: an anthology of Italian verse». Come Corbin, Bergin pratica una traduzione appropriativa nonostante le rassicurazoni di fedelta al testo, risolvendo le oscurità del verso e per renderlo più leggibile al pubblico di lingua inglese. Le tre poesie sono: «È calda così la malva», «L’Adige scroscia», «Per Pasqua alla promessa sposa», pubblicate tutte tre anche sul saggio col testo originale a fronte. Per comprendere le deviazioni proposte da Bergin è pure pubblicato, per un confronto, la traduzione del testo della poesia «Per Pasqua alla promessa sposa»
Vittoria Bradshaw (1971) (9)
Nel 1971 Vittoria Bradshaw pubblica una antologia di poeti italiani del dopoguerra (1945-1965), in cui inserisce nove poesie di Rocco Scotellaro: «È calda così la malva», «Tu non ci fai dormire cuculo disperato», «Alla figlia del trainante», «La mandria turbinava l’acqua morta», «Pozzanghera nera il 18 aprile», «Novena per giugno», «Cena», «America» e «Salmo alla casa e agli emigranti», oltre a un estratto da «L’Uva puttanella» e una lettera a Remo Cantoni del 31 ottobre 1952, in cui Scotellaro indica le tematiche della raccolta «È fatto giorno». La prof. Guida, come a suo parere si noterebbe dasll’elenco del prodotto, osserva che la scelta sembra maggiormente orientata a presentare lo Scotellaro “politico”, quello delle denunce sociali e delle rivendicazioni contadine. The New Italian Poetry (1981) (6) Nel 1981, in una nuova antologia «The New Italian Poetry», 1945 di Lawrence R. Smith, che cura anche le traduzioni, compaiono poesie di Rocco Scotellaro insieme a quelle di Fortini, Pasolini, Giudici, Volponi, Vivaldi e Paglarini. L. Smith, Fullbright lecturee a Roma nel 1973, aveva considerato Scotellaro uno dei più promettenti scrittori del neo-realismo, che ha lasciato poesie il cui significato politico è coerente con la biografia del poeta, attivista, sindacalista, sindaco socialista. Secondo Smith le poesie di Scotellaro hanno una nota di autenticità perché si basano sull’esperienza vissuta in prima persona, che gli consente di guardare alla quotidianità della sua gente senza quegli ideologismi che avevano intrapolato molti realisti. Le liriche, pubblicate nelle due lingue, sono:
È un ritratto tutto piedi | The Portrait’s Alla Feet |
Alla figlia del trainante | To the Wagoner’s Daughter |
Camminano sulle zampe dei gatti | They walk on Cat’s Paws |
Notte in campagna | Country Night |
La luna piena | The Full Moon |
Gli abigeatari | The Rustler |
Secondo la prof. Guida anche Smith interviene su alcune scelte stilistiche, sebbene le sue traduzioni risultino più incisive sul piano lessicale.
Scotellaro R. (1976)
«The Sky with Its Mouth Wide Open» translated by Paul Vangelisti (32)
Nel 1976 è pubblicato un primo volumetto interamente dedicato alla poesia di Scotellaro. Si tratta di un volume di piccolo formato, con una impostazione grafica sobria e minimalista corrispondente ai gusti letterari del traduttore, che privilegia la linea sperimentale della poesia contemporanea. La silloge scotellariana contiene 32 poesie con testo originale a fronte, rappresentativa della scrittura di Scotellaro nelle sue diverse fasi e tematiche: Il mondo contadino («Tu non ci fai dormire cuculo disperato», «Il cielo è fisso a bocca aperta», «E’ un ritratto tutto piedi»); l’amore ( «Alla figlia del trainante», «Una dichiarazione d’amore a una straniera», «L’amica di città»); gli affetti familiari («Ti rubarono a noi come una spiga», «La benedizione del padre», «Eli Eli»); la denuncia sociale: «Pozzanghera nera il diciotto aprile», «E ci mettiamo a maledire insieme») tradotte in uno stile semplice, lineare, piuttosto fedele all’originale, con difficoltà nel tradurre un lessico che ruota prevalentemente intorno all’asse semantico del mondo rurale. In un paio di casi, nota la prof. Guida, la traduzione appare francamente incomprensibile.
Solo in un caso il traduttore Vangelisti interviene sulla sintassi: «Andare a vedere una giovane», al passato in originale, in traduzione viene tutta trasposta al futuro. Infine, come esempi dell’approccio traduttivo di Vangelisti la prof. Guida prende due liriche, entrambe pubblicate nel saggio in esame senza titolo, nelle due lingue: «Il cielo a bocca aperta» e «Domenica»: l’una perché contiene un certo numero di espressioni oggettivamente difficili da tradurre, l’altra perché, nonostante sia poco problematica in termini di lingua e strutture morfosintattiche, viene pesantemente trasformata in traduzione.
Scotellaro Rocco (1980)
«The Dawn is Always New. Selected Poetry of Rocco Scotellaro»
(translated by R. Feldman and E. Swan),
Princeton University Press (67)
Nel 1980 l’antologia suddetta raccoglie un corpus di 67 liriche tradotto da Ruth Feldman e Brian Swann. L’antologia è corredata sia da una prefazione che da una introduzione di Dante della Terza (docente alla Harvard University a Cambridge, che, come dichiarerà la co-traduttrice Feldman nel suo intervento al Convegno di Matera del 1984, conosceva Scotellaro ed era nato nella stessa zona in cui era nato Scotellaro), che presenta il poeta-sindaco al lettore americano, e da una pagina di Notes a fine volume che riportano alcuni riferimenti storici.
Nel volume «Scotellaro trent’anni dopo» (Atti del Convegno di studio Tricarico -Matera, 27-29 maggio 1984) – Basilicata Editrice, 1991, è pubblicato l’intervento intitolato «Un’esperienza di traduzione in inglese di Scotellaro» (pagg.440-442) di Ruth Feldman. Lo spazio tiranno mi impedisce di pubblicarlo, ma non è detto che non lo faccia con un prossimo post, limitandomi qui a riportare solo la conclusione: «Vorrei, con la vostra indulgenza per l’accento americano, leggere alcune sue poesie e le nostre traduzioni, per farvi sentire come suonano in inglese. È una musica diversa, ma musica è». E lesse ÌThe cavalcade of the Bruna» (Era la cavalcata della Bruna), «Summertime» (Estiva), «Return trip» (Viaggio di ritorno), «To my Father» (Al padre), «A man hearas himself being called» (L’uomo si sente chiamato).
Seven Poems of Rocco Scotellaro
(translated by J. Hirschman).
San Francisco: Deliriodendron Press. 1994).
Jack Hirdchman, traduttore delle sette poesie pubblicate in questo volumetto, è un poeta americano, comunista, pacifista, fondatore (con altri tre poeti californiani Sarah Menefee, Cathleen Williams e Bobby Coleman) della “Brigata dei poeti rivoluzionari”, che metteva insieme poeti e intellettuali impegnati politicamente nella resistenza al sistema capitalistico utilizzando come “arma” solamente la poesia. Hirschman, in una intervista «Uso la parola contro l’ordine del mondo» – rilasciata il 29 maggio 2014 a “La Nuova Sassari”- riconosce una speciale affinità con Scotellaro che si batteva (non solo, invero, con l’ “arma” della poesia) per i diritti dei contadini. «Tra i poeti del passato che sento più profondamente vicini vorrei citare Pier Paolo Paolini, Rocco Scotellaro e Cesare Pavese».
Hirschman è considerato il maggiore poeta americano vivente, voce della beat generation e personaggio simbolo della sinistra americana. Nato nel Bronx, ha insegnato all’Università di Los Angeles, dove tra i suoi allievi c’era anche Jim Morrison, La sua lunga carriera universitaria intrecciò frequentazioni con artisti come Charles Bukowski, Jack Kerouac, Allen Ginsberg.
Il saggio della prof. Guida testimonia la fedeltà delle traduzioni all’originale, ma pubblica una sola poesia “Le tombe le case”.
Tra i miei libri conservo la fotocopia del citato volumetto delle traduzionii delle sette poesie di Scotellaro. Ho avuta la fotocopia dal carissimo amico architetto Mimmo Langerano, che strinse grande amicizia con Hirschman quando il poeta statunitense venne a Tricarico. Lo legò a Mimmo la fede comunista, e la dedica fu: «A Mimmo sempre compagno». In copertina c’è la foto di un vicolo di Tricarico, e la seconda copertina, sotto il titolo Seven Poems by, ha la foto di Rocco degli ultimi mesi della sua vita, quando indossava il montgomery. Due traduzioni, o almeno la prima, erano state pubblicate una ventina d’anni prima: «The Graves the Houses» (Le tombe le case) su «Beatitude» e «Black Puddle: April 18th” (Pozzanghera nera il 18 aprile) su «Arshile».
In una nota del volumetto, datata San Francisco 1994 (scritta in inglese e faticosamente tradotta da me … che non conosco l’inglese!) Hirschman dice che vent’anni prima, in una calda e accogliente stanza del New Riviera North Beach, dopo aver terminato la traduzione della poesia di Rocco Scotellaro «The Graves The Houses», cominciò a scrivere una sua poesia intitolata «Transfiguration». Nell’atto di scrivere questa poesia provò qualcosa che non aveva mai provato prima, e l’aveva associato alla traduzione di Scotellaro. La poesia di Rocco Scotellaro, egli scrive, à solitamente associata alla condizione dei contadini del Sud Italia e come tale egli è consegnato a un aspetto che l’ha tenuto lontano dal mainstream della letteratura. Rocco Scotellaro, in realtà, fu tra i primi sindaci socialisti nella sua città natale di Tricarico e, lungi dallo scrivere semplicemente cose di piccole città, ha scritto alcune poesie tra le più commoventi e universali dell’epoca. Per quello che sono riuscito a sapere di Hirschman, penso che l’ispirazione di cui parla coincida con l’inizio della scrittura dei suoi poemi lunghi, gli Arcanes. Sempre per quello che sono riuscito a saper, 28 Arcani sono stati tradotti da Raffaella Marzano e 2 da Anna Lombardo (che accompagnò Hirschman a Tricarico) presso Multimedia Editrice di Salerno.
Le poesie di Scotellaro, pubblicate nella lingua d’origine e nella lingua della traduzione sono:
Appunti per una litania | Notes for a litany |
Pozzanghera nera il 18 aprile | Black puddle: april 18th |
Il posto | The job |
L’uomo | The Man |
Ai poeti | To the Poets |
Le tombe la case | The Graves the Houses |
Ai giovani comunisti | To Young communists |
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