ALTRI RACCONTI INEDITI E RARI DI ROCCO SCOTELLARO
La prof. Giulia Dell’Aquila pubblica altri 10 racconti inediti e rari di Rocco Scotellaro sulla speciale edizione del Forum Italicum «Lucania whitin us. Carlo Levi e Rocco Scotellaro», introdotti da un saggio intitolato «Filologia e critica per Scotellaro narratore inedito e raro».
Narratore inedito e raro Scotellaro era quando la morte lo colse giovanissimo. In un caso o nell’altro stava a significare sperso: ossia confuso nella memoria di amici ai quali aveva letto qualche racconto, forse pubblicato su un quotidiano o una rivista non agevolmente reperibile o che avesse addirittura cessata la pubblicazione, sperso, comunque, nel mare disordinato di carte che aveva lasciate. Come scrisse Montale, Scotellaro aveva potuto lasciarci un centinaio di liriche che rimarranno certo tra le più significative del nostro tempo, ma poco o nulla si sapeva di lui come narratore. Dalle confuse carte amorevolmente conservate da Carlo Levi, dopo vent’anni dalla morte di Rocco (i vent’anni che occorsero finché cessasse l’ostracismo decretato contro) furono tratti nove racconti pubblicati da Basilicata Editrice di Leonardo Sacco, ne 1974 per l’appunto, col titolo del racconto più bello e più lungo «Uno si distrae al bivio», che Scotellaro chiamava romanzo. Gli altri 8 racconti sono “Il paese”, “La festa”, “Fili di ragno”, “Sala d’aspetto”, “Suonata a distesa”, “La capera”, “Salvatore”, “Pace in famiglia”: e tutti si possono leggere su questo blog digitando il titolo del racconto sul bottone di ricerca di Rabatana, oppure, tutti assieme in pdf, digitando il titolo del racconto che da il titolo alla raccolta.
Rocco stesso, giovane studente liceale a Trento – nel racconto si chiama Ramorra – ci dice la sua ambizione di narratore dalla fascinosa fantasia e leggera fuggevolezza. Nel primo racconto, che più di ogni altro esprime queste caratteristiche, dice. «Non sapeva che volere. Quante aspirazioni, quante lenti per l’avvenire! Cose incominciate, poesiole, articoletti, drammi di tre atti e tanti quadri! I suoi amici volevano una sola cosa, l’ottenevano ed erano contenti. Ramorra voleva l’impossibile, s’era messo in testa di vedere il suo nome o gridato come quello d’un calciatore o scritto grande sui libri. Voleva cominciare sui giornali, ma fini con l’impartire lezioni private guadagnando qualche sigaretta e intanto gli andava a genio frequentare i suoi amici d’infanzia. Gli faceva nodo alla gola se gli dicevano che lui da gran tempo non li guardava più, superbo dei suoi studi. Questi artigianetti di una lira e mezza all’ora gli dicevano dell’umanità sofferente che resta dove la mettono e non pensa di arrivare dove non può».
Ai 9 racconti del 1974 la prof. Dell’Aquila aggiunge i seguenti dieci – che Rabatana si riserva di pubblicare -, alcuni inediti altri rari o spersi nel senso detto: “1. Il pellegrino della neve”, “2. Ed anche i ricchi …”, “3. Infanzia”, “4, La morte in vacanza”, “5. Il coprifuoco”, “6. Un cigno canta in ottobre?…”, “7. L’affacciata alla finestra”, “8. La Postulante”, “9. La testuggine”, “10. Nicola daziere va alla festa”.
I suddetti racconti sono stati organizzati dalla prof. Dell’Aquila in odine cronologico (e in quest’ordine pubblicati in appendice al suo saggio) quasi sempre per dati certi, in alcuni casi invece congetturati.
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Questo è il bello ed emozionante della vita: c’è sempre da scoprire qualche cosa di nuovo e, addirittura,di non sospettato. GRAZIE, Antonio
Grazie e te, GIL. Queste nuove scoperte emozionano e commuovono me e te allo stesso modo, felici di aver vissuto il tempo di Rocco.
Antonio,
inestimabile è il tuo assiduo impegno nella valorizzazione dell’opera di Rocco Scotellaro e nella amorevole salvaguardia della sua memoria. Anche attraverso il preziosissimo blog della Rabatana.
Grazie infinite,
Angelo
Caro Angelo,
Io e Gilberto Marselli siamo gli unici amici sopravvissuti di Rocco e abbiamo il dovere di ricordarlo come amici. Rabatana è lo strumento che mi aiuta a ricordarlo…, e a me ricorda il disordine di Rocco.Sono talvolta tentato di rivolgermi a un tecnico e farmi mettere in ordine, farmi professionalizzare il blog, ma poi desisto, a questo disordine sono affezionato.
Caro Antonio,
preferisco un blog disordinato e ruspante a uno ordinato ed asettico. Riserviamoci l’illusione di poter dare un cuore alla tecnologia.
Un caro saluto,
Angelo
Grazie per il ruspante. Mi piace!