Leonardo Sacco (1924 – 2018)
Addio a una voce corrosiva della Basilicata
Goffredo Fofi

 

Nella notte tra il 23 e il 24 giugno è morto a Matera Leonardo Sacco. Aveva 94 anni ed era l’ultimo della grande generazione di meridionalisti del secondo dopoguerra, quella che aveva visto operare in Lucania personaggi di prim’ordine come Carlo Levi, Rocco Scotellaro, Manlio Rossi-Doria e il grande medico Rocco Mazzarone, e aveva avuto sul fronte del potere democristiano un “nemico”, non meno attento ai bisogni della regione, ma con altri modelli, quale fu per loro Emilio Colombo, contro la cui politica Sacco scrisse nel 1982 il consuntivo di Il cemento del potere, critico soprattutto nei confronti degli interventi che fecero di Potenza, diceva, una delle meno belle tra le città d’Italia. Polemista di taglia, ironizzò occasionalmente anche con due lucani colpevoli ai suoi occhi di essere entrati nella ufficialità del giornalismo e della cultura nazionali, Giovanni Russo e Leonardo Sinisgalli.
Fu invece molto vicino ad Adriano Olivetti e ai suoi progetti lucani di alto riformismo, e fu, credo, grazie all’aiuto economico dell’imprenditore d’Ivrea, che poté editare per tanti anni una rivista importante come «Basilicata». Fu amico anche del grande archeologo rumeno che si occupò degli scavi metapontini e fondò e diresse il grande museo archeologico lucano, Dinu Adamesteanu, e soprattutto di Carlo Levi, alla cui opera dedicò un saggio importante, L’orologio della Repubblica (1996), un’analisi del capolavoro leviano L’orologio e dell’epoca che in esso si raccontava, quella della nuova Italia nata dalla Resistenza ma già impigliata nei giochi del potere, quando Togliatti e De Gasperi sostituirono Parri nell’indirizzare il futuro del Paese – per Levi e per Sacco una vittoria del realismo o opportunismo politico e partitico sull’utopia resistenziale.
Veniva spontaneo, in coloro che hanno frequentato la Basilicata dagli anni Cinquanta in avanti, mettere a confronto l’irruenza, talora bizzosa, di Leonardo Sacco con la pacatezza, non meno persuasa, di Rocco Mazzarone: due caratteri, e in parte due modi di affrontare il presente e il futuro di una regione fondamentalmente contadina, nella fiducia di uno sviluppo che fosse anzitutto di progresso culturale e civile. Ma avevano idee comuni e proponevano interventi simili, per esempio nelle dispute sul recupero dei Sassi, attenti ai modi degli interventi e non solo alla loro superficiale efficacia.
Meno noti dei loro amici perché non erano economisti o scrittori o poeti, con specializzazioni meno appariscenti, sono stati bensì di riferimento a centinaia di giovani e meno giovani intellettuali meridionali, in particolare lucani.

 

2 Responses to Addio a Leonardo Sacco

  1. Gilberto A. Marselli ha detto:

    Puoi facilmente immaginare quanto ne sia addolorato anche io, che ricordo con estremo affetto il caro Leonardo Grazie di avermelo comunicato. Io non leggo più i giornali e,quindi, mi è sfuffito l’articolo di Goffredo. Ti abbraccio

  2. Maria Teresa Langerano ha detto:

    Mi unisco anch’io al cordoglio per la morte di Leonardo Sacco. Con lui dopo il professor Rocco Mazzarone, se ne va uno degli ultimi intellettuali che hanno fornito una visione sulla questione meridionale e in particolare lucana acuta e disincantata. Per quanto riguarda Rocco Mazzarrone ho avuto la fortuna di incontrarlo e di conversare lungamente con lui, soprattutto per la preparazione della mia tesi di laurea. Leonardo Sacco l’ho visto di sfuggita durante uno degli ultimi convegni su Rocco Scotellaro, e mi è apparso un vecchietto sagace e dallo sguardo lucido e sincero proprio come il suo contributo al pensiero meridionalista. Condoglianze alla famiglia e rammarico per il popolo lucano che ha perduto un altro suo figlio illustre.

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