Il 5 luglio di trent’anni fa a 83 anni moriva Manlio Rossi-Doria. In ricordo di questo grande meridionalista, verso il quale i tricaricesi, e in particolare quelli che sono sopravvissuti della mia generazione, hanno infiniti motivi di gratitudine e di riconoscenza, qualcosa si può leggere su Rabatana e molto, ho verificato in questi giorni, si può leggere in rete. Mi auguro che si dedichi un po’ del proprio tempo alla lettura di questi scritti, in omaggio a Manlio Rossi-Doria e, omaggiandolo, per imparare molto persino di questo tempo che stiamo vivendo.
Con questo auspicio ho scelto di pubblicare l’articolo di Paolo Saggese pubblicato sul Corriere del Mezzogiorno (Campania) di ieri, 6 luglio, intitolato Manlio Rossi-Doria, un meridionalista contro la crisi. C’è in Saggese un ottimismo che non condivido, una speranza “tredicista” nella nuova situazione politica, che mi spaventa. Ma è abbastanza diffusa e non lo nego, restando ovviamente convinto che la ragione non abita nella maggioranza. Perciò scelgo di pubblicare proprio questo articolo, perché ci induca –induca anche me – a pensare.

Manlio Rossi-Doria, un meridionalista contro la crisi

• Corriere del Mezzogiorno (Campania)
• 6 Jun 2018
• di Paolo Saggese Direttore del Centro di Documentazione sulla Poesia del Sud

In un periodo storico, in cui il Sud sembra essere sempre più marginale, e in cui soprattutto la parte interna del Meridione rischia di diventare un grande deserto, ci sembra paradossalmente che la nuova situazione politica possa essere un’occasione storica, come avrebbe detto Guido Dorso.
Tale occasione potrà verificarsi se le forze adesso al Governo, che sino ad ora hanno guardato chi al Nord, chi al Sud, sapranno bilanciare gli interessi nazionali e comprendere le esigenze di tutti i cittadini italiani, partendo dal presupposto, caro già a Giustino Fortunato, secondo il quale «l’Italia sarà ciò che il Mezzogiorno sarà».
Insomma, se il M5S sarà in grado di imporre la «questione meridionale» come questione nazionale, sarà possibile un nuovo futuro per l’Italia e per il Sud.
Parto da queste considerazioni generali, anche perché questi giorni sono coincisi con il trentennale della morte di uno dei maggiori meridionalisti del Novecento, Manlio Rossi-Doria (Roma, 25 maggio 1905 – 5 giugno 1988), che ha dedicato all’economia e all’agricoltura meridionali gran parte delle sue energie intellettuali e politiche. Infatti, ventenne, l’intellettuale decise di iscriversi alla Facoltà di Agraria dell’Università degli studi di Napoli (con sede a Portici) e si impegnò subito dopo la laurea per il miglioramento dell’agricoltura meridionale. Persino durante il lungo ventennio fascista, che lo vide in galera e al confino in Lucania, l’impegno meridionalista di Rossi-Doria non venne mai meno. Continuò poi con la caduta del fascismo, quando fu protagonista, da esponente del Partito d’Azione, di un importante «Convegno di studi sui problemi del Mezzogiorno», che si svolse a Bari il 3 dicembre del 1944, quando ancora gran parte della penisola era occupata dai nazifascisti. Proseguì, non solo nelle aule universitarie, ma anche nell’agone politico – sin dalle prime elezioni democratiche del giugno 1946, quando l’Alleanza Democratica si presentò, nella circoscrizione di Matera e Potenza, con la «Lista del Galletto», che aveva come candidati tra gli altri Guido Dorso, Carlo Levi e Manlio Rossi-Doria. E continuerà, nelle file del Psi, quando si candidò e fu eletto al Senato per il Collegio dell’Alta Irpinia di Sant’Angelo dei Lombardi (elezioni del 19 maggio del 1968), in provincia di Avellino.
La figura del meridionalista, come ha mostrato in un volume fondamentale Simone Misiani (Manlio RossiDoria. Un riformatore del Novecento, «Collezione di Studi Meridionali», Rubbettino, Soveria Mannelli, 2010), ebbe un ruolo fondamentale non solo negli anni della Cassa per il Mezzogiorno, ma anche nell’affrontare la gravissima crisi del terremoto del 23 novembre 1980, quando con il gruppo dei ricercatori di Portici pubblicò per Einaudi la «Memoria» «Situazione, problemi, prospettive dell’area più colpita dal terremoto del 23 novembre 1980», in cui limpidamente si prospettano alcune soluzioni relative allo sviluppo economico della zona del cratere tristemente disattese negli anni futuri.
Dopo la fase di straordinaria solidarietà nazionale successiva al sisma dell’Irpinia, abbiamo assistito ad una parabola della «questione meridionale», sostituita dalla questione settentrionale, che ha avuto un riverbero persino nella storia della scuola italiana. Infatti, a seguito dell’emanazione delle «Indicazioni nazionali» per i Licei si è verificata quella, che il Centro di Documentazione sulla Poesia del Sud – di cui è componente il sottoscritto insieme, tra gli altri, a Peppino Iuliano, Alessandro Di Napoli, Alfonso Nannariello, Alfonso Attilio Faia, Raffaele Stella, Franca Molinaro, Antonella Prudente e Salvatore Salvatore – ha definito damnatio memoriae della Letteratura meridionale. Infatti, in questo documento ministeriale sono elencati a mo’ d’esempio 17 autori del Novecento pieno nessuno dei quali nato a sud di Roma.
Questo episodio, che potrebbe apparire insignificante, è invece particolarmente indicativo della marginalità del Sud nella storia nazionale. Ampliare questo elenco, che potrebbe acquistare un significato simbolico, dovrebbe essere perciò una delle priorità del M5S, che negli anni passati (insieme alla Regione Campania e alla Presidente del Consiglio Rosetta D’Amelio) ha dato un importante contributo ad una discussione in sede parlamentare di una disputa letteraria divenuta inaspettatamente affare politico.

Licei Poeti e scrittori del sud dimenticati in molti libri di testo.

 

4 Responses to Manlio Rossi-Doria, un meridionalista contro la crisi

  1. Gilberto A. Marselli ha detto:

    Apprezzo ed ammiro la tua (Antonio Martino) attenzione su quanto. direttamente ed indirettamente, può interessare la figura di don Manlio. Condivido il giudizio da te espresso in questa nota: purtroppo, non ho mai nutrita alcuna speranza nel M5S -che ritengo animato solo da un atteggiamento proprio dei movimenti volontaristici e protestatari mentre occorrerebbero ben altre iniziative e volontà politiche – e non riesco ad essere ottimista per il Mezzogiorno. Da ciò,consegue che non posso essere ottimista per quanto riguarda il futuro del nostro Paese.

    • Antonio ha detto:

      Mi pare di respirare l’aria del 1924. Mi sforzo di capire, ma comprendo sempre meno. Mi sento sollevato se la pensi come me.

  2. Maria Teresa Langerano ha detto:

    È alquanto importante ricordare le persone dello spessore di Manlio Rossi-Doria. Grandi uomini, che come Giacomo Matteotti, Antonio Gramsci, Carlo Rosselli ( questi ultimi hanno pagato con la propria vita l’ ideale di libertà,giustizia, equità) danno lustro all’ Italia. Quando si avverte un clima simile ad anni lontani, lo si avverte a ragione, perché la storia si ripete purtroppo sotto forma di farsa o di tragedia, e quando l’ agire di una comunità risponde alle logiche del clientelismo, dell’ affarismo il richiamo alla mente di periodi nefasti della storia italiana è immediato e legittimo, perché cambiano le scene, cambiano i personaggi ma le trame sono le stesse.Ricordiamo uomini illustri come Manlio Rossi-Doria che ci fanno riacquistare quell’ orgoglio di essere italiani, che troppo spesso viene avvilito dai fatti che quotidianamente avvengono nel nostro Paese.

    • Antonio ha detto:

      Ti ringrazio, ma, ferma la disponibilità all’ascolto specialmente di una persona rispettabile come Paolo Saggese, continuo a dichiarare il mio assoluto dissenso con lui. Mi interessa quindi conoscere il giudizio dei lettori su questo punto.

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