Addio a Rosalma Salina Borello. Linguaggio e ideologia in Rocco Scotellaro: un saggio su cui ritornare
Spulciando a caso tra i siti della rete sono venuto a sapere della scomparsa, a 73 anni, di Rosalma Salina Borello, avvenuta il 21 marzo dello scorso anno. Rosalma Salina Borello è conosciuta come una delle studiose più attente dell’opera di Salvatore Quasimodo, ma è giusto riconoscere, come non è mai davvero avvenuto, l’acribia con cui ha studiato l’opera di Rocco Scotellaro, consegnando nel 1977 il risultato dei suoi studi alla materana Basilicata editrice di Leonardo Sacco, che con i suoi ben spesi 94 anni, sopravvisse a lei di tre mesi.
Rosalma Salina Borello è nata e si è laureata a Torino. Da studentessa si è occupata del problema dell’ integrazione degli studenti stranieri nella vita culturale e sociale italiana. Dopo la laurea ha trascorso molti anni all’estero, dove si è dedicata attivamente, oltre che all’insegnamento universitario, ai problemi dell’istruzione scolastica dei figli dei nostri emigrati, contribuendo anche alla definizione, sul piano organizzativo e legislativo, degli scambi culturali tra le diverse nazioni. Tornata in Italia, ha insegnato letteratura italiana, storia della letteratura per ragazzi, critica letteraria, semiotica del testo e letterature comparate all’Università di Torino e di Roma, Tor Vergata. Ha collaborato a emittenti radiofoniche italiane e straniere, ai quotidiani «Süddeutsche Zeitung» e «La Repubblica» nonché ad alcune case editrici, tra cui la Suhrkamp di Francoforte, come consulente editoriale nel campo della critica letteraria e d’arte. È stata membro della giuria in vari premi letterari.
Il libro su Rocco Scotellaro è «A giorno fatto – Linguaggio e ideologia in Rocco Scotellaro», che fui determinato a leggere oramai più di 40 anni fa. Mi è rimasta impressa l’espressione “Il problema dell’incompiuto”, che è riferito all’Uva puttanella, ma io avevo esteso a tutta la produzione di Scotellaro.
Rosalma Salina Borello, all’epoca docente dell’Università di Regensburg in Germania, inizia lo studio dell’Uva puttanella, con un capitolo intitolato «La borsa dei libri», il cui primo paragrafo è intitolato «Il problema dell’incompiuto». La Salina Borello osserva che la prima difficoltà in cui ci si imbatte nell’affrontare una lettura è che le pagine di cui disponiamo sono ben poca cosa se confrontate col Disegno generale del libro, pubblicato in « Uno si distrae al bivio » La vastità e l’ambizione del disegno non erano certamente sfuggite a Carlo Levi, che nella prefazione alla edizione di Contadini del Sud L’uva puttanella uniti, del 1964, scrive che il «romanzo» Rocco non l’avrebbe finito mai, perché quello che aveva cominciato a fare era il racconto della sua vita svolto in dimensione letteraria, era il progetto ambizioso di raccontare tutta la sua vita, quando non si poteva prevedere una vita così breve, e, presumibilmente guardando all’ambizione del progetto, disse a Rocco che la sua UP era meglio del Cristo, come Rocco confidò a Antonio Albanese, commentando che il giudizio di Levi, “esagerato come al solito”, l’aveva bloccato. Il problema fondamentale, osservava la Salina Borello, «è se assumere i frammenti rimastici a campione di tutta l’opera, quasi si trattasse di parti definitive, con il rischio di elevare un dato contingente a sistema (giungendo magari, per questa via, a parlare di “disordine patologico” oppure di una “poetica del frammento”). Al polo opposto sta il pericolo di confrontare ciò che rimane con una presunta totalità, conferendogli una organicità solo ipotetica. Si rischiava di sottovalutare un fatto, certamente non trascurabile, come l’incompiutezza. Per evitare di cadere in uno o nell’altro eccesso occorreva tener conto dell’UP per quello che effettivamente è: non un campionario di soluzioni definitive, ma il progetto di un’opera da farsi, «aperta» per eccellenza, semplice «prova» di racconto. Rocco Scotellaro affida agli appunti un raffronto con Kafka.
In termini affatto essenziali, invero, lo scopo del saggio è stato essenzialmente quello di sottoporre gli scritti di Scotellaro al vaglio di strumenti tecnico linguistici quanto più possibile rigorosi per saggiarne la qualità e la resistenza all’usura del tempo. La verifica si impone, secondo il parere della Salina Borello, perché spostatosi l’interesse sull’attività politica di Scotellaro, gravava oramai da tempo la minaccia dell’oblio e della citazione frettolosa tra i tanti sottoprodotti di quel complesso ed equivoco fenomeno che fu il neorealismo. Il giudizio definitivo della Salina Borello è che Scotellaro regge benissimo alla prova. Ciò significa che per lui – non diversamente che per un Pavese o un Vittorini – la letteratura dell’impegno non poteva certo coincidere con un disimpegno sul piano formale.
Sono passati 42 anni dalla stampa di questo saggio per merito di una piccola casa editrice di Matera. Bisogna leggerlo e rileggerlo: questo saggio che ci restituisce uno Scotellaro che ha ancora tanto bisogno di essere capito, scavalcate le barriere di un banale retorica, che in Basilicata sta soffiando con arrogante stupidità.
6 Responses to Addio a Rosalma Salina Borello. Linguaggio e ideologia in Rocco Scotellaro: un saggio su cui ritornare
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Ciao, Antonio.
Grazie per questo bel contributo. E’ molto interessante e aiuta a non farsi invischiare nelle piccole e meschine beghe da cortile. Che certamente non fanno male a Scotellaro, ma servono solo a confermare la necessità di tenere le distanze dai piccoli “luigini”, che intossicano ancora oggi la vita dei nostri paesi.
Ti auguro una buona domenica e ti abbraccio,
Angelo
A te il mio abbraccio di amicizia e ringraziamento
Sempre più che mai ammirato della tua tenacia, costanza, conoscenza e passione fedele verso Rocco. E’ stato un miracolo incontrarci…GRAZIE sempre più….GILBERTO
Ho incontrato Rosalma Salina Borello a Roma perché ha letto e corretto la mia tesi scritta su Scotellaro. Una persona e una prof. fantastica che mi diede tutto il suo appoggio e aiuto nella redazione dello scritto.
Grazie di quanto ci porta a conoscenza. Amerei leggere la sua tesi, assicurandole assoluta riservatezza, a meno che lei non acconsentisse alla pubblicazione su questo blog.
Mi scusi: solo col nome non l’avevo in un primo momento riconosciuta. In memoria della prof. ho riletto la sua tesi