Sottratto all’occhio vigile di Pullia
stanco di sonno e di gioco
sull’appulo Vulture bambino
colombe misteriose
mi coprirono di foglie fresche,
miracolo che fosse noto a tutti,
agli abitanti dell’alta Acerenza,
delle balze bantine e delle terre
feconde della bassa Forenza;
perchè dormissi al sicuro
di nere vipere e orsi
sotto una coperta di mirto e alloro:
animoso fanciullo protetto da dei.

 

Mi piace presentare questi versi come una autonoma poesia di Giuseppe Giannota (1924 – 1997) e non direi il falso svelando il contesto nel quale sgorgano.

Sono 13 versi (dal 9° al 20°) della quarta ode del terzo libro di Quinto Orazio Flacco: La sconfitta dei giganti, composta di 80 versi; tredici versi che ricordano un momento felice della sua fanciullezza. Un un’ode tra le più solenni, al culmine della sua fortuna, Orazio non si dimentica della terra natale e recupera con la memoria i luoghi della sua infanzia, situando proprio sul monte Vulture, la sua investitura poetica. Qui il poeta, per riportare già nell’infanzia la sua predestinazione poetica, trasfigura un episodio dei tempi di Venosa, allorché, sfuggito alla custodia della sua nutrice e arrivato sulle pendici del Vulture, dice di essersi addormentato in un luogo pericoloso pieno di vipere e di belve. Ma nella trasfigurazione del sogno era stato salvato dalle colombe che lo avevano ricoperto di lauro e di mirto, le piante sacre alla poesia e all’amore. Se non è poesia questa autonoma scelta!

Non sono infrequenti nelle opere oraziane richiami al suo paese di origine: negli anni romani della sua prima giovinezza, a contatto con una realtà sofferta giorno dopo giorno, il poeta venosino, per confortarsi, si rifugiava talvolta nella memoria evocando, come in quest’ode, il favoloso tempo della sua infanzia. Il ricordo della terra natale ed immagini caratteristiche del paesaggio circostante accompagnano, si può dire, tutto il corso della vita del poeta.

Lucanus…

 

2 Responses to Giuseppe GIANNOTTA, Fanciullo protetto dagli dei

  1. Angelo Colangelo ha detto:

    Ciao, Antonio.
    Capisco qunto sia emozionante per te tornare nei luoghi della tua infanzia in compagnia di Orazio, che da Roma evoca la sua terra di origine. Continua a condividere le belle divagazioni giannottane.
    Un caro saluto,
    Angelo

    • Antonio ha detto:

      Caro Angelo, Ti ringrazio del consiglio. Mba Orazio, diceva il prof. Lichinchi, e io credevo che fosse un intimo amico di mio padre.
      Un caro saluto,
      Antonio

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