1. 3 MARZO 2011
IL SOLE 24 ORE
DOMENICA
Costano più le idee o le cotolette?
Polaris

Come si vede, pubblico un articolo del Domenicale del Sole 24 Ore di sette anni fa. Mi parve che l’articolo denunciasse un rischio in cui l’umanità era già caduta, lo copiai e lo misi da parte per verificarlo a distanza di qualche anno. Oggi, 13 marzo 2019, sono passati precisamente sette anni ed è analogamente una domenica. Ho riletto l’articolo ed ho ricavato la convinzione che il vecchio proverbio anglosassone si vada sempre più mettendo in crisi. Temo che il prezzo, sempre più salato, delle cotolette non pagate lo stiano già pagando gli eredi.

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«There is no free lunch», nessun pranzo gratis, è un vecchio proverbio anglosassone. L’onnisapiente enciclopedia Wikipedia ne attribuisce alla scrittore Robert Heinlein la celebrità, grazie al romanzo «The Moon is a Harsh Mistress». L’economista premio Nobel Milton Friedman usò «niente pasti gratis» come slogan delle sue teorie liberiste, manifesto sociale in una battuta. Il senso è chiaro anche a chi – come Polaris – non ha fatto la Bocconi: qualunque servizio, merce, bene, prodotto, vantaggio, materiale o immateriale ha un costo, occulto o palese. Fuori dalla carità, lo scambio è sempre implicito. Non sembrano pensarla così, ormai, solo i mercanti di idee, persuasi – per esempio – che si possano ricevere fondi dal dittatore Gheddafi, come han fatto il sociologo Giddens e la prestigiosa London Business School, senza sporcarsi le mani e le coscienze. Qual è l’idea che fa illudere, finalmente, in un «free lunch»? Che la cultura goda di un carisma speciale, Eden di indipendenza che la salvaguardia dalle miserie del mercato. Tutti, dal pendolare stanco sul tram, al Ceo di una multinazionale che guarda sul monitor l’andamento del prezzo del petrolio pagano il lunch, tranne gli intellettuali? Non è così. Quando Gheddafi, come tanti dittatori prima di lui, «investe» in cultura, sa benissimo quale profitto cerca. «Gravitas», autorevolezza, un laticlavio di serietà e autorevolezza con cui mascherare l’oppressione, la violenza, la mancanza di diritti umani e civili. Per tutto il XX secolo, i «chierici», gli intellettuali secondo la celebre accusa di Benda, hanno tradito la loro vocazione di libera ricerca e analisi servendo, per fanatismo, piaggeria, estremismo, semplice convenienza – o un cocktail mefitico di tutti questi veleni –, le cause più ignobili. Nel XXI, via web, talk show, think tank e prestigiosi istituti di ricerca, il male diventa cronico. Leggiamo analisi e non sappiamo chi le paga, scarichiamo testi da siti web e non sappiano chi ne copre bilanci e pubblicità, ci sembra di avere a che fare con un compassato studioso o un vivace blog gestito da ardenti giovanotti, e intuiamo l’ombra lunga di questo o quel caudillo, di questa o quella lobby. Il pranzo delle idee si paga sempre, proprio come una cotoletta.

 

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