Le luci d’oltre Isarco di Bolzano. Passeggiate tridentine di Rocco Scotellaro
Scartabellando tra carte e scartoffie, libri e libracci, mi è capitato tra le mani l’estratto di un mio vecchio articolo «L’ospedale tra crisi di identità ed egemonia» pubblicato sulla Rivista Sanità Pubblica, diretta da Fabio A. Roversi Monaco, ordinario di diritto amministrativo dell’università di Bologna e pubblicata dall’editore Maggioli di Rimini.
In calce è annotato che si tratta della relazione al Convegno di studio su « ROCCO SCOTELLARO, tenuta a Tricarico (Matera) il 25.2. 1984 sul tema “Ospedale e territorio” ». Ritornano i ricordi.
La Raccolta degli Atti, pubblicata da Basilicata Editrice nel 1991, è intitolata « SCOTELLARO TRENT’ANNI DOPO – Atti del convegno di studio Tricarico-Matera, 27-29 maggio 1984». I saluti e le relazioni pubblicate furono tenute a Matera. A Tricarico, per dirla con un ossimoro, si era tenuta a febbraio una Appendice anticipata del Convegno. Rocco Mazzarone l’aveva voluta con determinazione. Volle che una sezione del convegno fosse dedicata all’ospedale, nel senso di definire cosa dovesse essere l’ospedale, che in quegli anni, nel passaggio dalla riforma ospedaliera del 1968 alla riforma sanitaria di dieci anni dopo, attraversava una fase culturalmente e politicamente critica. Nel suo saluto al Convegno di Matera, di cui egli era presidente del comitato organizzativo, in riferimento alle vicende che contrassegnarono l’attività di sindaco di Rocco Scotellaro tra il 1946 ed il 1950, egli disse che si sarebbe limitato ad un cenno interpretativo di quella che pensava fosse stata l’operazione più qualificante dell’Amministrazione presieduta da Rocco Scotellaro: la fondazione dell’ospedale. Egli – affermò Mazzarone – non inventò l’ospedale; inventò invece nel 1947 la maniera di trasformare un’azione amministrativa in movimento di partecipazione popolare. Nel suo stile comunicativo essenziale Mazzarone espresse la sua determinazione nel volere che, nel ricordo di Scotellaro, a trent’anni dalla morte, si parlasse di ospedale e se ne parlasse a Tricarico.
Mi telefonò, mi espose la sua idea e, sapendo della mia amicizia con l’on. Danilo Morini, che era stato relatore della legge di riforma sanitaria, mi chiese che gliene parlassi e lo sollecitassi a intervenire a Tricarico.
Morini accettò. Come risulta dall’accennata nota, il convegno di Tricarico si svolse in locali del palazzo ducale il 2 febbraio del 1984, con relazioni dell’on. Morini e degli assessori alla sanità delle regioni Puglia e Lucania, e mia. Forse ci fu qualche altro intervento, ma non ricordo; e si concluse con una tavola rotonda, che non ricordo come fu organizzata. Gli atti del Convegno di Tricarico, come si è già capito, non sono stati pubblicati.
Vent’anni dopo il cinquantesimo anniversario della morte di Scotellaro fu commemorato a Tricarico con un importante e interessante convegno di studi dal titolo «Scotellaro scrittore. Storicità e attualità di una esperienza». Nelle tre giornate di lavori furono pronunciate relazioni, interventi e indirizzi di saluto e intervennero critici letterari, linguisti, storici, economisti, sociologi, antropologi, editori, scrittori, giornalisti, intellettuali militanti e uomini politici, che indagarono su situazioni di contesto e aspetti particolari riguardanti il dopoguerra nel Sud e gli orizzonti della modernità, il contadino e il latifondo, la condizione dell’intellettuale, le implicazioni socio-antropologiche, la cultura poetica tra ermetismo e neorealismo, la rappresentazione dell’identità tra autobiografia, racconto e cinema-teatro, i codici linguistici all’incrocio di cultura alta e cultura subalterna, la fortuna in Italia e all’estero.
A chiusura della prima giornata, nel salone del Palazzo ducale, fu inaugurata la collettiva dei pittori Gerardo Corrado, Rocco Falciano e Mauro Masi di Potenza e di Michele Santangelo di Tricarico, intitolata «Omaggio a Scotellaro», che restò aperta fino al 23 maggio.
Come per la commemorazione del trentesimo anniversario non risulta pubblicato il … codicillo anticipato di Tricarico, per la commemorazione del cinquantesimo anniversario non risultano addirittura pubblicati gli Atti del Convegno, tranne una lodevole eccezione rappresentata dalla pubblicazione, a cura di Carmela Biscaglia, sul «Bollettino storico della Basilicata» della rielaborazione dell’intervento del prof. Thomas Stauder dell’Università di Erlangen-Norimberga, col titolo «Scotellaro in Germania», postata su Rabatana il 18. 11. 2001.
L’imparagonabile differenza tra le due mancate pubblicazioni non ha bisogno di spiegazione. Aggiungo, tuttavia, che nel primo caso, per quello che ricordo, la responsabilità risale interamente su alcuni relatori, che non si curarono di inviare a Mazzarone il testo scritto delle loro relazioni; per gli Atti del cinquantesimo pasolinianamente dico che io so il nome del responsabile, ma non ho le prove.
Gli Atti del trentesimo anniversario, come ho già detto, furono stampati da Basilicata Editrice a settembre del 1991. All’uscita del volume, feci appena in tempo a procurarmi il volume e portarmelo, con una discreta scorta di libri, a Bolzano, nel cui ospedale mi ricoverai. L’ospedale di Bolzano è in periferia e dalla finestra della mia stanza di degenza si vedevano, vicini, il fiume Isarco e Trento.
Un bella e brevissima poesia di Rocco Scotellaro, pubblicata da Franco Vitelli nella sua edizione di «È fatto giorno», parla di passeggiate a Trento, dove ha frequentato il secondo liceo e conseguita la maturità classica, in compagnia di Trudee, evidentemente giovanilissimo amore.
La ricordavo a memoria:
PASSEGGIATE
I nostri passi ricamano le luci
le luci d’oltre Isarco di Bolzano,
io e la Trude andavamo felici
tutte le sere di là mano a mano.
La sera, prima di addormentarmi, dopo aver letto alcune pagine degli Atti, guardavo, vicinissime, le luci di Trento, intravvedevo l’avvallamento del corso dell’Isarco, ripetevo mentalmente questi versi e salutavo Rocco con ironia: Buona passeggiata sotto le luci d’oltre Isarco di Trento. Saluti alla Trude.
3 Responses to Le luci d’oltre Isarco di Bolzano. Passeggiate tridentine di Rocco Scotellaro
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Quando mi è casualmente capitato tra le mani l’estratto che mi ha fatto ricordare il convegno di Tricarico sull’ospedale per il Trentesimo anniversario della morte di Rocco Scotellaro, e tutto quanto gira intorno, e la poesia Passeggiate, io ho pensato di radunare questi ricordi per concluderli col saluto a Trude, tacendo di un ricordo che, salutandola, mi auguravo non la riguardasse.
Il ricordo che ho taciuto è l’omicidio di una ragazza altoatesina compiuto una settantina di anni fa. Avevo letto qualche tempo addietro un amaro resoconto sulla barbarie del femminicidio, dove si diceva che, per l’appunto una settantina di anni prima una ragazza di venti anni, di nome Geltrude chiamata Trude dai familiari e dagli amici, era stata violentata e uccisa, e il suo corpo era stato abbandonato in un bosco. Questa Trude aveva due o tre anni più di me, e questa sua maggiore età l’avvicinava all’età di Rocco, sicché sarebbe potuta essere la Trude delle passeggiate diRocco, una ragazza che mi pareva di conoscere. Trude aveva vent’anni, faceva la maestra e si recava a piedi a scuola, in una zona lontana e isolata. Fu barbaramente aggradita, violentata, uccisa, e gettata tra i cespugli di un bosco. È uno strazio sapere di queste barbarie, ma ti colpisce di più sapere che hanno colpito una persona che ti è più vicina: che conosci, che abitava nel tuo condominio, nel tuo quartiere, nel tuo paese; lo strazio si va placando quanto più la vittima si allontana: non la conosci, non conosci il nome, abitava in un’altra città, in un’altra regione, in un altro stato, in un altro continente.
La Trude di Rocco potrebbe essere ancora vivente, una persona anziana ultranovantenne. Salutandola, l’ho pensata ancora vivente, soprattutto ho escluso che fosse stata lei la vittima dell’efferato omicidio. Se la vittima fu un’altra ragazza, aveva lo stesso nome, la stessa età, abitava nella stessa zona, ma non andava mano a mano con Rocco “ricamando” le luci d’oltre Isarco di Bolzano. Era un’altra Trude, sconosciuta.
Bella e commovente questa tua nota su una parte della vita di Rocco che non mi era nota. Non fui nemmeno invitato a partecipare a quei due Convegni: e me ne rammarico moltissimo specie ora che sono agli ‘arresti domiciliari’ a causa dei miei 90 anni e 6 mesi. Ma sono intenzionato a resistere perché voglio godere quanto più è possibile della preziosisima ‘Rabatana’. Conclusione. grazie, caro Tonino e lasciati abbracciare dall’amico Gilberto.
Caro Gilberto, Grazie della lettura e dell’abbraccio, che l’amico Tonino ricambia con molto affetto. Con amicizia devo però contraddirti. Non è vero che non fosti invitato ai due Convegni. A primo, per il Trentesimo anniversario partecipasti con una relazione su “I contadini del Sud: un esempio di analisi sociologica”; al secondo Convegno, per il Cinquantesimo, partecipasti col famosissimo intervento su “Pastrani e montgomery”. Ti riabbraccio, Tonino