Pubblico con una certa emozione questa presentazione del Meridiano Mondadori dedicato a John Keatz di Piero Boitani.Non so se comprerò il Meridiano: se mi deciderò, dovrò essere sicuro di avere le forze (sempre più scarse) e il tempo (che le scarse energie rendono sempre più corto) di leggere le 1.500 pagine che lo compongono.
Sarebbe bello leggerlo con l’Oscar Baobab con tutte le opere di Rocco Scotellaro, del quale non si riesce a capire nulla della data di uscita, segnata al … 1099!
Jhon Keatz, poeta grandissimo, il più grande poeta del romanticismo inglese, morì a 26 anni. Lessi sue poesie una sessantina e più di anni fa, era appena morto Rocco Scotellaro. Non manco mai, quando sono a Roma, di andare a piazza di Spagna per guardare la sua casa e la targa che lo ricorda. Nel lontano periodo che ho ricordato visitai la sua tomba al cimitero degli acattolici.
Buona lettura (a.m.)

Le tenere notti di Keats

Classici. il meridiano mondadori delle «opere» contiene tutte le poesie, le prefazioni a «endymion», le note sul «paradiso perduto» di milton e un’ampia scelta dell’epistolario

Piero Boitani

 

È il più miracoloso dei poeti romantici inglesi, colui che forma con Hölderlin e Leopardi la trinità poetica culminante dell’incipiente secolo XIX: quella che ancora, nel XXI, ci parla e ci afferra in un vortice di parole indimenticabili. Muore a 26 anni, John Keats, a Roma, dopo avervi vissuto, e a Roma è sepolto, nel cimitero degli acattolici comunemente chiamato «dei Protestanti», sotto la Piramide Cestia – in compagnia di Shelley, Gregory Corso, Gramsci, Gadda, e tanti altri – sotto la celeberrima lapide che dichiara: «Here Lies One Whose Name Was Writ in Water»: qui giace uno il cui nome fu scritto nell’acqua. Il Meridiano delle sue Opere è assai corposo: ne contiene infatti tante, tutte le poesie, le prefazioni a Endymion , le note sul Paradiso perduto di Milton, persino un’ampia scelta del suo epistolario (il suo vero zibaldone, come a ragione sostiene la curatrice). In più, il volume si può vantare di una «Cronologia» di settanta pagine che è una vera e propria biografia, raccontata a perfezione, in tutti i dettagli salienti, viva e appassionata; e di un saggio introduttivo complesso e splendido, un capolavoro di ragionamento critico-filosofico che molto spesso sopperisce al commento e nel quale la vita e la poesia si intrecciano, e anzi la vita si fa poesia, e la poesia crea la vita: è la vita. Procedo però con un minimo di ordine. Nelle sue prove più brevi Keats è in preda a uno stupore primordiale – quello che emerge da una lettera piena di versi del luglio 1818 indirizzata alla sorella dalla Scozia – e ha bisogno di un qualche oggetto esterno, letterario o artistico, che lo stupisca e accenda la sua immaginazione: nascono così, tra il 1816 e il 1819, i formidabili sonetti Primo sguardo all’Omero di Chapman , Guardando i marmi di Elgin , Un Sogno dopo aver letto di Paolo e Francesca , Seduto a rileggere «Re Lear» . Omero (nella traduzione tardo-cinquecentesca di Chapman, non in quella settecentesca di Pope), Dante (nella traduzione di Cary, che Coleridge aveva decretato suprema), e Shakespeare, tutta la tradizione rappresentata dai tre vertici della poesia d’Occidente: con l’aggiunta dei marmi del Partenone appena approdati in Inghilterra, uno dei capolavori sommi dell’arte greca. Il primo sonetto, sull’ Omero di Chapman , il più antico (1816) e forse il più bello, ci servirà d’esempio. Keats vi racconta di avere molto viaggiato «nei reami d’oro» e di avere molto errato tra «le isole d’Occidente», che «i poeti possiedono in feudo da Apollo». Sono i regni della poesia “occidentale”, appunto, e di quella dell’ Odissea in particolare (Keats aveva passato la sera sino a tardi a leggere ad alta voce con un amico i passi «più famosi» dei poemi omerici nella versione di Chapman). Ma poesia e geografia paiono alleate nell’immaginazione, perché subito dopo il poeta scrive di avere spesso sentito parlare «d’una landa immensa» sulla quale Omero «dalla fronte fonda» regna come su suo esclusivo dominio (A Omero il poeta inglese dedica anche un altro sonetto). Subito dopo, però, Keats proclama di non averne mai respirato l’aria celeste e incontaminata – il «puro sereno» (l’espressione gli viene dal Dante di Cary e dal Libro VI dell’ Odissea ) – sino a quando non ha ascoltato Chapman «parlare alto e audace». Un’antica traduzione (il poeta non conosceva il greco) lo conquista e lo precipita nello stupore. Allora, infatti, si sentì come «uno che osservi i cieli», un astronomo, nel cui sguardo «nuoti», alla maniera di astrale cetaceo, un nuovo pianeta (Herschel aveva da poco scoperto Urano), oppure come Cortés (sbaglia, Keats: fu Balboa) spalancò gli occhi «d’aquila» sul nuovo Oceano, il Pacifico, «e tutti i suoi uomini / con folle domanda si guardarono, / silenti, su un picco a Darién». Omero e Dante, Chapman e Cary. Leggere poesia – questo regno sconfinato di Apollo, nel quale Omero non è però feudatario ma signore – è come scoprire l’America dopo averne sentito parlare, come contemplare per la prima volta il Pacifico, come lasciarsi invadere lo sguardo da un nuovo corpo celeste. Meraviglia, mito, poesia: sono l’essenza stessa del «pensare poetico» di Keats. Ma quel pensare è essere, come Nadia Fusini dimostra con il discorso ricchissimo del suo saggio introduttivo. Tanto per fare un esempio, in un altro sonetto miracoloso dello stesso periodo dei precedenti, When I Have Fears That I May Cease to Be , Keats dichiara di aver paura di morire prima di scrivere tutto quello che gli urge dentro, prima che «pile di libr… conservino il raccolto». Quando osserva di notte tra le stelle addensarsi gli enormi, nebulosi simboli di una favola sublime, teme di non aver vita sufficiente a tracciare le loro ombre con la magica mano della sorte. La vita occorre per fare poesia. Ma «il fare poetico, la vera poiesis , è per Keats una porta d’accesso alla realtà grazie all’insondabile profondità della parola poetica, che è parola che sprofonda nell’abisso del suo etymon ». È questa la «rivelazione ontologica» della quale parla la curatrice del volume, questo il significato recondito dei versi straordinari che aprono l’ Endimione e chiudono l’ Ode su un’urna greca , rispettivamente con un’affermazione apodittica e una tautologia: «Una cosa bella è una gioia per sempre»; «Bellezza è verità, verità bellezza». Vengono, infatti, Endimione , il frammento di poema epico su Iperione , Sonno e poesia , La Belle Dame Sans Merci , e le grandi odi, A Psiche , Sulla malinconia , Sull’indolenza , e soprattutto le tre straordinarie All’autunno , All’usignolo e Su un’urna greca , tutte del 1819, quando sgorgano dall’anima di Keats come unica irrefrenabile «sonata» (Fusini). Il poeta, che ama Mozart, Händel e Haydn, tenta di rivaleggiare, qui, con la musica, e la forza dell’ispirazione e delle parole prorompe potente, spontanea, come in una composizione mozartiana. Infatti, nell’ Ode all’usignolo – forse quella che amo di più – «si esplora ancora più a fondo e in modo ricco e contraddittorio, attraverso una spessa rete di rimandi e di contrasti, l’affinità tra musica e poesia, suono e materia, il sacro e la sua matrice originaria». Per di più, dalla seconda stanza in poi, l’ode pare a tratti seguire una struttura a contrappunto, una fuga, con parole o versi della strofa precedente ripresi e sviluppati in quella successiva: «e svanire con te nel fitto bosco» – «lontano svanire, e dissolvermi, e scordare»; «lontano» – «Lontano, lontano!»; «dei marosi in terre dimenticate» – Dimenticate!». Un longing , uno struggersi protratto sino allo spasimo, e poi sospeso, rilanciato, dismesso nell’abbandono, nell’ombra della morte: si coagulano in versi ed espressioni che colgono l’essenza delle cose e della poesia. «Ascolto qui nel buio… / e magari la luna è sul suo trono, / da tutte circondata le sue stellari fate». Ecco, Keats vola all’usignolo «sull’ali di Poesia, invisibili», lo insegue, lo perde infine. Tenera, davvero, è la notte.
___________
Opere John Keats a cura e con un saggio introduttivo di Nadia Fusini
Traduzioni di Roberto Deidier, Nadia Fusini e Viola Papetti,
Mondadori, Milano, pagg. CCXII +1477, € 68

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.