L’aggio tenuto sempe dint’ ’o core
stu pizzo ’e muntagnella sulitaria
e st’arravuoglio ’e frasche ch’è nu muro
ca m’annasconne addó fernesce ’o mare.
Ma si m’assetto e guardo i’ me figuro
’na luntananza ca nun tene fine,
’nu silenzio ca mai nisciuno ha ’ntiso,
’na pace ’e Dio ca manco mparaviso.
Troppo pe’ n’ommo, quase fa paura.
E quanno ventulea mmiez’ a ’sti fronne
chillu silenzio ca me dà ’o scapizzo
cu ’sta voce d’ ’o viento se cunfronna
e me veneno a mente ’e ccose eterne
’nzieme cu chelle ca se so’ perdute
e penzo ’e tiempe ’e mo e ne sento ll’eco.
Cu ’o penziero me sperdo int’ ’o sprufunno
e doce doce me ne vaco ’nfunno.

AMO NAPOLI E HO NOSTAGLIA. LEGGIAMO IL CANTO DI LEOPARDI

Sempre caro mi fu quest’ermo colle,

E questa siepe, che da tanta parte

Dell’ultimo orizzonte il guardo esclude.
Ma sedendo e mirando, interminati
Spazi di là da quella, e sovrumani
silenzi, e profondissima quïete
Io nel pensier mi fingo  , ove per poco
Il cor non si spaura. E come il vento

Odo stormir tra queste piante, io quello

Infinito silenzio a questa voce
Vo comparando: e mi sovvien l’eterno,
E le morte stagioni, e la presente
E viva, e il suon di lei. Così tra questa
Immensità s’annega il pensier mio:
E il naufragar m’è dolce in questo mare.
 

8 Responses to Versione napoletana dell’Infinito di Giacomo Leopardi

  1. Angelo Colangelo ha detto:

    Il napoletano, da ritenersi più che dialetto una lingua universale, credo che sia una lingua “naturaliter” poetica, per la sua musicalità. E non solo. Se si aggiunge l’estro creativo, proprio dell’indole dei napoletani, non ci si può meravigliare di opere poetiche di assoluto valore, come quelle di Salvatore Di Giacomo, di Eduardo e di molti altri. Questa stupenda versione del celeberrimo idillio leopardiano ne è una bella conferma. Ciao, Antonio, e buona domenica.

    • Antonio ha detto:

      Caro Angelo, Non vorrei essere stato frainteso. Non potresti non sapere che sono in tutto e per tutto d’accordo con te, tant’è che ho pubblicato su Rabatana la versione napoletana dell’eterno inno leopardiano. Poi mi è sembrato giusto pubblicare anche il testo di questo, per evitare altro genere di fraintendimenti nella ricorrenza del duecentesimo anno della composizione del canto.
      Caso più tranquillo, secondo me, perché contrario sarebbe Quann nascette Ninno a Betlemme. L’orginale napoletano e il derivato italiano, Tu scendi dalle stelle, sono dello stesso autore, sant’Alfonso de’ Liguori; e poi la versione napoletana la considero più spirituale e più poetica.

  2. Angelo Colangelo ha detto:

    Nessun fraintendimento. Hai fatto bene a proporre a proporre il testo leopardiano, di cui ricordo una fine e illuminante analisi, di alto livello filologico, di Salvatore Battaglia,mio docente di letteratura italiana all’Università di Napoli.E’ inserita nel bel saggio “L’ideologia letteraria di Giacomo Leopardi”, edita da Liguori.
    Ancora un caro saluto, Angelo

    • Antonio ha detto:

      Grazie. Approfitto di questo spazio per infotìrmarti che il 25 p.v. l’Oscar Baobab con tutte le Opere di Rocco Scotellaro sarà nelle librerie. L’ho prenotato e intanto sto lavorando. Dovrei finire entro il 17 luglio, perché il 18 andrò in ferie sul Renon, dove mi dedicherò al più assoluto dolce non far niente. Appena pronto, spero entro il 25 luglio, ti manderò il mio “contenitore” della “recensione” del Baobab.
      Buona domenica, Antonio

  3. Rachele Ubaldo ha detto:

    Su Rabatana c’è sempre da imparare.
    Grazie e buon lavoro.

  4. Desiderio ha detto:

    Bellissima traduzione. Vorrei solo sapere il significato di scapizzo.
    Grazie

    • antonio-martino ha detto:

      Lo scapizzo è il colpo di sonno, col repentino reclinare della testa e immediato risveglio. Credo che in napoletano si dica: scapuzzoliare.

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