Ovviamente Stalin non è mai andato dal Papa in Vaticano. Si tratta del racconto inedito di un autore “di culto” estratto da «Il Grande Incontro» di Guido Morselli, De Piante Editore, Busto Arsizio, pagg. 34, € 30, che sarà in libreria dal 4 ottobre. Scritto probabilmente nel 1955-56, rimasto inedito fino a oggi, faceva parte della raccolta «Racconti brevi». L’inedito è pubblicato sul Domenicale del Sole 24 Ore del 29 settembre scorso.
Guido Morselli è stato uomo inedito da vivo ed è fantasma letterario da morto. Pochi mesi dopo aver scritto l’ultimo dei suoi tanti libri, Dissipatio H.G. (dove H.G. significa Humani Generis), e non essere riuscito a pubblicarlo, ultimo di una lunga serie di romanzi rifiutati, Morselli si toglierà la vita. La mattina del 31 luglio 1973, qualche ora prima di suicidarsi, Morselli aveva trovato nella cassetta della posta due manoscritti del volume, respinti dagli editori. A volte, l’industria editoriale, pur così attenta a fiutare e sfruttare casi letterari, cui manca spesso un intrinseco val0re, non si accorge di ciò che rifiuta. Guido Morselli, suicidandosi, fu vittima in primo luogo delle sue turbe esistenziali, ma certamente anche di questo tipo di abbaglio dell’industria editoriale. Ha conosciuto un riconoscimento postumo, promosso dalla clamorosa circostanza del suicidio. Una beffa. La vita ha negato a Morselli il giusto riconoscimento, la morte gliene ha regalato uno che è letteralmente ingombrante: fa ombra alla sua opera e alla capacità di leggerla per quello che è.
Un libro di 34 pagine che costa 30 euro! Forse è un errore, ma probabilmente non lo è. Non voglio sapere prima, e non ho fatto alcuna ricerca su internet, aspetto, per sapere, di avere il libro in mano il 4 ottobre, che è solo dopodomani.
Penso che «Il grande incontro» sia il terzo romanzo “ucronico” di Morselli. Gli altri due sono «Contro passato prossimo» (1975), nel quale immagina che la prima guerra mondiale sia stata vinta, retrospettivamente, dagli Imperi centrali, e «Roma senza papa» (1974), in cui s’immagina il futuro della Chiesa cattolica alla fine del Novecento, sotto un papa irlandese, Giovanni XXIV, che ha abbandonato il Vaticano per vivere in una villetta a schiera a Zagarolo.
L’ucronia (u-kronos, senza tempo, analogamente a u-topia, senza luogo) è la sostituzione di avvenimenti immaginarî a quelli reali di un determinato periodo o fatto storico (per es., la situazione europea se Napoleone avesse vinto a Waterloo o se Hitler avesse vinto la seconda guerra mondiale).
Ora pubblico l’inedito e tornerò a scriverne dopo aver comperato e letto «Il Grande Incontro», di cui ecco la copertina.

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Pallido e con la fronte un poco madida, ma calmo, quasi freddo, il Personaggio in bianco aveva lo sguardo al crocifisso ritto all’angolo della scrivania. Ascoltava. «Non ci sono ostacoli, – ripeté l’altro. – Ma il regime ha bisogno di consolidarsi. La penetrazione universale delle nostre ideologie, l’estensione, la rapidità delle nostre conquiste, sono indubbiamente fattori positivi. Ma non bastano. È della loro consistenza, della loro durata che io voglio assicurarmi. Ciò che Vi offro è una conciliazione “de facto”, ciò che Vi chiedo è una consulenza. I nostri due governi, in realtà, si assomigliano.» Senza volger la testa il primo Personaggio proferì, adagio: «Che ci può esser di comune, fra la Cattedra di Pietro ed un governo fondato sulla sopraffazione e l’iniquità, disposto alla violenza sacrilega…» «Parecchio di comune, – asserì l’altro, temerariamente. – La ecumenicità. L ’intransigenza. E poi la patologia: le eresie, gli scismi. Notate le affinità fra il deviazionismo trotzkista e il giansenismo, fra Tito ed Enrico VIII, i due scismatici per prurigine d’autonomia. Il papato è sempre uscito vittorioso dalle sue crisi; lo so. Ed è per ciò che io sono qui, a proporre un patto di reciproco riconoscimento delle nostre sfere d’interessi, e a domandare la Vostra collaborazione amichevole. Mi sono servito dei tecnici americani e degli scienziati tedeschi; attingerò adesso all’esperienza, all’abilità delle Vostre gerarchie. V.S. non mancherà di apprezzare la mia schiettezza. Vorrei che mi prestasse, con tutte le cautele del caso, una missione di esperti, scelti, per intanto, fra i dirigenti della Propaganda Fide e della Segreteria di Stato. Sulla nostra discrezione, ermetica, V.S. faccia pieno assegnamento; in questo campo, nessuno ci eguaglia. Non posso negare che il mio governo stia lottando contro difficoltà interne di una considerevole gravità. Se riusciremo a vincerle, tanto meglio. Altrimenti, occorrerà un diversivo; a qualunque costo. Mi spiego? Con la sua adesione V.S. può scongiurare una catastrofe.» «Non tenterete il Padre Vostro. È scritto.» Nel tono in cui la citazione venne pronunciata erano amarezza e collera, ma anche decisione irremovibile. «Si apre fra di noi la via a una coesistenza pacifica, – ribatté l’altro tormentandosi i grossi baffi cespugliosi. – Un rifiuto, significherebbe la guerra, a breve scadenza. La terza guerra. Se è vero che preferite la pace, dimostratelo!» La sinistra inanellata si levò in gesto di corrucciata protesta; era il gesto definitivo che fulminava in antico l’anatema, dannandolo sulla terra e per l’eternità. Ma la mano ricadde subito e si posò sulla scrivania, ove col moto lieve delle dita sembrò accompagnare le parole che seguirono, placide, soavi persino, di una soavità che il loro significato rendeva inammissibile e assurda. «Avevamo sperato e invocato il prodigio di una resipiscenza, di un ritorno. E invece… invece, figliuolo, siete venuto per offendere, per minacciare un criminoso attentato alla libertà, alla vita medesima del Pastore. E per vieppiù sfidarCi, Ci ponete un dilemma che credete perentorio. Ma l’alternativa cui alludete esiste per il mondo, che vi si dibatte miseramente, nella sua vanità e infermità. Non esiste per la Chiesa di Cristo: per essa, la pace s’identifica col suo contrario. Santità è milizia, intrepida, fanatica milizia, al cui paragone impallidisce il dissennato zelo dei vostri adepti…» «In Polonia – disse l’altro – in Polonia e in Ungheria, la mia campagna antireligiosa vi sta sradicando.» «Voi lo dite, imprudentemente. Nel travaglio, nel dolore dei suoi membri la Chiesa si afferma e prospera. Le lacrime, il sangue incolpevole, la esaltano. Il desiderare la pace è proprio delle potenze terrene: Voi stesso ne avete bisogno e Ce la chiedete. Predicate la lotta ma ne avete paura. Mentre la Chiesa, non la teme, la sollecita, la cerca, la vuole!» «Ah, è così! – esclamò l’altro, genuinamente sorpreso. – La vostra è una dottrina bellicosa, voi cercate la lotta! Non lo immaginavo. Ed è in questo la spiegazione dei vostri successi?» «I fasti della Chiesa sono opera di una sapienza onnipotente, – seguitò il Personaggio in bianco, con vivacità ora, e quasi con baldanza. – Ma la vostra supposizione, anche se maliziosamente ispirata, non erra del tutto, signor Maresciallo.» Il visitatore si levò in piedi, mosse qualche passo, concitatamente. «Il mio paese è abbastanza forte da far arrivare le sue armate sin qui in pochi giorni. Questo vostro palazzo non sarebbe risparmiato. Non abbiamo scrupoli superstiziosi, noi. Non faremmo come i tedeschi. Sappiatelo.»

 

3 Responses to Quando Stalin andò dal Papa in Vaticano

  1. Antonio ha detto:

    Una bestialità di Wikipedia. Due romanzi di Morselli riguardano il partito comunista: Incontro col comunista e Il comunista. Calvino lesse con interesse il manoscritto de Il comunista e ne apprezzò alcuni pregi ma rifiutò la pubblicazione sostenendo che le parti dove si raccontava il partito erano fasulle, lui quell’ambiente, scrisse a Morselli, lo conosceva ed era diverso. La lettera del NO di Calvino è stata da qualcuno definita un delitto editoriale. Ne riporto un brano:
    […] direi che ci vorrebbe più consapevolezza dell’operazione linguistica che sta facendo; dove ogni accento di verità si perde è quando ci si trova all’interno del partito comunista; lo lasci dire a me che quel mondo lo conosco, credo proprio di poter dire, a tutti i livelli. Né le parole, né gli atteggiamenti, né le posizioni psicologiche sono vere. Ed è un mondo che troppa gente conosce per poterlo “inventare”. Qui è la grande delusione a cui necessariamente va incontro il “genere” che Lei ha scelto, il romanzo di rappresentazione quasi fotografica d’ambienti diversi, il romanzo storico-privato.
    Certo è difficile pensare che un autore come Morselli, un solitario che conduceva dall’eremo di Gavirate una battaglia editoriale destinata allo scacco esistenziale, la battaglia per esistere in quanto individuo singolo e pensante, in quanto scrittore, potesse uscire con un romanzo sul comunismo in una casa editrice di sinistra come Einaudi, considerata un punto di riferimento per il Pci. Ferranini (il comunista protagonista del romanzo) sentiva l’inutilità di lottare: «Ferranini tornò alla Camera, sempre più odorosa di trementina, sempre più verbosa, borghese e superflua». E ancora: «In Italia la gente vive di chiacchiere, si consuma in chiacchiere. Tutto finisce in chiacchiere, che razza di un paese».
    Wikipedia, nella biografia di Morselli, ha inserito un commento su Il comunista del tutto infondato: sostiene che lo scrittore non riuscì mai a pubblicare e fu boicottato dall’ambiente editoriale perché in particolare in questo romanzo traccia positivamente la figura di un partigiano e allora la Democrazia cristiana demonizzava i partigiani. Una vera bestialità: se Morselli pagò uno scotto ideologico-letterario fu tutt’al più – come dimostra Il comunista e il commento di Calvino – di segno politico opposto.

  2. Rachele ha detto:

    Non oso entrare in questa controversia ideologico – letteraria tra Wikipedia,Calvino e Martino. Chi sono io a confronto?
    Oltretutto, non ho mai letto un libro di Guido Morselli.
    Mi limito a quanto ho scoperto sul suo libro “Incontro col comunista”, storia d’amore fra un operaio metallurgico e una signora borghese nella Milano dell’ultima guerra.
    Forse Lina Wertmüller ne ha tratto ispirazione per “Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare d’agosto” con Giancarlo Giannini e Mariangela Melato?
    Non ho trovato conferma.

    • Antonio ha detto:

      Nessuna controversia. E Martino non c’entra per nulla. E’ un fatto che Calvino bocciò pesantemente “Il comunista” di Morselli e ne vietò la pubblicazione, ed è un fatto che a Wikipedia non c’è stato nessuno che avesse letto né il romanzo né Calvino. Martino ha semplicemente riferito i fatti. “Incontro col comunista” parla di un rapporto personale e non ho mai saputo né pensato che abbia ispirato il film della Wertmüller, cosa che potrebbe ben essere.

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