Venerdì 4 ottobre, alle ore 18, presso la Biblioteca Civica del Comune di Varese – annunciato come un altro grande appuntamento per scoprire Guido Morselli – è stato presentato da Linda Terziroli, curatrice del volume e autrice della prima biografia dedicata a Morselli, “Un pacchetto di Gauloises” (Castelvecchi, 2019), Silvio Raffo, poeta, scrittore, critico letterario, traduttore e docente di italiano, e Luigi Mascheroni, giornalista e docente di Teoria e tecnica del linguaggio giornalistico all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano , il racconto inedito IL GRANDE INCONTRO di Guido Morselli, pubblicato dalla Casa Editrice De Piante di Busto Arsizio.
Chiudo l’anticipazione dell’estratto pubblicato sul Domenicale del Sole 24 Ore del 29 settembre e ripresa da questo blog con l’ultimo post, che, per il vero, ha suscitato scarso interesse, riportando alcuni brani da Internet. Richiamo l’attenzione sull’estratto della postfazione.

IL LIBRO
Nel 1950, anno giubilare, papa Pio XII, nascosto sotto l’epiteto “il Personaggio in bianco”, e Iosif Stalin – inconfondibile pur dietro le spoglie del “Signor Maresciallo” -, «potenti fra i potentati, venerati fra le maestà della Terra, viventi emblemi per innumerevoli moltitudini» si incontrano, segretamente, a Roma.
Il gran khan sovietico propone al Santo Padre un’alleanza demoniaca, dal nitore apocalittico, tra Russia e Vaticano. Un sosia di Pio XII condotto da Mosca per concludere l’affare funge da sinistra icona dell’antipapa.
“Il grande incontro”, di allucinata bellezza, è un corrosivo j’accuse contro lo stalinismo, vera e propria “religione di Stato” («I nostri due governi, in realtà, si assomigliano»). Stalin è stilizzato con tratti grotteschi – «i grossi baffi cespugliosi», «gli occhi neri e aguzzi… furbeschi e insolenti» -, mentre con aguzza fiammata mistica è definito il carisma della Chiesa: «Nel travaglio, nel dolore dei suoi membri la Chiesa si afferma e prospera. Le lacrime, il sangue incolpevole, la esaltano. Il desiderare la pace è proprio delle potenze terrene: Voi stesso ne avete bisogno e Ce la chiedete. Predicate la lotta ma ne avete paura. Mentre la Chiesa, non la teme, la sollecita, la cerca, la vuole!».

L’ESTRATTO
Gli occhi neri e aguzzi dello straniero ammiccarono furbeschi e insolenti. Il suo paese, anzi l’orbe comunista, era pronto; null’altro che un ordine suo per dispiegarne la smisurata potenza. Soldati, carri armati, aereoplani, sommergibili, armi speciali; termini e cifre del formidabile elenco scanditi spietatamente, tranquillamente. «Questo non è che un aspetto della nostra forza. Noi possiamo giungere ovunque, e osare tutto. Il nostro non è soltanto il più vasto impero che l’umanità abbia visto; impiega la più sottile, la più audace prassi politica. Il vostro Machiavelli è stato superato, – concluse il visitatore, sorridendo di nuovo. – Vostra Santità mi consente di presentarLe qualcuno del mio seguito?». L’ufficiale che fece il suo ingresso e si trattenne immobile sugli attenti era un uomo d’alta statura, magro, dal naso aquilino e affilato, su cui poggiavano occhiali a stanghetta. Un comando fu dato; con poche, rapide mosse, l’ufficiale si liberò del suo lungo pastrano, sciolse una tonaca bianca che indossava sotto di esso, e che scese a ricoprirgli i piedi. Sua Santità mise un fievole grido: davanti a sé aveva, precisa, allucinante, la propria immagine. L ’ombra luttuosa di Felice V, evocata dalla frode diabolica, calò e per un istante fu quarta allo straordinario convegno. «V.S. mi perdoni, – seguitò il visitatore, appena sarcastico. – Dimitri Ivànovic, ex-gesuita e Vostro sosia perfetto, potrebbe essere da oggi il vero, l’unico papa; mentre V.S. mediante un’iniezione affatto indolore, che Dimitri stesso eseguirebbe, mi accompagnerebbe docile a Mosca. Ma mi sono permesso questa dimostrazione, semplicemente per provarVi l’efficienza dei nostri metodi, e che non ci sono ostacoli capaci di fermarci.» Un comando, e Dimitri, rivestita la sua divisa, uscì «La sostituzione, lo ammetto, non sarebbe senza inconvenienti. Meglio un’intesa con l’autentico papa di Roma, la sola autorità che validamente compete con la mia… V.S. mi ascolta?» Pallido e con la fronte un poco madida, ma calmo, quasi freddo, il Personaggio in bianco aveva lo sguardo al crocifisso ritto all’angolo della scrivania. Ascoltava. «Non ci sono ostacoli, – ripeté l’altro. – Ma il regime ha bisogno di consolidarsi. La penetrazione universale delle nostre ideologie, l’estensione, la rapidità delle nostre conquiste, sono indubbiamente fattori positivi. Ma non bastano. È della loro consistenza, della loro durata che io voglio assicurarmi. Ciò che Vi offro è una conciliazione “de facto”, ciò che Vi chiedo è una consulenza. I nostri due governi, in realtà, si assomigliano».

L’ESTRATTO DALLA “POSTFAZIONE”
Il racconto “Il grande incontro” mette in scena, come detto, un incontro segreto fra Stalin e Papa Pio XII: incontro che non ha mai ha avuto luogo, ma possibile.
Un’udienza che Stalin desiderava, come sostiene il professor Matteo Luigi Napolitano, docente di Storia delle relazioni internazionali all’Università del Molise, sulla scorta di un verbale di 40 cartelle, fino a oggi inedito, in cui sono messi, nero su bianco, i resoconti dei colloqui che attestano l’offerta di Stalin.
A fine febbraio 1953, in piena Guerra Fredda, il Maresciallo prima di morire (una settimana dopo, il 5 marzo 1953), avrebbe tentato un riavvicinamento tra la Santa Sede e l’Unione Sovietica. Morselli, dunque, poteva – secondo Napolitano, biografo di Pio XII – essere a conoscenza del tentativo diplomatico di incontro tra le due altissime personalità. Lo scenario, non così lontano dalla realtà, in questo caso, è un’ipotesi retrospettiva possibile, anzi probabile. «Se la politica è l’arte del possibile, la storia è la scienza del probabile», dice Morselli, riprendendo Edward Gibbon.

 

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