Votare no al referendum del 29 marzo è una medaglia al valor civile

Nessuna forza politica ha il coraggio di battersi contro il taglio dei parlamentari, la riforma populista e popolare che chiude la campagna contro la casta e avvicina l’obiettivo dei grillini di smantellare la democrazia rappresentativa

(Editoriale del giornale digitale LINKIESTA del 19 febbraio 2020, a firma di Christian Rocca. Lo condivido in tutto e per tutto e quindi lo pubblico.)

Come ad Achille Lauro a Sanremo della riforma della Costituzione non frega niente a nessuno, visto che non c’è di mezzo Matteo Renzi. Eppure il 29 marzo gli italiani saranno chiamati a votare per il quarto referendum costituzionale della storia repubblicana (2001, 2006 e 2016 i precedenti), certamente il più grottesco e il più pericoloso di sempre perché il tema del quesito non è la modifica dei rapporti tra Stato e Regioni o della seconda parte della Costituzione o del bicameralismo perfetto, tutta roba seria e ragionata, ma il taglio lineare dei parlamentari, da 630 a 400 deputati e da 315 a 200 senatori contro il quale in questi tempi impazziti nessuno ha il coraggio di fare l’unica cosa giusta da fare, né l’opposizione né Renzi né tantomeno il Pd, ovvero intestarsi una nobile battaglia in difesa della politica e delle istituzioni repubblicane, pur sapendo andare incontro a una disfatta senza precedenti. Ma è una cosa che va fatta, anche a costo di essere soltanto in dodici, come i professori che nel 1931 si rifiutarono di giurare fedeltà al fascismo. A dire di no, in questo caso, non si rischia niente, cosa che rende ancora più necessario e urgente farlo.

Dietro questa misura demagogica e apparentemente innocua di voler ridurre il personale politico non c’è un’idea di riforma dello Stato né alcunché di elevato, ma soltanto una visione meschina della politica e una volontà punitiva nei confronti della democrazia parlamentare. Casaleggio padre aveva l’obiettivo di sostituire la democrazia rappresentativa con una piattaforma digitale di sua proprietà, l’erede Casaleggio immagina un futuro senza parlamenti e molta blockchain [letteralmente “catena di blocchi”], l’intendenza grillina viola palesemente l’articolo 67 della Costituzione imponendo ai tanti agenti Catarella mandati in Parlamento un vincolo di mandato e di obbedienza al volere della piattaforma, con tanto di contratto e di penali.

Il taglio dei parlamentari è il compimento della campagna contro la casta cominciata nella piazza bolognese del vaffa e nella sala Albertini di Via Solferino, l’unico grande successo politico di questa manica di menteccati e dei loro volenterosi complici dell’establishment. Vinceranno, hanno già vinto. Votare no il 29 marzo, però, è una medaglia al valor civile. Not in my name, stronzi.

 

2 Responses to Referendum costituzionale del 29 marzo. Voto NO. Not in my name

  1. Rachele ha detto:

    È demagogia pura. Me ne convincevo ancor più stamattina ascoltando la radio. Prenderò anche io questa medaglia al valor civile.

    • Antonio Martino ha detto:

      Christian Rocca ha ben spiegato cosa c’è dietro questa misura demagogica e perché votare NO è l’unica cosa giusta da fare, pur sapendo di andare incontro a una disfatta senza precedenti, e non si ha il coraggio di farla.

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