Coronavirus, Castagnetti: “Non è da statisti appellarsi al popolo tedesco, Calenda mi ha bloccato su Twitter”

Parla l’ultimo segretario del Partito popolare: “Sbagliata la lettera sulla Frankfurter Allgemeine Zeitung. Ho paura come tutti, sento che la mia vita è ai tempi supplementari”.

di CONCETTO VECCHIO

2 aprile 2020


Pierluigi Castagnetti, Carlo Calenda l’ha bloccata su Twitter?
“Sì, perché ho scritto che l’appello al popolo tedesco sulla Frankfurter Allgemeine Zeitung non è da statisti”.

E lui si è offeso?

“Non accetta il dialogo, cosa vuole che le dica”.


Adesso lui sostiene che non è vero.

“Ho provato tre volte a rispondere a un suo tweet, ma il sistema mi diceva che ero stato bloccato. Comunque, lasciamo perdere, per carità. Non voglio fare polemica”.

Barricato nella sua casa di Reggio Emilia, Pierluigi Castagnetti, 74 anni, l’ultimo segretario del Partito popolare ingaggia battaglie culturali sui social. L’altro giorno ha criticato la lettera a pagamento promossa sul quotidiano di Francoforte dall’europarlamentare Calenda e sottoscritta da alcuni amministratori bipartisan, da Bonaccini a Sala, da Merola a Toti: esortava i tedeschi alla solidarietà verso di noi.

Perché l’ha definita “un errore clamoroso”?

“Rappresenta un’interferenza nei confronti del nostro governo che sta trattando per gli aiuti. Non è esattamente una missiva di alto livello”.

Non è un punto di vista legittimo?

“Sì, ma non si fa un appello al popolo. Qui si chiede ai tedeschi di non seguire l’esempio dell’Olanda, che ha mostrato “mancanza di etica e di solidarietà”. E si finisce per provocare non uno, ma due Paesi con diritto di veto. Ho poi trovato offensivo quel riferimento ai debiti di guerra della Germania”.

Anche la Germania venne aiutata nel Dopoguerra.

“Sì, ma è un tema su cui c’è un’ipersensibilità tedesca, e sul quale vi è stata una cesura della storia. Soprattutto si dimentica che anche noi fummo tra le potenze sconfitte”.

Insomma, è stato un appello ingenuo?

“Privo di intelligenza storica, più che altro”.

Come valuta l’azione del nostro governo?

“Difficile pensare che potesse fare di più, in questa situazione dificilissima, tragica. Non ho sentito idee rivoluzionarie dall’opposizione. Qualcuno reclamava più soldi, sono richiami giusti, anche se chi governa poi deve sempre fare i conti con la realtà”.

Noi abbiamo deciso sin da subito di tutelare la vita umana.

“Perché si è deciso di ascoltare gli esperti. Una scelta che hanno fatto tutti, anche quelli che inizialmente avevano imboccato una strada diversa”.

Lamentiamo 14mila morti. Cosa è andato storto?

“Una volta che sarà cessata l’emergenza dovremo interrogarci. Siamo stati soltanto molto sfortunati oppure c’è dell’altro? La verità è che non eravamo pronti. Gli scienziati da almeno dieci anni mettevano in guardia da una pandemia, eppure nessun governo se ne è fatto carico”.

Lei ha letto Spillover?

“No, ma ho visto che Bill Gates diceva le stesse cose nel 2015. E’ stato un errrore strategico non ascoltarlo. Purtroppo questioni così rilevanti per l’umanità non finiscono mai stabilmente al centro del dibatitto politico”.

Il nostro sistema sanitario, al netto dell’impegno eroico di medici e infermieri, è inferiore a quello tedesco?

“Non saprei. Però ricordo che il figlio di Halmuth Kohl finì in ospedale a Monza, dopo un gravissimo incidente. Fu sul punto di morire. Lo salvarono. E Kohl si sperticò in lodi: “Ce l’avessimo noi una simile sanità”, gli ho sentito dire”.

Cosa ci rivela questa pandemia?

“Che mai, come in questa occasione, il potere ha mostrato tutta la sua impotenza. Non si può continuare, com’è avvenuto da almeno 40 anni a questa parte, con delle politiche del qui ed ora. Bisogna elaborare dei disegni strategici, avere orizzonti lunghi”.

I politici come se la stanno cavando?

“Piacciono meglio quelli che stanno in silenzio, perché rivelano una serietà maggiore”.
Il ministro Speranza parla poco.

“E lavora bene”.

Conte?
“Mi ha stupito. Ha una grande capacità di tenuta psichica, una forza interiore che non gli conoscevo. Il carattere è tutto nel momento in cui si governa il Paese in una simile tempesta. Noi cattolici crediamo alla grazia di Stato, ecco lui l’ha avuta”.

Finiremo sotto la tutela della Cina o della Russia?

“E’ un rischio che corre l’intera Europa. Se si sfascia la Ue saremo terra di conquista delle nuove potenze”.

Lei ha elogiato l’impegno della Bce.

“Hanno comprato 220 miliardi di titoli italiani, aumentabili. E’ tantissimo”.

La Lagarde però inizialmente ha sbagliato.

“Sì, sono stati fatti errori di comunicazione. Anche da parte di von der Leyen. Ma nella sostanza gli aiuti ci sono, e noi ne abbiamo bisogno più di tutti. Io continuo a pensare che gli Eurobond siano una soluzione”.

Non tira aria.

“La Merkel è alla vigilia di elezioni, ciò pesa. Se avessimo in passato lavorato per una maggiore armonizzazione delle politiche economiche e fiscali il tema della condivisione del debito sarebbe stato affrontato in maniera diversa”.

L’Europa è all’altezza di una simile tragedia?

“Mancano i grandi padri. Dopo Kohl, Mitterrand, Prodi o Delors nessun leader è stato al livello delle ambizioni che l’Europa richiede. Non ci servono statisti che si accontentino. L’Europa alla fine siamo noi. Rispecchia il volere dei singoli Stati, non dimentichiamolo”.

Ha paura per sé?

“Sento il rischio. Quindici anni fa ho avuto un infarto. Sono fragile. Ho timore, come tutti, ma ho anche la serenità di chi ha vissuto la propria vita, e che ora è ai tempi supplementari”.

Come vive questi giorni?

“Cerco di fare tutto con la massima prudenza. Esco solo la mattina presto, per comprare i giornali. Siamo tutti in fila, a distanza, con la mascherina, e aspettiamo che arrivi il nostro turno”.

 

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