AXEL MUNTHE: LA CITTA’ DOLENTE
L’EPIDEMIA DEL COLERA A NAPOLI DEL 1884
Il medico svedese Axel Munthe (Oskarshamm 1857-Stoccolma 1949), venuto a conoscenza durante un suo soggiorno in Lapponia dell’epidemia di colera scoppiata a Napoli, vi si reca rapidamente per offrire il suo aiuto.
LA CITTÀ DOLENTE, il cui titolo originale in inglese è Letters from a Mourning City [Lettere da una citta’ dolente], contiene le corrispondenze che Munthe invia ad un giornale svedese, “Stockholms Dagblad, durante la sua permanenza a Napoli negli ultimi mesi del 1884 e all’inizio del 1885. Munthe fa partecipi i lontani lettori della sua esperienza nei quartieri piu’ poveri e piu’ abbandonati della città, descrivendo quanto di inimmaginabile stia accadendo a tanti loro abitanti, ma insieme mettendo in evidenza l’abnegazione, gli atti quasi eroici di sacrificio che facevano per aiutarsi fra loro.
Ne emerge un’immagine di Napoli viva, sofferta, contradditoria, ma sempre dignitosa, come poteva costruirla uno scrittore che questa città’ amava e quindi capiva profondamente.L’inizio prova l’ amore dell’ autore per Napoli: «Non è nei momenti di gioia che si sente quanto abbiamo a cuore un amico, è piuttosto quando sappiamo che è infelice e nei guai che le voci segrete del nostro cuore parlano e danno espressione ai pensieri più silenziosi della nostra anima. Napoli è ora dolente, e perciò desideriamo affrettarci lì, come verso un fratello nel dolore, noi che siamo stati così felici qui, che abbiamo imparato ad amare questo popolo semplice, dal cuore caldo, colpito dalla miseria <… Se poi dovesse costarmi la vita, che importa?»
Munthe è famoso per la costruzione, sul promontorio più alto di Anacapri, sui resti di un’ antica dimora dell’ imperatore Tiberio, di Villa San Michele divenuta una Fondazione-Museo ricca di reperti romani, egizi, etruschi, ma anche scandinavi, inglesi, russi, con un giardino considerato come uno dei dieci più belli d’ Europa. La Fondazione, totalmente autogestita, svolge un’ intensa attività culturale, con un calendario fitto di mostre, concerti e spettacoli teatrali. L’avventura che portò alla sua realizzazione è raccontata nel libro “La storia di San Michele”, un volume che è anche uno dei più famosi best-seller internazionali, tradotto in 100 lingue e ristampato innumerevoli volte. Pubblicato nel 1929 (in Italia, da Treves nel 1932), Munthe lo scrisse su suggerimento di Henry James, durante lunghi periodi d’ insonnia, in procinto di diventare cieco; lui che aveva scritto: «la mia casa deve essere aperta al sole, al vento e alle voci del mare – e luce, luce, luce ovunque!». Psicologo acuto, nemico dei farmaci, ai quali preferiva l’ ipnosi e la musicoterapia, non disdegnò l’ eutanasia («nell’ impossibilità di aiutare un pazientea a vivere, si può almeno aiutarlo a morire»), Munthe resta un personaggio difficile da definire. “La storia di San Michele”, che egli si rifiutava di considerare un libro biografico, ce ne consegna tratti agiografici: racconta del suo amore per gli uccelli e gli animali in genere, della sua disponibilità a curare gratuitamente le persone più bisognose.
Torniamo alla Città dolente.
« Accanto al letto erano state poste due candele accese, e accanto a lei giaceva la bambina su un mucchio di stracci dentro a un cesto da pescatori. Era ancora viva, ma la vavama [nonna], che sedeva lì sgranando il rosario, sapeva come me che stava morendo, se di fame o di colera, era difficile dirlo. Mandai la vecchia a cercare del latte, ma tornò senza averne trovato. Mentre mi sforzavo di far capire alla vecchia nonna come io sempre più pensassi alla doppia diagnosi di colera e di fame – dall’aspetto della poveretta si capiva come sapesse bene il significato della parola fame -, entrò nella stanza Annarella. Guardò la creatura per un momento, mormorando “Poverina! Poverina!” poi la prese su dal cesto e con un gesto superbo che non dimenticherò mai si aprì la logora giacchetta e si portò la bambina al seno. In quello stesso momento suo marito entrò nella stanza; è stato timoniere e non c’è molto di cui abbia paura, ma del colera, sì, ne aveva, ed era venuto a portar via la moglie dalla casa infetta. Quando la vide con la bambina al seno impallidì; sapeva che era a rischio non solo la sua vita, ma anche quella del proprio figlio, sano, ma non disse niente, si fece solo in silenzio il segno della croce. Se mi ricordo bene, anche il dottore se lo fece».
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Ciao, possibile che il libro abbia il costo inaccessibile che leggo su internet?
Buon fine settimana
Buon giorno, Mimmo. 12 euro non sono un costo inaccessibile; il problema è che il libro non è disponibile. Forse qualche privato ha messo in vendita il suo libro usato, fidando che il nome di Axel Munthe possa indurre qualcuno a sborsare una cifra eccessivamente alta. Ho scritto al Libraccio se hanno disponibile una copia. Ciao! Buon fine settimana.