GROVIGLI D’OMBRA
a ROCCO MAZZARONE
I
Passi e ripassi, una vita
sotto l’arco consolare
con gli eroi scalfiti nella pietra.
Un sollievo la tua casa
nel labirinto dei ricordi.
Ti svegliavano all’alba
la tromba del fornaio
i galli, i riti del vicinato.
Quasi di nascosto
andavi incontro al giorno
nel solitario ascolto dei tuoi pensieri
che diventavano messaggi.
Nell’atrio consolare gli eroi
degli antichi trionfi
hanno subito l’offesa della fionda
l’innocenza dei fanciulli.
II
Hai chiuso gli occhi
nel cerchio del paralume
vestito di tutto punto
nel grigio che ti dona.
Non ti appartengono le scarpe
lucide e nere
l’ultima vanità per chi muore.
Il tuo passo, accorto
per non inciampare nei pregiudizi,
il passo di uno senza
appuntamenti, annotava presente
e futuro, mandava messaggi
tra grovigli d’ombra.
Sei andato via e le vecchie scarpe
sono ricomparse
con manciate di terra
che ti appartengono.
Ricevo da Mario Trufelli, con affettuosa dedica a Titina e a me (apprezzando moltissimo la precedenza di Titina), le ultime sue poesie pubblicate dalle Edizioni Osanna di Venosa nel volume L’Indulgenza del cielo, in copertina l’orologio del nonno di Mario e mio papanonno eletto. Gli telefono per ringraziarlo. Avevo già lette frettolosamente le poesie, avendo acquistato il volume in pdf, dopo che Mario mi aveva informato che mi aveva spedito il libro, ben conoscendo il cattivo funzionamento del servizio postale. Gli dissi che avrei pubblicato tutte le poesie su questo blog, non nell’ordine della pubblicazione, bensì secondo miei criteri; ciascuna poesia ogni due o tre giorni, per dare respiro ai lettori del blog e garantire a me e a lui, novantenni, con l’indulgenza del cielo, almeno quei 4-500 giorni necessari per portare a termine il lavoro. Gli anticipai che avrei annotato le poesie avvalendomi dei riferimenti della postfazione del prof. Franco Vitelli e che la prima poesia sarebbe stata Grovigli d’ombra dedicata a Rocco Mazzarone. Il titolo Grovigli d’ombra mi aveva richiamato il momento della morte di Mazzarone. Ci eravamo scambiati gli auguri di Natale di quel dicembre 2005 e dopo qualche giorno lo richiamai. Era il momento in cui stava morendo e, ora, leggendo la poesia che Mario gli ha dedicato, ho immaginato quali grovigli di ombre agitassero la mente del nostro comune amico in quel fatale momento.
Grovigli d’ombra di Trufelli, scrive il prof. Vitelli, è il profilo di un personaggio complesso, da romanzo e tale in effetti compare in Torre greca di Ann Cornelisen con le sembianze di Luca Montefalcone.
Quel mandare «messaggi / tra grovigli d’ombra» o cifrati, come altra volta Trufelli dice, coglie in pieno la personalità di Mazzarone che aveva fatto di sé un eroe della discrezione che nel silenzio tracciava con più acume di altri le vie del futuro. Il quale doveva poggiare sul filo di una virtuosa continuità capace di coniugare tradizione e progresso, guardando al passato con l’occhio sgombro dal pregiudizio. E quel vincolo di sangue col paese («Passi e ripassi, una vita /sotto l’arco consolare / con gli eroi scalfiti nella pietra») non ha impedito al medico-sociologo di Tricarico di essere cittadino del mondo, delle cui esperienze molteplici si faceva portatore per forme equilibrate di cambiamento.
Ho però qualcosa da notare sul romanzo di An Cornelisen – gran bel libro, testo di antropologia culturale più diffuso nelle università americane – un qualcosa ricordato nel mio Semi di melograno. Torregreca contiene il resoconto dell’esperienza di una assistente sociale americana, dell’Ohio, Anne Cornelisen, a Torregreca (Tricarico). La Cornelisen giungeva a Tricarico dopo la pubblicazione dell’Uva puttanella di Rocco Scotellaro, ma stranamente Scotellaro e la sua opera e la sua esperienza di animatore culturale e politico e di assistente sociale-sindacalista sono ignorate. Il racconto ruota attorno al personaggio di Luca Montefalcone (Rocco Mazzarone). Sul qualcosa accennai a Mazzarone nel corso di una delle nostre usuali conversazioni telefoniche, ma l’argomento non fu approfondito e fu rinviato tacitamente al mio ritorno a Tricarico in estate. E quando tornai a Tricarico non fu possibile parlarne. Mazzarone era turbato dal forte risentimento della vedova di un medico tricaricese, suo collega e amico, deceduto da non molto, per i riferimenti nel romanzo molto sgradevoli e gratuiti nei confronti del marito, dei quali la signora lo riteneva l’ispiratore. La mia famiglia e la famiglia del medico erano legate da antica amicizia e grande affetto e la vedova mi manifestava con forte emotività, piangendo, tutto il suo risentimento nei confronti di Mazzarone, al quale poi riferivo. E Mazzarone riteneva che la signora non avesse torto; certo non era stato l’ispiratore degli sgraditi riferimenti, ma riteneva che la vedova non avesse torto, che il suo risentimento fosse comprensibile e fondato. Altri grovigli di ombre nel suo animo.
3 Responses to GROVIGLI D’OMBRA
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Molto bello è il componimemto poetico che Mario Trufelli ha voluto dedicare al Professor Rocco Mazzarone, esaltando alcune qualità umane del grande medico e meridionalista tricaricese. L’autore dipinge un deilicato e suggestivo acquerello, in cui si riversano, e si leggono in controluce, sentimenti di affetto, di orgoglio, di nostalgia.
Preziosa è la tua nota di commento, che attinge allo scrigno inesauribile dei ricordi e aiuta a illuminare la vita della Tricarico del tempo che fu.
Angelo Colangelo
Ai versi
Non ti appartengono le scarpe
lucide e nere
l’ultima vanità per chi muore
Caro Antonio mi sono venuti i brividi e mi sono commosso fino agli occhi umidi perché io Carmela e i nostri figli gli abbiamo voluto bene per l’attenzione paterna e l’affetto che ci ha donato da quando erano appena nati.
Questo era don Rocco: voleva essere sepolto in pigiama! tanto era estremamente umile e la poesia lo sottolinea anche negli atteggiamenti della sua figura e tu hai voluto ricordare anche la sua sincera, quasi cristiana benevolenza verso chi magari gli aveva manifestato qualche risentimento e io conosco altri episodi di questa sua benevolenza, ma mi piace ricordare anche la sua dolcezza verso sua moglie Titina (formidabile mia amica) nel compiatirla di doverlo sopportare nelle sue scorribande con conoscenti ed amici del mondo della politica e della professione e della cultura e, perché no, per gli innumerevoli coinvolgimenti che aveva con noi giovani: era sempre lì ad incoraggiare, a stimolare, a lavorare per il bene comune. Chiudo con il suo grande amore con l’altro Rocco e per Mons.Raffaello delle Nocche.
Bravo Mario! Grazie
Questo cammeo mi è particolarmente caro. Mi riporta alla inaugurazione di una mia mostra nel 1992 fatta al Centro culturale ,nel Palazzo ducale, a Tricarico. Curatore fu il prof. Amerigo Restucci .Bene,in quella occasione ,pur se don Rocco era già fortemente ipovedente volle presenziare al vernissage e prendendomi sotto braccio mi chiese di descrivergli i vari quadri esposti,lui che vedeva solo in forma di ombre. Alla fine mi incoraggio molto in questa mia passione ed attività sottolineando l’importanza di offrire occasioni di iniziative artistiche anche nei nostri Comuni lontani dallo scenario nazionale. Anche in quella occasione don Rocco dimostrò il suo interesse e sostegno per tutto ciò che potesse ravvivare la vita culturale del Sud e questo con una forte carica propositiva e di attaccamento alle radici meridionali. Lo ringraziai allora e lo rifaccio adesso alla sua gloriosa memoria.
Colgo l’occasione per esternare un grande apprezzamento anche per la poesia di Mario Trufelli con il quale mi lega una antica vicinanza abitativa oltre che il ricordo, da lui raccontatomi, della sua frequentazione (,lui ancora giovane poeta,)della farmacia che fu di mio padre. Un tempo classico luogo di ritrovo e di relazioni, nei nostri paesi .
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