La favola di Natale
La favola di Natale di Giovannino Guareschi è nata in un campo di concentramento tedesco nel dicembre 1944, dove Guareschi si trovava internato. Come lui stesso dice, le muse che lo ispirarono si chiamavano Freddo, Fame e Nostalgia. E così nasce la storia di Albertino, della nonna, del papà prigioniero, e delle piccole creature – buone o cattive – che vivono e parlano in un bosco fantastico. Ed è anche la storia di quegli uomini, affamati e infreddoliti, che l’ascoltarono in una baracca del Lager tedesco, e che proprio grazie alle parole di Guareschi riuscirono a mantenere viva la speranza del ritorno.
Un bambino di nome Albertino parte la notte della vigilia di Natale per andare dal suo babbo prigioniero in un Paese lontano. Con lui la nonnina, il cane Flik e la Lucciola con il suo lume. Durante il loro viaggio vengono aiutati da una locomotiva che li trasporta fino a un ponte, che però è saltato; poi incontrano una gallina padovana residente all’estero che indica loro di camminare per 1490 passi, fino a un bosco abitato da tante creature, buone e cattive. L’avventura di Albertino alla ricerca del suo papà è popolata di sogni, paure e poesie: una favola toccante scritta da Guareschi e letta per la prima volta la vigilia di Natale del 1944 a un gruppo di compagni rinchiusi con l’autore in un campo di prigionia.
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C’era una volta un prigioniero… No: c’era una volta un bambino… Meglio ancora: c’era una volta una Poesia… Anzi, facciamo così: c’erauna volta un bambino che aveva il papà prigioniero. “E la Poesia?” direte voi. “Cosa c’entra?” La Poesia c’entra perché il bambino l’aveva imparata a memoria per recitarla al suo papà, la sera di Natale.Così inizia la favola di Natale di Giovannino Guareschi.
…e sempre la memoria. Mi hai fatto ricordare la letterina di Natale sotto il piatto.
«Non avrai altri dèi di fronte a me» (Es 20,2): il comandamento è rivolto ai seguaci del Dio unico non agli idolatri. Il suo senso più autentico sta in ciò: non trasformare Dio in idolo. Quando lo diventa? Quando non si serve Dio, ma ci si serve di Dio affermando che Egli è con noi perché non è con altri: Gott mit uns.
Verità dell’ironia. In una scena della favola di Giovannino Guareschi i tre re Magi incontrano tre Nanetti, simbolo del male, muniti di coltello (per tagliare il mondo), di forchetta (per mangiarlo), di cucchiaio (per raccoglierne le briciole). «“Dio sia con voi” salutano i Magi, “C’è già” rispondono i Nanetti». Gott mit uns, appunto.
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