La lettera lucana di Andrea Di Consoli del 16 marzo dice che la primavera rende felici gli adulti. Si figuri gli over 90 anni e ho così commentato: «Nel suo colorato sbocciare, la prima stagione dell’anno è segno che qualcosa avverrà, perché qualcosa deve avvenire».

Il fiorire delle piante in primavera, il colorato sbocciare di cui ho detto nel commento si collega alla dea Flora, sposa di Zefiro, vento primaverile. Proprio durante la primavera, Zefiro, incantato dalla bellezza della fanciulla, decide di farla propria e la rapisce. Nonostante la violenza subita, Flora può godere di un’eterna primavera ed avere in dote anche un giardino rigoglioso che Zefiro provvede ad ornare con le più varie specie di fiori.

Grazie a lei la terra, fino ad allora  caratterizzata da un solo colore, si arricchisce di  nuove sfumature e tinte, frutto della nascita di nuove specie floreali sparse per il mondo dalla dea, come il giacinto, il croco (fioriscono una ottantina di specie, di cui 15 in Italia e tra queste lo zafferano), la viola e l’anemone. Nel libro di Lorenzo Fabbri “Mater Florum -Flora e il suo culto a Roma” (edizioni Leo S. Olschki, 30 €)  vengono analizzati tutti gli aspetti concernenti  la dea e i riti a lei dedicati.  

Se nell’immaginario collettivo  Flora è associata al celeberrimo ritratto che di lei ne dà il Botticelli ne  “La Primavera”,  in realtà la divinità era per i romani  una figura molto più complessa.

L’autore delinea la figura di Flora partendo  dal “nomen omen”  il nome legato alla sua facoltà principale, quella di protettrice dei fiori e delle piante eduli, utili all’alimentazione dell’uomo. Secondo l’autore, Flora è stata erroneamente associata al concetto troppo generico di fecondità e fertilità di cui è divenuta simbolo – un’interpretazione che tende a porre la maggior parte delle divinità femminili sullo stesso piano, senza alcuna distinzione delle rispettive funzioni e sfere di competenza. 

Inoltre, la percezione della divinità nel corso del tempo è stata spesso sottovalutata, relegandola ad un ruolo secondario all’interno della religione politeista romana: la celebrazione dei “Floralia”,  la festa  dedicata alla Mater Florum, testimonia al contrario tutta l’importanza che veniva attribuita alla divinità dal popolo romano. Alla dea venivano infatti dedicati  6 giorni di “ludi” rappresentazioni teatrali che sfociavano con  l’ostentazione della nudità messa in scena in teatro dalle prostitute che svolgevano il ruolo di mime, e che tanto scandalo suscitarono fin dall’antichità fra gli autori apologeti cristiani. Gli studiosi si sono concentrati soprattutto sull’aspetto lascivo della festa, legato alla sfera sessuale, dando al culto un’implicazione  legata al concetto di fecondità e fertilità  trascurando invece l’analisi degli altri giochi previsti all’interno della festa, le  “sparsiones” di legumi e “Venationes” (caccia) di animali domestici, riti che riconducono  il culto della dea  alla principale funzione di protettrice del frumento e dei campi,  quindi di protettrice dalla carestia e dalla fame.

 

5 Responses to PRIMAVERA: Qualcosa avverrà perché qualcosa deve avvenire

  1. Langerano Maria Teresa ha detto:

    E’ alquanto interessante la rievocazione, di matrice classica, del mito della Primavera e della dea dei fiori e della fioritura.
    Mito che è stato rappresentato dal grande artista rinascimentale Sandro Botticelli, in uno dei suoi capolavori: l’Allegoria della Primavera.
    All’interpretazione di questo capolavoro si sono dedicati sia gli storici dell’arte, sia gli storici della letteratura.
    Alla fine, sulla scorta della descrizione che ne fa l’artista e scrittore Giorgio Vasari, si è concordato che fosse, proprio, l’allegoria della Primavera.
    Il quadro ci appare come un idillio campestre, con i fiori del prato in primo piano e con un bosco di aranci sullo sfondo. Da destra a sinistra si scorge Zefiro il vento di primavera, che rapisce la ninfa Clori trasformandola nella dea della Primavera. Alla sinistra della dea sono raffigurate le Grazie che danzano armoniosamente, mentre all’estremità si trova Mercurio, che con il suo bastone tenta di scacciare le nubi per custodire, durevolmente, la primavera.
    Spero che questa splendida immagine pittorica sia di buon auspicio, in questo difficile momento, per vivere una dolce e serena “aria” di primavera.

  2. Maria Paola Langerano ha detto:

    Leggo oggi, equinozio di primavera, davanti al fuoco del camino, a Trevignano, sul lago di Bracciano, il tuo omaggio alla romana Flora e al suo sposo che, come spesso accade nella mitologia greca, strappò l’amore della fanciulla. Come Ade con Proserpina, o Apollo con Dafne. Sembra davvero lontana la piacevolezza della sua serena levità di vento di primavera dal racconto che ci hai riportato alla memoria!
    Grazie, caro Antonio, “qualcosa avverrà perché qualcosa deve avvenire”!

    • antonio martino ha detto:

      Grazie, Maria Paola, per la lettura e il commento. Nostalgia del camino in questo gelido inizio di primavera con un bel sole.

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