La prima stranezza dell’elezione – che non riguarda specificatamente il collegio di Tricarico, bensì il regno intero – è che la prima elezione è contata … ottava. Se si riflette si scopre una pagina di storia cominciata storta per il Sud e si comprende che proprio la prima candidatura nel collegio elettorale di Tricarico dimostra che la storia cominciò, per l’appunto, a girare storta. Non per colpa del candidato, che era un buon patriota con le sue idee, lontane quanto di più non è possibile immaginare dal modo di pensare dei suoi ignari elettori. Uomo colto, battagliero, attivo, di sinistra, massone aderente alla Loggia Grande Oriente d’Italia, è stato deputato del collegio di Tricarico per tre legislature, dal 1862 al 1870, il resto della sua vita finita cinque giorni prima del termine della legislatura e un mese e mezzo dopo la presa di Porta Pia, il sogno della sua vita. Profuse la sua attività prevalentemente per il Nord, per l’Italia e per l’Europa, ma ha lasciato un opuscolo intitolato: Agli elettori di Tricarico: Ricordi.

La proclamazione del regno d’Italia avvenne con un atto normativo sabaudo del regno di Sardegna  (legge 17 marzo 1861, n. 4671) col quale Vittorio Emanuele II assunse per sé e per i suoi successori il titolo di Re d’Italia. La numerazione delle legislature della Camera dei deputati del nuovo regno proseguì le sette legislature del regno di Sardegna ed ecco perché fu ottava la prima legislatura dell’Italia unita.

Chi ponesse attenzione alla toponomastica di Tricarico nei pressi del vecchio Municipio, all’inizio di via Rocco Scotellaro, noterebbe la presenza di un vicolo Filippo De Boni, un vicolo Francesco Paolo Materi e un largo Francesco Crispi. Assicuro che i suddetti vicoli e il suddetto largo c’erano, ma non posso assicurare che ci siano tuttora. Tricarico ha conosciuto un periodo in cui la toponomastica cambiava dalla sera alla mattina e dalla mattina alla sera, seguito da un periodo di segno opposto, in cui il problema più difficile e insolubile sembra essere quello di rimettere al suo posto la targa di un vicolo che Rocco Scotellaro ha immortalato con una bellissima poesia: Al Sopportico delle Api il primo amore.

Vicoli e largo sono dedicati ai tre deputati eletti alla Camera del deputati nel collegio elettorale di Tricarico nei primi cinquant’anni dell’Unità d’Italia (ossia per la maggior parte dell’esistenza dei collegi elettorali uninominali, che cesseranno nel 1919 con l’introduzione del sistema elettorale proporzionale).

Facevano parte del collegio 14 Comuni; la legge elettorale, con modifiche non sostanziali, era la precedente legge elettorale adottata dal regno di Sardegna nel 1848, che prevedeva un sistema maggioritario a doppio turno, con ballottaggio tra i due candidati meglio votati nel caso che nessuno dei candidati avesse ottenuto la maggioranza assoluta. La base elettorale (unicamente maschile) era censitaria e questo sistema permetteva di far votare appena il 2% della popolazione del regno, in buona parte settentrionale, escludendo così le grandi masse. Il senato del regno, invece, era di nomina regia.

Il primo deputato del regno d’Italia eletto nel collegio di Tricarico – e rieletto nelle successive due legislature – si chiamava Filippo De Boni. Non era lucano, quando fu presentata la sua candidatura non sapeva neppure che nel cuore della selvaggia Lucania c’era un paese chiamato Tricarico; non solo non era lucano, non era “suddito del re” e, quindi, non era eleggibile. Infatti, lo statuto albertino, la “costituzione” vigente in quel tempo, prescriveva all’art. 40 che «Nessun Deputato può essere ammesso alla Camera, se non è suddito del Re».

Se dovessi spiegare in due parole perché fu eletto proprio De Boni direi la pura verità affermando che fu eletto perché  Accettura e San Mauro Forte, due comuni facenti parte dl collegio elettorale, si odiavano a morte, e temo che si odîno ancora.

Filippo De Boni era nato il 7 agosto 1816 in una frazione vicino a Feltre in Provincia di Belluno, che non faceva parte dell’Italia unita, ma dell’impero austroungarico. Di formazione seminariale, giornalista e politico mazziniano, anticlericale e di sinistra aveva partecipato alla spedizione garibaldina nel regno borbonico con intenti mirati in particolare all’avversione allo stato pontificio. Nel settembre 1860 si ritrova anche lui a Napoli con i massimi esponenti della Sinistra – Mazzini, Cattaneo, Ferrari, Saffi ecc., – per agire su Garibaldi e impedire che la conquista garibaldina si trasformasse in una conquista regia. Fu tutto inutile, e De Boni attribuì la responsabilità a Garibaldi “quanto splendido nel campo di battaglia, altrettanto inetto a organizzare e a governare”.

L’elezione, inoltre, fu abbastanza travagliata. L’ho ricostruita attentamente in tutte la varie fasi (elezioni e ballottagi, inchieste giudiziarie e annullamenti), tenendola a disposizione di chi intendesse esserne informato. Qui ovviamente riassumo.

Ci fu una prima votazione di ballottaggio, in cui De Boni, uno dei due candidati contendenti, fu soccombente. Proclamata l’elezione del suo avversario, questa fu annullata dalla Camera, dove, nel corso di seduta, fu segnala la qualifica del candidato proclamato eletto di segretario generale d’Intendenza della Basilicata, che lo rendeva ineleggibile.

Nella successiva tornata i due candidati concorrenti erano Filippo De Boni e Pasquale Giliberti. Prevalse Giliberti per 2 voti, ma nessuno dei due aveva ottenuta la maggioranza assoluta. Fu necessario procedere alla votazione di ballottaggio, che assegnò la maggioranza assoluta a De Boni, con 25 voti di scarto su Giliberti.

In sede di convalida si posero due questioni.
La prima concerneva la rilevata questione di ineleggibilità, che fece molto discutere. Incontestabilmente la questione non era giuridica, giacché lo statuto non aveva carattere rigido (si pensi allo scempio che ne fece il fascismo, senza che i provvedimenti di fascistizzazione dello stato comportassero l’abrogazione dello statuto), ma politica. Si trattava di decidere se dare la prevalenza allo statuto o alla politica, ossia alla deliberazione parlamentare.
La seconda questione concerneva la regolarità dell’elezione a causa di violenti moti di disturbo delle operazioni elettorali inscenati da elettori di Accettura e di San Mauro Forte. Quella elezione vedeva contrapporsi un accetturese (Pasquale Giliberti, nome accetturese, così si chiamava il mio maestro di quarta elementare) e un nordico sconosciuto, piombato da Feltre, non facente parte del regno d’Italia e posta sotto il dominio austriaco. I sanmauresi sostenevano De Boni per contrastare l’accetturese Giliberti, e fu la guerra. La Camera dispose una inchiesta giudiziaria affidata al giudice della corte criminale come procuratore generale e, avuta dettagliata relazione, annullò anche questa seconda elezione.

Siccome la Camera aveva disposto l’inchiesta giudiziaria, con ciò aveva implicitamente sancito la eleggibilità del De Boni.

Si procedette a una terza votazione e alla successiva votazione di ballottaggio che vide finalmente eletto Filippo De Boni. La Camera convalidò votazione ed elezione di De Boni, che fu rieletto nelle successive due legislature.

 

3 Responses to LA STRANA ELEZIONE NEL COLLEGIO ELETTORALE DI TRICARICO DEL PRIMO DEPUTATO DEL REGNO D’ITALIA

  1. Angelo Colangelo ha detto:

    Caro Antonio,
    hai effettutao un’altra efficace incursione nel mondo della storia locale e nazionale, per molti versi ancora inesplorato e ignoto ai più.
    Quest’ultima, da te proposta, è una vicenda che istruisce e induce a riflettere.
    Buona giornata.
    Angelo

    • antonio martino ha detto:

      Caro Tempo, In un primo tempo pensai che il vicolo fosse intestato al quadrumviro De Bono, fucilato nel 1944 per aver votato l’o.d.g. Grandi, ma poi mi accorsi che Filippo non è Emilio e De Boni non è De Bono, e volli approfondire. Hai ragione, la vicenda istruisce e induce a riflettere. Ma a tante domande non ho trovato risposte. Buona giornata anche a te. Per me sarebbe buonissima se riuscissi a dormire un paio di ore. Antonio

  2. domenico langerano ha detto:

    Caro Antonio,
    a ogni rilettura delle tue memorie ‘storiche’ immagino e quindi gusto il tuo sorriso e la sorniona ironia con la quale porgi le cose.
    Buon pro faccia a te, e per lungo tempo, la simpatia che stimoli in me leggendoti
    Mimmo

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