UN ANGOLO MASCOSTO DELLA BIBBIA: RAAB LA PROSTITUTA
Le mie giornate di solito cominciano con la lettura della lettera lucana di Andrea Di Consoli. Letture leggere, aprono allo sguardo angoli nascosti o non conosciuti della mia Lucania, leniscono per qualche minuto la mia sofferente vecchiaia.
Di Consoli commenta con emoticon i brevi interventi sulle lettere. Cerco di capirne il senso, il giudizio dello scrittore, concordo o dissento.
La lettera del 23 aprile svolge riflessioni su una casa di appuntamento a Tito. Mi porta al mio ricordo di zia Filomena, donna pubblica di Tricarico raccontata da Rocco Scotellaro e al suo laico corteo funebre, seguito solo da donne del vicinato e d’intorni, mi porta alla pietà di quelle donne, madonne con lo scialle nero in testa.
Dissento da alcuni emoticon di questa lettera. In particolare sul Mi piace al commento di Francesco Altavista , secondo me dato per pura cortesia e rispetto per l’amico. Io ci avrei messo invece un cuoricino e ora, a distanza di qualche giorno, il cuoricino ce l’ho messo davvero, ma, da imbranato quale sono, l’ho messo alla mia risposta invece che al commento.
Altavista dice che dentro ogni prostituta c’è una santa e viceversa, salvano la faccia a tanti matrimoni, come la prostituta Raab salvò le due spie israelite a Gerico.
Chi è Raab? Personaggio biblico. La sua storia è raccontata nel secondo capitolo di Giosuè, il successore di Mosè.
Dante la incontra nel Paradiso, nel cielo di Venere, fra gli spiriti amanti (Pd IX 112-142) e la descrive come dotata di uno splendore eccezionale, segno della sua beatitudine.
Tu vuo’ saper chi è in questa lumera
che qui appresso me così scintilla,
come raggio di sole in acqua mera.
Il motivo della salvezza di Raab, individuabile dal contesto, è l’amore. Implicitamente il poeta suppone un radicale cambiamento nell’oggetto dell’amore di Raab, come avviene per alcune meretrici ricordate nel Vangelo, per esempio nel Vangelo secondo Luca, 7, 36-50:
Uno dei farisei lo invitò a mangiare da lui. Egli entrò nella casa del fariseo e si mise a tavola. Ed ecco, una donna, una peccatrice di quella città, saputo che si trovava nella casa del fariseo, portò un vaso di profumo; stando dietro, presso i piedi di lui, piangendo, cominciò a bagnarli di lacrime, poi li asciugava con i suoi capelli, li baciava e li cospargeva di profumo. Vedendo questo, il fariseo che l’aveva invitato disse tra sé: «Se costui fosse un profeta, saprebbe chi è, e di quale genere è la donna che lo tocca: è una peccatrice!».
Gesù allora gli disse: «Simone, ho da dirti qualcosa». Ed egli rispose: «Di’ pure, maestro». «Un creditore aveva due debitori: uno gli doveva cinquecento denari, l’altro cinquanta. Non avendo essi di che restituire, condonò il debito a tutti e due. Chi di loro dunque lo amerà di più?». Simone rispose: «Suppongo sia colui al quale ha condonato di più». Gli disse Gesù: «Hai giudicato bene». E, volgendosi verso la donna, disse a Simone: «Vedi questa donna? Sono entrato in casa tua e tu non mi hai dato l’acqua per i piedi; lei invece mi ha bagnato i piedi con le lacrime e li ha asciugati con i suoi capelli. Tu non mi hai dato un bacio; lei invece, da quando sono entrato, non ha cessato di baciarmi i piedi. Tu non hai unto con olio il mio capo; lei invece mi ha cosparso i piedi di profumo. Per questo io ti dico: sono perdonati i suoi molti peccati, perché ha molto amato. Invece colui al quale si perdona poco, ama poco». Poi disse a lei: «I tuoi peccati sono perdonati». Allora i commensali cominciarono a dire tra sé: «Chi è costui che perdona anche i peccati?». Ma egli disse alla donna: «La tua fede ti ha salvata; va’ in pace!».
I beati che appaiono a Dante nel III Cielo del Paradiso in vita subirono l’influsso di Venere che nel mito classico era la dea dell’amore e della bellezza: essi furono in vita fervidi amatori, spesso peccando di lussuria in quanto dediti all’amore sensuale, salvo poi redimersi e volgere il loro sentimento al prossimo e a Dio in modo disinteressato.
Dopo l’ingresso nel III Cielo, Dante vede delle luci che ruotano più o meno veloci, simili a faville che si distinguono nella fiamma o a una voce che si sente variare insieme a un’altra che resta ferma; gli spiriti si fanno incontro a Dante e a Beatrice muovendosi rapidissimi, più di qualunque folgore si sia mai vista sulla Terra, e alcuni di essi cantano Osanna. Uno di loro indica anche l’anima di Raab, la prostituta cananea di Gerico che accolse nella sua casa due esploratori di Giosuè, intento ad assediare la città; la donna li nascose al sovrano di Gerico e poi li aiutò a tornare al campo degli Ebrei, favorendo così la loro vittoria (dopo la conquista della città la sua casa venne risparmiata dalla distruzione e Raab venne accolta nel popolo di Israele.)
Il beato che l’aveva indicata a Dante dichiara che l’anima di Raab è la più luminosa del III Cielo e fu la prima ad esservi assunta. La citazione di Raab e della Terrasanta in cui, grazie a lei, Giosuè riportò la prima vittoria su Gerico, dà modo di rivolgere un duro attacco contro il papa che non bandisce una crociata per riconquistarla e contro Firenze che col maladetto fiore (il fiorino) ha diffuso la corruzione tra le gerarchie ecclesiastiche.
Citano Raab l’apostolo Paolo, Giacomo il Giusto e anche gli scritti rabbinici ne fanno una figura positiva per virtù e bellezza e la considerano sposa di Giosuè.
Nei passi Raab è chiamata come la prostituta (in greco pórnē), parola che nel Nuovo Testamento si trova riferita soltanto a lei ed alla Bestia dell’Apocalisse.
Raab cambiò vita e divenne una fedele adoratrice di Dio nonché un’antenata del Messia. Secondo il racconto del primo capitolo del Vangelo di Matteo, Raab di Gerico si colloca sulla linea diretta della discendenza di Gesù, il Messia. Al versetto 5 e 6 del primo capitolo di Matteo, Raab fu la madre di Boaz che sposò poi Rut. Dal matrimonio nacque Obed che generò Iesse ovvero il padre del re Davide avo di Giuseppe marito di Maria.
Ma Raab fu dsavvero una prostituta?
Alcuni, in particolar modo gli ebrei tradizionalisti, negano che Raab fosse veramente una prostituta nel senso comune della parola. Questa tesi risale a Flavio Giuseppe, che nelle “Antichità Giudaiche” afferma che Raab era una locandiera e non parla affatto di prostituzione. Dato che nell’antichità le locande operavano anche come bordelli, un identico biasimo morale avvolgeva entrambe le professioni. Perciò anche se Raab non avesse esercitato la prostituzione direttamente (fatto che evidentemente nessuno potrà mai verificare), il solo fatto che lei o la sua famiglia avessero una locanda basta a spiegare come mai Raab sia stata designata con vocaboli molto espliciti.
2 Responses to UN ANGOLO MASCOSTO DELLA BIBBIA: RAAB LA PROSTITUTA
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Interessantissimo il tuo articolo, caro Antonio, squisitamente umano. Non conoscevo la figura di Raab, ti ringrazio per averne ripercorso la storia.
Grazie a te per la lettura. Sono contento che tu abbia conosciuta Raab, che io conobbi in terza liceo, leggendo il Paradiso,per l’adempimento del programma scolastico e mi colpì molto.Io ho fatto il liceo ad Amalfi. Sul muro del porto c’era una grande scritta: Viva Fifina. Fifina era una prostituta di Amalfi e l’idea – che non capivo – che potesse andare in Paradiso mi fece pensare molto, tenere aveglio alcune notti,