Rocco Mazzarone copiò le infinite carte trovate di Rocco Scotellaro e, con l’accordo di Carlo Levi, pensò di affidarle a Franco Vitelli, giovane studioso emergente di Pisticci, e a Giovanni Battista Bronzini, studioso di origini materane, compagno di Rocco al ginnasio di Matera, studioso già emerso in tutta la sua statura di etnologo.

Vitelli e Bronzini si tuffarono nel lavoro, Vitelli dava qualche informazione a Mazzarone su come procedesse il suo lavoro; del lavoro di Bronzini non si sapeva niente. Passarono anni. Levi non visse tanto da poter vedere il frutto della semina di Mazzarone e sua, che ci avrebbe donato l’Oscar Mondadori del 2004, a cura di Franco Vitelli, con tutte le poesie di Scotellaro, presentato a Tricarico in occasione del Convegno per il cinquantesimo anniversario della morte di Rocco, e quel capolavoro struggente e avvincente, coltissimo e fantasioso che dà tutto quanto, e molto più di tutto quanto il titolo promette, che è L’UNIVERSO CONTADINO E L’IMMAGINARIO POETICO DI ROCCO SCOTELLARO di Giovanni Battista Bronzini, edito nel 1987.

Dalla morte di Carlo Levi passarono tre anni per la pubblicazione di MARGHERITE E ROSOLACCI a cura di Franco Vitelli, sette anni per la pubblicazione del nuovo È fatto giorno, sempre a cura di Vitelli (vedremo che si tratta di un altro, non di un nuovo), dodici per la pubblicazione dell’ Universo contadino cit. di Bronzini.

A Levi toccò la sorte di Mosè, un chiaro segno biblico.

Veniamo al nuovo o altro È fatto giorno pubblicato nella stessa collana «Lo Specchio» della Mondadori dove, nel 1954, a giugno e a dicembre, a sei mesi e a un anno dalla morte di Rocco Scotellaro, erano state pubblicate le due edizioni di È FATTO GIORNO (la seconda, prima ne «Lo Specchio» con 10 Tavole di Aldo Turchiaro) , una seconda raccolta di poesie intitolata MARGHERITE E ROSOLACCI.  La scelta del titolo fu felice, perché uguale titolo aveva una sezione di È FATTO GIORNO e le margherite e i rosolacci richiamano l’esplosione della campagna di Tricarico in primavera. Ci si aspettava che con questa nuova pubblicazione si realizzasse l’edizione completa dell’opera poetica di Rocco Scotellaro. Leggemmo invece già nella Prefazione che Vitelli si era imposto alcune limitazioni. Alcune erano scontate. Riguardavano i canti popolari e le poesie di carattere folclorico, della cui pubblicazione si incaricava Bronzini sulla rivista «Lares». Non era, invece, affatto scontata la scelta di Vitelli di mettere da parte un certo numero di poesie, che avrebbero fatto parte di una nuova edizione di «È FATTO GIORNO» filologicamente corretta.

Quando quattro anni dopo, nel 1982, uscì l’Oscar dell’edizione «riveduta e integrata» la lettura contestuale di due edizioni del poema scotellariano per eccellenza fu imbarazzante. Sembrava trattarsi dell’opera di due poeti diversi. Con tutto il rispetto per l’impegno di Mazzarone e la sua felicità, ma in me prevalse infine la convinzione che l’intenzione di Vitelli  di “restituire Scotellaro a Scotellaro” abbia fatto bene solo a Vitelli. Peraltro anche in dottrina questo lavoro di Vitelli non ha avuto alcun apprezzamento, è stato aspramente criticato.

L’Oscar del 1982 ha un ricco apparato di note. Sarebbe stato auspicabile che le poesie «messe da parte» fossero state pubblicate con le Margherite e che l’apparato di note fosse stato utilizzato per una pubblicazione di formato più modesto e minor costo del primo poema scotellariano, che era diventato introvabile. Vitelli  ha invece riveduto e integrato l’edizione Levi con interventi di revisione ortografica, di revisione dei testi mediante l’aggiunta di versi (decisamente brutti) di soppressione di 28 poesie pubblicate da Levi e di inclusione di altre 27 .

Ho scritto che uno degli interventi consiste nella revisione ortografica del testo a cura di Levi. Mi riferivo, in particolare, agli  interventi relativi alla formazione del plurale dei sostantivi femminili con desinenza –cia e -gia, dove Levi sopprime la vocale  i, che, secondo la ricostruzione critica di Vitelli, Scotellaro avrebbe conservato.  Si tratta di pochi casi. Studiai la questione ortografica del caso e si può leggere il risultato del mio lavoro apprendo il link https://www.rabatana.it/?p=5762463. Si vedrà che le forme plurali ripristinate da Vitelli dovevano essere sicuramente evitate. Qualsiasi editore professionalmente attrezzato e culturalmente attento avrebbe evitato forme plurali scorrette, come le aveva evitate Levi. L’acribia di Vitelli di conservarle nulla aggiunge, se mai toglie, alla forma poetica del testo. Tanto più che si tratta di soli quattro casi, gli ultimi due dei quali, secondo il linguista e filologo Luca Serianni, sarebbero considerati erronei da qualunque insegnante. Se Levi avesse in questi casi corretto errori di scrittura commessi da Rocco Scotellaro, non si comprende quale senso abbia ripristinare un errore, atteso che il testo di Scotellaro non è un testo rivisto dall’autore e definitivo.   

 

One Response to PER IL CENTENARIO SI RISTAMPI IL VERO “E’ FATTO GIORNO”

  1. Rachele ha detto:

    Minuzioso, nell’accezione migliore del termine.

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