Trascorrevamo le tarde tranquille serate estive non disturbate da automobili e motorini (non ce n’erano) a sciorinare lo scibile intorno al pozzo nella piazzetta di Monsignore. Di solito ne discutevamo: io, Gino e Benito Lauria, Antonio e Nicola Albanese e Nicola Scaiano. Sono rimasto solo io.

Antonio reagiva ai nostri discorsi frivoli, pretendeva che discutessimo esclusivamente dei grandi problemi dell’umanità, che per lui erano le verità svelate da Lenin in Stato e rivoluzione sul conflitto inconciliabile tra le classi. Alla fine anche lui si piegava all’ovvietà che dei grandi problemi dell’umanità non potevamo farci carico solo noi e prendeva parte attiva alle nostre discussioni, serie o facete che fossero.

 Alcune sere le dedicammo alla ricerca, tra le ragazze tricaricesi, delle divine Tre Grazie. Lo diceva Concetto Valente che Tricarico è vocabolo greco, che può avere due derivazioni: treis-charis-chora, la città delle tre grazie, o treis-chariaris, la graziosissima.

Nessun dubbio, almeno da parte nostra, che Tricarico fosse città graziosissima, ma non ci importava un fico secco. I nostri cervelli sprizzavano scintille alle ricerca delle Tre Grazie.  Ed erano liti.

Antonio si arrabbiava, ma poi si quietava e collaborava alla ricerca.

In un video condiviso stasera da Vito Sacco ho visto le attuali Tre Grazie di Tricarico. Una l’ho conosciuta di persona.

 

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