Rocco Scotellaro mostrò appena ventenne un interesse per il cinema, che lasciò del tutto indifferente Rocco Mazzarone: «L’incontrai poi nella primavera del 1943 a Potenza. Era reduce da un convegno letterario, in cui era stato notato per l’acume dell’intelligenza oltre che per la serietà della preparazione. Gli chiesi quali fossero i suoi reali interessi. Mi mostrò un articolo di critica cinematografica, che mi lasciò piuttosto indifferente». Il settimanale che Scotellaro mostrò a Mazzarone era «Potenza fascista».

Ho un preciso ricordo di quel convegno letterario presso la Cattedra Oraziana della prefettura di Potenza, destinata alla celebrazione di Ludi giovanili su temi oraziani. Il fascismo oramai morente fece suo Orazio e se ne servì a modo suo, con sgangheratezza, parlandone in tutte le salse. Fece di Orazio un precursore del fascismo e del Carme secolare un inno fascista.

Racconta Beniamino Placido in un sapido libretto che giovani antifascisti di Potenza giravano i busti di marmo di illustri personaggi collocato nella sala della Cattedra Oraziana, per dire che voltavano le spalle per protesta contro le scemenze che si dicevano.

Bisogna proprio dire che il povero Orazio, grandissimo poeta e vero lucano, è stato tirato a destra e a sinistra e in lui si è pure voluto vedere, «in una certa guisa, un’anticipazione dell’ideologia del marxismo per la quale l’uomo si crea dal basso con il proprio lavoro» (Ugo Dotti, Orazio – Satire, Universale Economica Feltrinelli, 2006, p.204).

Circa tre mesi dopo i Ludi della Cattedra Oraziana Mussolini fu dimesso, il partito fascista sciolto e il giorno di Natale Rocco Scotellaro fondò nella sua casa di Tricarico la sezione del partito socialista. A posteriori ci si chiese, e fu preso come motivo di accusa, perché Scotellaro nell’aprile del 1943 partecipò a uno dei Ludi oraziani.

Io frequentavo la seconda media, ero in collegio e ci portavano ad assistere ai Ludi, dei quali non capivamo nulla e di capire non ci importava di meno. In quella stessa circostanza raccontata da Mazzarone anch’io conobbi Rocco Scotellaro. Non lo conoscevo, egli era tornato da pochi mesi a Tricarico, saputo che era tricaricese l’avvicinai, mi presentai e parlammo un po’, gli raccontai una storia di fichi secchi che, mi disse, se ne sarebbe servito per uno dei suoi racconti.

Nel giugno del 1942 Rocco Scotellaro aveva scritto una lettera spedita da Tivoli dov’era istitutore a un congiunto di Mazzarone (il fratello don Angelo), che gliela passò per un rigo dedicato a don Rocco. La lettera gli sembrò interessante per il senso di solitudine e per un componimento, Villa d’Este. Rocco ritornava da Tricarico dove aveva perso il padre, “l’uomo – scriveva – che aveva vissuto fino alla morte il suo mito di ciabattino”.

Comprensibilissima l’indifferenza di Mazzarone. Negli anni successivi Antonio Albanese mi diceva che a Rocco piaceva il cinema e se ne occupava, ma non capivo e non mi preoccupavo di sapere.

 Che c’entrava il cinema nella vita di Rocco, con la sua carriera di studi, disordinata quanto brillantissima? Le prime classi del ginnasio nel Convento di Sicignano degli Alburni, poi la preparazione da privatista a Tricarico, il completamento del ginnasio a Matera, la prima liceo a Potenza, la seconda a Trento con esame di maturità sostenuto lo stesso anno; infine l’iscrizione a giurisprudenza della Sapienza di Roma e l’incarico di istitutore in un convitto di Tivoli.

Non rinnovato o cessato l’incarico di istitutore, Scotellaro trasferì l’iscrizione a giurisprudenza della Federico II di Napoli e tornò a Tricarico. Cercando di farsi conoscere pubblicò una critica cinematografica su «Potenza fascista» e partecipò ai Ludi Giovanili della Cattedra Oraziana. Non ci sarebbe nulla da giustificare sul piano politico, significherebbe non aver capito nulla di quel periodo (ma c’è altro da sapere); e resta l’interrogativo sull’interesse per il cinema.

La partecipazione di Rocco Scotellaro ai Ludi fu notata da alcuni antifascisti, tra cui Eugenio Colorni, confinato politico a Melfi, che si trovava a Potenza per una visita medica. Colorni segnalerà Scotellaro a Tommaso Pedio come “un ragazzo su cui si poteva contare” quando si tratterà di ricostruire le fila dei partiti di sinistra messi al bando dal fascismo.

Eugenio Colorni, filosofo, medaglia d’oro della Resistenza, è uno dei massimi esponenti del Federalismo europeo, autore con Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi, confinati nell’isola di Ventotene, del Manifesto di Ventotene, documento per la promozione dell’unità dell’Europa, oggi considerato uno dei testi fondanti dell’Unione Europea.

Da Ventotene fu trasferito a Melfi, in Basilicata, per intervento di Giovanni Gentile. Non molti giorni dopo la celebrazione dei Lidi fuggì da Melfi e raggiunse Roma, dove visse da latitante, svolgendo nella capitale, dopo l’armistizio dell’8 settembre, intensissima attività nelle file della Resistenza. Pochi giorni prima della liberazione di Roma fu fermato da una pattuglia di militi fascisti della famigerata banda Koch, tentò di fuggire, ma fu raggiunto da colpi di pistola e ucciso. Aveva 35 anni.

(continua)

 

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